Privatizzazione di Poste Italiane: lo Stato cede una quota, ma tiene più del 50%

Lo Stato italiano avanza nella privatizzazione di Poste Italiane e cede una quota, pur garantendo il mantenimento di almeno il 51%

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

La notizia era nell’aria già da diverse settimane e ora trova conferma nella decisione presa dall’ultimo Consiglio dei ministri presieduto dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: lo Stato andrà avanti con una maggiore privatizzazione di Poste Italiane, pur mantenendo una percentuale di azioni della società superiore al 50%. La proposta di intervento era arrivata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Aumenta la privatizzazione di Poste Italiane

Stando a quanto riportato in una nota diffusa da Palazzo Chigi al termine dell’ultimo Consiglio dei ministri, lo stesso organo collegiale “su proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti“, ha deciso di approvare in esame definitivo “il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che regolamenta l’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Mef (ministero dell’Economia e delle Finanze, ndr) in Poste Italiane“.

Via, dunque, alla cessione a terzi della quota detenuta dal dicastero sito in Via XX Settembre, anche se è sempre la nota governativa a precisare che l’operazione dovrà “determinare il mantenimento di una partecipazione dello Stato al capitale di Poste, anche per il tramite di società direttamente o indirettamente controllate dal ministero dell’Economia e delle Finanze, superiore al 50%“.

Il testo, viene specificato sempre da Palazzo Chigi, ha preso in considerazione tutti i pareri che sono stati espressi dalle competenti Commissioni parlamentari.

Come cambierà Poste Italiane

La decisione presa dal governo italiano di cedere la quota del ministero dell’Economia di Poste Italiane va, come evidente, nella direzione di una sempre più marcata privatizzazione delle aziende pubbliche.

Nel caso di Poste Italiane, inoltre, si tratta di un iter già abbastanza consolidato in passato, visto che la realtà ha visto l’intervento privato essere sempre maggiore nel corso degli anni più recenti della sua storia. Fin qui lo Stato ha comunque mantenuto la maggioranza delle quote societarie, con l’impronta che, almeno al momento, sembra non essere destinata a spostarsi più di tanto da questa prospettiva.

Già a maggio scorso, quando si era discusso di una privatizzazione di Poste Italiane, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva escluso la possibilità che lo Stato rinunciasse alla sua maggioranza delle quote aziendali. “Non c’è alcuna possibilità al mondo che Poste sia privatizzata – aveva detto la premier italiana – Quello su cui si può ragionare, ma il dibattito ancora non è stato aperto (si era a maggio 2024, ndr) è che avendo lo Stato il 64,26% di Poste, e dando per scontato che lo Stato deve mantenere la proprietà, per le quote in eccedenza c’è la possibilità di metterle sul mercato”. Fatti i dovuti calcoli, per mantenere il controllo (51%) lo Stato italiano può cedere al massimo il 13,26% della propria quota.

Chi controlla Poste Italiane

Poste Italiane, lo si ricorda, è una società per azioni attualmente – e sembra anche per il prossimo futuro – controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze italiano. La quota del dicastero è del 64,26%, divisa in questo modo:

  • 35% Cassa depositi e prestiti;
  • 29,26% Dipartimento del tesoro.

A fronte di un capitale sociale pari a 1.306.110.000 euro, il restante 34,92% delle azioni è detenuto dal mercato azionario, cioè investitori individuali e istituzionali, con il residuo 0,82% di azioni proprie.