I tassi di interesse continueranno ad essere tagliati? Stando al vicepresidente della Banca centrale europea, Luis De Guindos, in un’intervista alla tv spagnola TVE, la decisione verrà presa in base ai dati che verranno raccolti in questi mesi. “La nostra aspettativa è che l’inflazione continui a diminuire, anche se è importante essere prudenti, in quest’ ambiente di incertezza. Ma la traiettoria è chiara”, ha aggiunto.
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Le stime sull’inflazione
Parole che si aggiungono a quelle sempre di De Guindos, quando giovedì scorso aveva affermato che la Banca centrale europea è sulla buona strada per tagliare ulteriormente i tassi di interesse, visto che i recenti dati della zona euro mostravano come l’inflazione sia sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 2%. Considerando che a fine 2022 era pari al 10% e ora è al 2,5%, la situazione è molto più tranquilla e nella prossima riunione della Bce non si esclude un ulteriore taglio dei tassi. “A mano a mano che si sta moderando l’inflazione, la Bce sta riducendo i tassi di interesse. Li abbiamo ridotti 5 volte dell’1,5%”, ha osservato.
Le recenti notizie sull’inflazione nella zona euro sono state “buone”, anche se “non così buone” sui dati economici. “L’inflazione è scesa parecchio, tutti gli indicatori dell’inflazione di fondo stanno andando nella giusta direzione […] ma ora c’è un elemento di incertezza sui servizi”.
La Bce ha tagliato il suo tasso di interesse chiave di 25 punti base al 3,25% il mese scorso, il suo terzo taglio quest’anno. A marzo ci sarà la seconda riunione dell’anno e si deciderà se e di quanto ridurre i tassi di interesse e di come segnalare i loro piani agli investitori.
I dazi aumenteranno l’inflazione? Le parole di de Guindos
Ma i dazi imposti da Donald Trump potrebbero portare conseguenze? Su questa domanda è difficile dare una risposta; per De Guindos i dazi commerciali annunciati dal presidente Usa potrebbero generare incertezza economica, ma l’impatto sull’inflazione è invece meno chiaro. Il piano di Trump di introdurre un dazio del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti, oltre a quelli già esistenti sui metalli, segna un’ulteriore escalation della sua politica commerciale.
“Oggi ci siamo svegliati con la questione dell’acciaio e dell’alluminio – ha detto de Guindos all’emittente spagnola Tve – Oltre ai rischi geopolitici, credo che la politica della nuova amministrazione statunitense crei ovviamente una situazione di grande incertezza”. Secondo il vice presidente della Bce, l’introduzione dei dazi causerebbe uno “shock dell’offerta”, con ripercussioni “significative” sulla crescita economica globale.
“L’effetto sull’inflazione non è altrettanto chiaro […] poiché un eventuale rallentamento dell’attività economica ridurrebbe immediatamente le tensioni inflazionistiche”, ha spiegato de Guindos, sottolineando l’importanza di evitare una guerra commerciale e di adottare un approccio prudente da parte dell’Europa riguardo ai possibili dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti.
Le previsioni per il 2025
Per il 2025 ci si aspettano ulteriori tagli dei tassi, anche più incisivi rispetto a quanto attualmente previsto dal mercato: è questa la prospettiva delineata nell’“Outlook 2025, time to deliver: il mondo alla prova dei fatti”, redatto da Ersel Banca Privata.
Il report indica un tasso di riferimento dell’1,75% come obiettivo per il 2025, inferiore al 2% (pari a quattro tagli dai livelli attuali) previsto dal mercato. Per la Fed, invece, le aspettative del mercato, a partire dalla metà di dicembre, hanno rapidamente incorporato l’effetto positivo delle politiche annunciate dal nuovo presidente Trump sulla crescita, arrivando ora al punto in cui si prevede un solo taglio entro la fine del 2025.