Il settore automobilistico lancia un grido d’allarme: i prezzi delle auto nuove potrebbero subire un’impennata nel 2025, con un aumento medio stimato fino a 3.000 euro per vettura. A causare questa stangata sarebbero i dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, attualmente sospesi per un periodo di 30 giorni.
L’impennata dei prezzi delle auto
Se dovessero entrare in vigore a regime, i dazi imposti da Donald Trump rischiano di innescare un effetto domino sull’intera filiera dell’automotive, con ripercussioni dirette non solo sulle autovetture, ma anche sulla componentistica e su tutti i prodotti commercializzati in Italia. Le stime parlano di un aumento medio di 3.000 euro sul prezzo delle auto nuove a partire dal 2025.
A denunciare il possibile aumento dei prezzi è Federcarrozzieri, l’associazione delle autocarrozzerie italiane. “Nel 2024 il prezzo medio di una autovettura si è attestato in Italia a 30.096 euro, con una crescita enorme del +43% rispetto al periodo pre-covid (21mila euro nel 2019)”, ha affermato il presidente di Federcarrozzieri, Davide Galli.
“I dazi rischiano di determinare a livello globale una nuova impennata dei listini delle auto, che nel 2025 potrebbero salire in media di 2.500/3.000 euro rispetto ai prezzi attuali come conseguenza delle politiche commerciali protezionistiche degli Usa che si ripercuoterebbero non solo su Messico, Canada o Cina, ma sull’intera filiera mondiale dell’automotive”.
I dazi a Messico e Canada
Secondo la stessa associazione, i produttori di auto subirebbero un duro impatto in termini di mancati profitti e perdite economiche anche se i dazi non dovessero essere imposti all’Europa ma solo in Messico e Canada. Per gli analisti, che tengono conto del numero di vetture vendute annualmente negli Stati Uniti da ciascun marchio, i nuovi dazi potrebbero influenzare negativamente i ricavi di aziende come Volkswagen per circa 8 miliardi di euro.
Ancora più ingenti sarebbero le perdite stimate per Stellantis, con una cifra che potrebbe raggiungere i 16 miliardi di euro. In generale si parla di una riduzione media degli utili compresa tra il -5% e il -15% per le principali case automobilistiche. Attualmente sono numerosi i marchi che producono veicoli in Messico e Canada, i due paesi colpiti dai dazi: da Volkswagen, ad Audi, da BMW a Stellantis. E ancora Hyundai, Kia, Mazda, Toyota e Nissan.
Il Messico, in particolare, con una produzione annuale di 3,5 milioni di autovetture, rappresenta il principale paese di origine per le auto vendute dal gruppo Volkswagen negli Stati Uniti, con una quota del 44% sulle vendite totali nel 2024. Anche per Stellantis, il Messico, insieme al Canada, gioca un ruolo fondamentale nella produzione di vetture destinate al mercato statunitense, con una quota complessiva del 40%. Per Nissan, il Messico rappresenta il terzo paese di origine per le auto vendute negli Usa, con una percentuale del 31%. Seguono Mazda con il 23% e Honda con il 13%.
Come cambiano i prezzi delle auto
L’imposizione di dazi non colpirebbe però solamente i produttori di automobili, ma l’intera filiera della componentistica, come rivela Federcarrozzieri, tra cui airbag e cinture di sicurezza (prodotti da Autoliv), pneumatici (Michelin e Pirelli), sedili (Yanfeng), freni (Brembo), componenti per motori elettrici (Eurogroup Laminations).
L’associazione ha calcolato l’impatto economico dei dazi ipotizzando un aumento dei listini delle auto del 10%. Secondo questa analisi, i prezzi dei modelli base più venduti in Italia subirebbero le seguenti variazioni:
- Fiat Panda (ibrida) +1.595 euro;
- Jeep Avenger (benzina) +2.475 euro;
- Citroen C3 (benzina) + 1.524 euro;
- Toyota Yaris Cross (ibrida) + 2.865 euro;
- Peugeot 208 (ibrida) +2.422 euro;
- Toyota Yaris (ibrida) +2.455 euro;
- Lancia Ypsilon (ibrida) +2-390 euro;
- Volkswagen T-Roc (benzina) +3.035 euro.