Gli oneri totali del Superbonus a carico dello Stato fino al 31 agosto scorso hanno raggiunto quasi 123 miliardi di euro, riguardando meno di 500mila immobili beneficiari dal luglio 2020, pari al 4% dei 12,2 milioni di edifici residenziali in Italia. Lo segnala l’Ufficio studi della Cgia di Mestre. “In un momento così delicato, dove con la prossima legge di bilancio verranno chiesti sacrifici a tutti, aver speso oltre 6 punti di Pil per efficientare uno sparuto numero di abitazioni, fa arrabbiare chiunque abbia un minimo di buon senso”, afferma in una nota.
Quanti interventi realizzati in Italia
Al 31 agosto scorso, gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento edilizio realizzati attraverso il Superbonus hanno raggiunto le 496.315 unità. Nonostante i costi a carico dello Stato ammontino a 123 miliardi di euro, solo il 4,1% del totale degli edifici residenziali in Italia ha usufruito dell’agevolazione fiscale.
A livello regionale, il Veneto è quella che ha registrato il maggior ricorso al Superbonus, con 59.652 asseverazioni, pari al 5,6% degli edifici residenziali esistenti. Seguono l’Emilia-Romagna con 44.438 interventi (5,4%), il Trentino-Alto Adige con 11.342 (5,4%), la Lombardia con 78.125 (5,2%) e la Toscana con 38.532 operazioni (5,2%). Al contrario, le regioni del Mezzogiorno hanno fatto minor uso dell’incentivo: Molise e Puglia hanno interessato solo il 2,9% dei propri edifici residenziali, la Calabria il 2,6% e la Sicilia appena il 2,2%.
Di seguito, la classifica delle regioni italiane con le percentuali più alte di case che hanno subito interventi di Superbonus:
- Veneto: 59.652 interventi (5,6%);
- Emilia-Romagna: 44.438 interventi (5,4%);
- Trentino-Alto Adige: 11.342 interventi (5,4%);
- Lombardia: 78.125 interventi (5,2%);
- Toscana: 38.220 interventi (5,2%);
- Lazio: 38.532 interventi (4,8%);
- Umbria: 9.338 interventi (4,7%);
- Friuli-Venezia Giulia: 13.669 interventi (4,5%);
- Marche: 13.825 interventi (4,4%);
- Abruzzo: 14.787 interventi (4,2%);
- Piemonte: 36.042 interventi (3,8%);
- Basilicata: 5.527 interventi (3,5%);
- Campania: 29.708 interventi (3,3%);
- Valle d’Aosta: 1.409 interventi (3,3%);
- Liguria: 8.336 interventi (3,2%);
- Sardegna: 15.920 interventi (3,1%);
- Molise: 3.161 interventi (2,9%);
- Puglia: 27.510 interventi (2,9%);
- Calabria: 15.910 interventi (2,6%);
- Sicilia: 30.864 interventi (2,2%).
A livello nazionale, l’onere medio per edificio residenziale a carico dello Stato è stato di 247.819 euro. La Valle d’Aosta ha registrato il costo più alto con 401.040 euro per immobile, seguita dalla Basilicata (299.963 euro), Liguria (298.314 euro), Lombardia (296.107 euro) e Campania (294.679 euro). In fondo alla classifica troviamo il Veneto con un costo medio di 194.913 euro per edificio, la Sardegna con 187.440 euro e infine la Toscana con 182.919 euro.
Risultati ambientali modesti
In generale, con il cosiddetto Superbonus 110%, lo Stato ha sostenuto una spesa ingente per migliorare l’efficienza energetica di una frazione minima degli edifici presenti in Italia. Tuttavia, secondo le prime indiscrezioni, questa misura sembra aver avvantaggiato maggiormente i proprietari di immobili con una buona o elevata capacità di reddito, piuttosto che prioritariamente le famiglie meno abbienti, che spesso vivono in abitazioni in cattivo stato di conservazione e con livelli molto bassi di efficienza energetica.
“Non tutti, comunque, sono concordi nel ritenere che il Super Ecobonus 110% contribuirà in misura importante ad abbattere le emissioni di inquinanti. Ancorché non ci siano valutazioni scientifiche rigorose sotto il profilo ambientale, l’abbattimento di CO2 sarebbe molto contenuto – afferma l’Ufficio studi citando la Banca d’Italia – Le prime evidenze dimostrerebbero che nello scenario migliore i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari sostenuti in quasi 40 anni”.
Con 123 miliardi avremmo 1,2 milioni alloggi pubblici nuovi
Chi sostiene e continua a difendere questo provvedimento afferma che non si debba considerare solo la spesa a carico dello Stato, ma anche gli effetti economici positivi generati: maggior gettito fiscale (Irpef, Ires, Iva, ecc.), aumento dell’occupazione, crescita del Pil, risparmio energetico e riduzione delle emissioni inquinanti. Un’obiezione che però viene confutata dalla Cgia: “Con 123 miliardi di euro avremmo teoricamente potuto costruire 1,2 milioni di alloggi pubblici, 400mila in più di quanti sono presenti nel Paese. Con una differenza sostanziale: nel secondo caso avremmo compiuto un’azione di giustizia sociale che la misura attualmente in vigore ha paurosamente disatteso”.