La Manovra taglia 10 miliardi in 3 anni ai ministeri, il più colpito è Salvini

La Manovra 2026 taglia oltre 10 miliardi ai ministeri dei Trasporti, Ambiente, Istruzione e altri. Salvini protesta perché è il più colpito

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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A sostenere la Manovra 2026 è una serie di tagli alla spesa pubblica. Il testo ha colpito diversi ministeri, ma quello che ha subito i tagli più consistenti è stato il portafoglio del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. La “ghigliottina” taglia 10,4 miliardi di euro di spese previste e finanziate, anche se solo 3,2 miliardi sono cancellati definitivamente. Il resto è stato rinviato di tre anni, dal 2029 al 2031.

Matteo Salvini, ministro dei Trasporti, ha criticato l’approccio. Se è vero che il Ponte ha già i suoi finanziamenti, il Piano Casa invece no.

Per fare un Piano Casa serio ho bisogno dei soldi, altrimenti come lo faccio, con i Lego?

La domanda cade nel vuoto di tagli già pensati per sostenere altre spese e così il leader leghista deve fare a meno di 520 milioni di euro solo per il 2026, per un totale di oltre 1 miliardo in meno in tre anni.

Tagli ai ministeri: le cifre risparmiate e rimandate

Non “tagli”, ma revisione della spesa. Così la Manovra 2026 toglie soldi ai ministeri per finanziare altre iniziative, come le spese militari e il taglio dell’Irpef.

Il testo non è ancora definitivo, ma è chiaro ormai a tutti i ministri che i loro portafogli si faranno più leggeri – altrimenti l’intero impianto della manovra non si reggerebbe sulla “prudenza” e sul “risparmio”.

Da qui i conti: tagli per oltre 10 miliardi di euro, dei quali 3,2 cancellati in via definitiva e 7,2 riprogrammati. Si tratta di fondi per investimenti rimasti inutilizzati, che il governo Meloni ha deciso di rinviare al triennio 2029-2031, cioè alla prossima legislatura.

Nel frattempo, i ministeri che perdono pezzi già dal 2026 sono diversi e su alcuni i tagli sono più evidenti che in altri.

Tutti i tagli ai ministeri: cosa è stato tolto

Tra i più colpiti c’è il Ministero dell’Ambiente. Solo nel 2026 sono previsti tagli per 376 milioni di euro, pari all’11% del totale del portafoglio, che ammonta a 3,4 miliardi di euro.

I tagli riguardano ambiti cruciali come la tutela e la gestione delle risorse idriche e del territorio, ma anche la prevenzione del rischio idrogeologico, che da sola perderà il 27% delle risorse. Settori sui quali pesano anche i ritardi del Pnrr.

Segue il Ministero dell’Istruzione, che dovrà rinunciare a 141 milioni di euro. La riduzione è dovuta alla riprogrammazione di un investimento Pnrr per il miglioramento della sicurezza degli edifici scolastici: al programma sono tagliati 98 milioni, pari al 6,6% del totale.

Il Ministero dell’Interno perde 170 milioni di euro sui fondi per il contrasto al crimine, la tutela dell’ordine pubblico e gli interventi a favore di richiedenti asilo e profughi (su un totale di 7,7 miliardi).

Il Ministero dell’Economia riduce le risorse destinate all’accertamento e riscossione delle entrate e alla gestione dei beni immobiliari dello Stato (–21,6 milioni su 195 a bilancio). Tagli anche alla Guardia di Finanza (–44 milioni) e all’Agenzia delle Entrate (–48 milioni su 3,3 miliardi).

Tagli pure alla Cultura, in particolare al settore cinema, che passa da 700 a 550 milioni di euro, e alla programmazione e attribuzione di risorse per la tutela del patrimonio culturale (–9%). Infine, il Ministero della Salute perde 89 milioni, pari al 3,7% della dotazione prevista. Alla sanità pubblica andranno meno risorse, mentre aumenta la dote per i privati.

Ogni ministro potrà ridistribuire i tagli su programmi diversi, ma solo dopo aver presentato una proposta e ottenuto l’ok dal ministro Giorgetti.

Salvini il più colpito dai tagli della Manovra

Il più penalizzato, e che merita un capitolo a parte, come già detto, è il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Matteo Salvini ha già fatto sapere di non essere soddisfatto: deve infatti rinunciare a 1,3 miliardi di euro nel prossimo triennio, di cui 520 milioni solo nel 2026.

Tra i tagli il più discusso è quello agli investimenti per il diritto alla mobilità, che perde 164 milioni di euro. Dentro c’è anche il famoso taglio ai fondi per le metropolitane di Roma, Milano e Napoli.

Lo scontro tra Forza Italia e Lega si è chiuso con una precisazione della Lega: non tagli, ma “rimodulazione” delle spese.

Tuttavia, è chiaro che i tagli di oggi, per quanto si possano chiamare “riprogrammazione” o “rimodulazione”, non garantiscono che in futuro le somme saranno effettivamente ripristinate. È quindi più corretto definirli tagli, perché hanno un effetto reale sulla spesa nel triennio 2026-2029.

Dopo la mobilità, anche le infrastrutture pubbliche e la logistica subiscono riduzioni per 328 milioni di euro, così suddivisi:

  • 100 milioni di euro al Fondo infrastrutture ad alto rendimento;
  • 80 milioni di euro al contributo per l’autostrada Tirrenica;
  • 2 milioni di euro allo sviluppo delle ciclovie urbane;
  • 50 milioni alla statale 106 Jonica e alla Salaria.