PNRR, Bruxelles stacca secondo assegno. E Meloni “bacchetta” Draghi

Bisogna correre per non perdere la terza tranche di finanziamenti e il programma è decisamente "Fitto" (in tutti i sensi): i prossimi step

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Redazione

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Buone notizie per il Governo Meloni: ieri, infatti, è arrivato il via libera della Commissione Europea al secondo versamento di fondi all’Italia, pari a 21 miliardi di euro, sull’attuazione del Piano nazionale italiano per la ripresa e la resilienza (Pnrr). Lo ha reso noto la stessa Commissione europea, ricordando che 10 miliardi sono sovvenzioni e 11 miliardi sono prestito.

PNRR, seconda tranche da 21 miliardi

L’esborso fa seguito alla richiesta dell’Italia avanzata alla fine del giugno scorso e alla valutazione positiva alla richiesta di pagamento comunicata dalla Commissione lo scorso 27 settembre. “Con l’anticipo e il primo pagamento siamo a 67 miliardi, la metà del totale erogato da Next Generation – scrive, in un tweet, il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni – .Per l’Italia la grande sfida continua” e dovrà prevedere “riforme e investimenti per l’ambiente l’innovazione e il sociale”.

A che punto siamo?

Per ottenere la seconda tranche l’Italia ha dovuto completare 44 ‘milestones’ (obiettivi qualitativi) e 1 target (obiettivo quantitativo).
La tabella di marcia, completata con successo, prevedeva tra le riforme principali quella della pubblica amministrazione, dell’istruzione e dell’economia circolare, mentre tra gli investimenti ci sono quelli sulla banda ultra-larga e il 5G, R&D, l’inclusione sociale e l’assistenza sanitaria territoriale. Molte riforme, come quella della P.A. e dell’istruzione, richiederanno altri passaggi da completare entro il prossimo anno.

L’attuazione del piano, secondo quanto si apprende, è finora andata molto bene, soprattutto considerando la considerevole dimensione del Pnrr italiano rispetto a quello degli altri Paesi. Si tratta di un piano ambizioso che, secondo gli addetti ai lavori, richiede un’attenzione costante sia da parte delle autorità italiane che di quelle europee. Tanto che Bruxelles invierà una missione a Roma, per fare il punto della situazione, a inizio dicembre. Anche per capire come attuare la parte di investimenti relativi a Repower EU.

Meloni striglia Draghi

Intanto, sempre ieri è arrivata la “strigliata” seppur elegante da parte del Presidente del Consiglio Meloni nei confronti del predecessore Draghi. “Per quest’anno il Def di aprile prevedeva una spesa di 33 miliardi di euro di fondi europei legati al Piano” a fronte degli effettivi 21, dunque 12 miliardi in meno.
Target decisamente ridimensionato come la Meloni aveva fatto notare poco prima di mettere ufficialmente piede a Palazzo Chigi con Draghi che aveva rispedito le accuse al mittente. Ma il Premier ci torna sopra sottolineando
da un lato le difficoltà e prova – dall’altro – a imporre un’accelerazione.

Programma “Fitto” (in tutti i sensi)

Non a caso ha anche indicato la figura centrale cui ruoterà l’attuazione del programma: il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto al quale Meloni ha affidato il coordinamento della cabina di regia. Già martedì sono in programma una serie di bilaterali con ministri e funzionari di ogni dicastero. Per non perdere la terza tranche di finanziamenti (19 miliardi) bisogna centrare entro la fine dell’anno tutti i 55 obiettivi previsti dal piano. Su trenta dei quali, però, siamo in ritardo.