Taglio Irpef e aumento pensioni sono inutili per la Cgil, critiche alla Manovra

La Cgil boccia la Legge di Bilancio 2026 e le sue misure: Irpef inefficace, sanità sottofinanziata e pensioni penalizzate dall’età più alta

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Redazione

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La Manovra è stata definita “ingiusta e inadeguata” da Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil. Con i tagli netti alle pensioni e alla sanità, la riduzione dell’Irpef e la riforma dell’Isee, il Governo non starebbe tenendo conto delle condizioni di vita reali dei cittadini.

Il numero uno del sindacato non ha risparmiato critiche durante l’audizione sulla Legge di Bilancio 2026, che si è tenuta martedì 4 novembre davanti alle commissioni Bilancio del Senato e della Camera.

Taglio dell’Irpef inutile contro l’inflazione

Il taglio dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro sarebbe una misura più propagandistica che reale. Il beneficio economico stimato per la fascia media ammonterebbe a circa 60 euro l’anno, una cifra che non incide in alcun modo sul potere d’acquisto eroso dall’inflazione.

Il mancato adeguamento delle aliquote e delle detrazioni all’aumento dei prezzi, sottolinea la Cgil, ha sottratto ai lavoratori circa 25 miliardi di euro negli ultimi anni. senza una redistribuzione equa all’orizzonte.

In pensione più tardi, più vecchi e più poveri

Altro punto critico riguarda le misure previdenziali. L’incremento di 260 euro annui per i pensionati in condizioni di disagio sarebbe puramente simbolico. Si tratterebbe, spiega la Cgil, di circa 21 euro al mese, una somma che anche in questo caso non copre minimamente la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione.

Il sindacato confederato contesta anche l’aumento dell’età pensionabile (un mese in più nel 2027 e due mesi nel 2028) considerandolo

un passo indietro sul piano sociale.

La Cgil chiede invece una vera flessibilità in uscita, con la possibilità di pensionamento a 62 anni senza penalizzazioni e l’introduzione di una pensione contributiva di garanzia per giovani e lavoratori precari.

L’attuale impianto colpisce chi ha carriere discontinue e chi svolge lavori gravosi, aggravando il divario generazionale.

Fondi alla sanità pubblica mai così bassi in 20 anni

Sul fronte sanitario, la Manovra prevede un incremento di 2,4 miliardi di euro per il 2026, ma la Cgil giudica la cifra drammaticamente insufficiente.

Secondo le stime dell’Ufficio Studi del sindacato, anche con queste risorse il Fondo Sanitario Nazionale scenderà al 6,15% del Pil nel 2026 e al 5,93% nel 2028: il livello più basso degli ultimi 20 anni.

La riduzione progressiva della spesa pubblica sanitaria metterà in crisi il diritto universale alla salute, allungando le liste d’attesa, impoverendo il personale e spingendo milioni di cittadini verso una sanità privata che non possono permettersi di pagare.

La critica ai bonus e alla “logica emergenziale”

Non c’è una voce della Legge di Bilancio che si salvi dall’aspra critica della Cgil. Per quanto riguarda il rinnovo o la riformulazione dei bonus, ad esempio, si rimprovera una mancanza di organicità, di visione d’insieme.

Il sindacato evidenzia che sembra che sia impossibile uscire dalla logica emergenziale dei bonus per immaginare una politica economica e industriale coerente.

Così il bonus mamme lavoratrici dovrebbe essere accompagnato da politiche che tutelino la natalità e il lavoro povero femminile. Il bonus edilizi dovrebbero essere accompagnati da un ripensamento generale dell’edilizia popolare che si faccia carico dell’emergenza abitativa e sociale che affligge soprattutto le grandi città.

In buona sostanza, per la Cgil la Legge di Bilancio 2026 non redistribuisce ricchezza, non tutela chi lavora e non rafforza i servizi pubblici. Come afferma Christian Ferrari:

Il Paese ha bisogno di giustizia fiscale, salari dignitosi e sanità pubblica forte, non di bonus temporanei e tagli mascherati.

Una critica netta, che riporta al centro del dibattito la necessità di una manovra capace di coniugare crescita, equità e diritti sociali.