La riforma dell’edilizia entra ufficialmente nell’agenda del governo. Il Consiglio dei ministri è pronto a esaminare il disegno di legge delega che punta a riscrivere il Testo unico dell’edilizia (Dpr 380/2001), introducendo un riordino complessivo delle norme che regolano interventi, permessi, sanatorie e procedimenti amministrativi. L’obiettivo dichiarato è ottenere un quadro regolatorio omogeneo, semplice e moderno, superando le molte disomogeneità create negli anni dalle normative regionali e riducendo il contenzioso. Il governo avrà 12 mesi di tempo per elaborare i decreti attuativi, ma i principi guida della riforma emergono già con chiarezza: semplificazione, certezza dei tempi, digitalizzazione dei processi e revisione dei titoli edilizi.
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Una riforma per regole uniformi
Secondo le intenzioni del Mit, il Testo unico dovrà essere aggiornato per offrire regole più leggibili e uniformi su tutto il territorio nazionale. La delega individua alcune priorità strutturali: tutela paesaggistica, rispetto delle norme igienico-sanitarie, maggiore chiarezza dei procedimenti e superamento delle divergenze regionali. La riforma si inserisce in continuità con il decreto “Salva Casa”, che negli anni scorsi ha già introdotto modifiche restrittive e correttive su aspetti come lo stato legittimo e la doppia conformità.
La delega amplia questo percorso, con l’obiettivo di creare un unico Codice dell’edilizia e delle costruzioni. Tra i punti centrali, la volontà di contrastare l’immobilismo amministrativo attraverso una maggiore enfasi sul meccanismo del silenzio-assenso. Se l’ente competente non risponde nei tempi definiti, il titolo potrà formarsi automaticamente o essere demandato a un’altra amministrazione.
Semplificazione delle procedure e sanatorie per gli abusi storici
La delega prevede un riordino significativo dei procedimenti amministrativi, soprattutto quelli finalizzati al rilascio dei titoli in sanatoria. L’obiettivo è rendere più efficiente la gestione delle pratiche, senza modificare i requisiti sostanziali previsti dalla legge. Tra le novità più rilevanti, la possibilità di introdurre procedure semplificate per la regolarizzazione degli abusi edilizi realizzati prima del 1° settembre 1967, in anticipo rispetto alla cosiddetta “legge ponte” sull’urbanistica.
Si tratta degli abusi definiti “storici”, difficili da ricostruire proprio per l’assenza di documentazione. Favorirne la regolarizzazione significa rendere commerciabili immobili bloccati da difformità minori e molto datate. Allo stesso tempo, le sanzioni verranno commisurate all’entità dell’intervento, al valore delle opere e alla gravità della difformità.
Una classificazione nazionale delle difformità edilizie
Uno dei problemi più complessi riguarda la varietà delle discipline regionali in materia di difformità edilizie, che nel tempo ha creato una sorta di caos normativo. Il nuovo disegno di legge delega punta a definire una classificazione uniforme a livello nazionale, comprensiva anche delle tolleranze costruttive. Il richiamo ai livelli essenziali delle prestazioni sottolinea la volontà di garantire standard minimi validi ovunque, evitando differenze marcate tra regione e regione.
Revisione dei titoli edilizi e certezza dei tempi
Una parte decisiva della riforma riguarda i titoli edilizi. L’obiettivo è rendere più chiara la distinzione tra le diverse tipologie di intervento e ridurre i tempi di rilascio di permessi, SCIA e autorizzazioni.
Il meccanismo del silenzio-assenso viene rafforzato per evitare ritardi e inerzie amministrative. Nel caso di silenzio-devolutivo, la competenza può essere trasferita a un’altra amministrazione, così da superare eventuali blocchi.
Rigenerazione urbana e destinazioni d’uso più flessibili
La riforma punta anche a facilitare gli interventi di rigenerazione urbana. Si introduce il principio di “indifferenza funzionale” per alcune categorie di destinazioni d’uso omogenee. Significa che passare, ad esempio, da residenziale a commerciale di vicinato non richiederà procedure complesse se l’impatto urbanistico è minimo.
Verrà inoltre riformata la disciplina degli oneri edilizi e del contributo di costruzione, con l’obiettivo di renderli più coerenti con le esigenze di riqualificazione del patrimonio esistente.
Digitalizzazione, arriva il fascicolo digitale delle costruzioni
Un’altra direttrice fondamentale è la digitalizzazione. La delega prevede l’interoperabilità delle banche dati della PA e l’avvio di strumenti come l’anagrafe e il fascicolo digitale delle costruzioni. Questi strumenti renderanno più semplice la consultazione dello stato urbanistico e amministrativo degli edifici, migliorando trasparenza, tracciabilità e tempestività delle procedure.