Nel 2024 saranno tre le regioni che traineranno il Pil nazionale: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Lo afferma la Cgia di Mestre; le tre regioni messe assieme producono il 41% del Pil nazionale, il 53% dell’export italiano e vi risiedono oltre 19 milioni di persone, pari al 33% dell’intera popolazione del Paese.
Le regioni che fanno crescere di più il Pil
Le previsioni di crescita elaborate dall’Ufficio studi della Cgia su dati Prometeia indicano che la Lombardia dovrebbe crescere dello 0,95% nell’anno in corso, l’Emilia Romagna dello 0,86% e il Veneto dello 0,80%. Tra le regioni del Nordest, la Valle d’Aosta si distinguerebbe con un aumento della ricchezza dello 0,81%. Nonostante questo risultato positivo, l’impatto sull’economia nazionale sarà molto contenuto, poiché la Valle d’Aosta ha un Pil assoluto modesto e conta solo 123mila abitanti.
D’altro canto, le altre tre regioni citate producono complessivamente il 41% del Pil nazionale, circa il 53% delle esportazioni italiane e ospitano oltre 19 milioni di persone, rappresentando il 33% della popolazione italiana. Mentre le altre regioni del Centronord cresceranno tutte con incrementi superiori allo 0,5%, le regioni del Mezzogiorno registreranno una crescita più modesta, pur rimanendo in positivo. La Campania dovrebbe aumentare il proprio Pil reale dello 0,57%, seguita dalla Sardegna con +0,49%, Sicilia con +0,46%, Basilicata con +0,37%, Puglia con +0,36%, Abruzzo e Calabria entrambe con +0,23%, e Molise con +0,22%. Sebbene le differenze tra le regioni siano “millimetriche”, la divisione tra Nord e Sud in termini di aumento del Pil reale per l’anno in corso è molto evidente.
Ecco un riepilogo della stima della crescita del Pil reale nel 2024 per regione:
- Lombardia: +0,95%
- Emilia-Romagna: +0,86%
- Valle d’Aosta: +0,81%
- Veneto: +0,80%
- Trentino-Alto Adige: +0,72%
- Toscana: +0,69%
- Lazio: +0,68%
- Umbria: +0,67%
- Friuli-Venezia Giulia: +0,67%
- Liguria: +0,65%
- Piemonte: +0,65%
- Campania: +0,57%
- Marche: +0,50%
- Sardegna: +0,49%
- Sicilia: +0,46%
- Basilicata: +0,37%
- Puglia: +0,36%
- Abruzzo: +0,23%
- Calabria: +0,23%
- Molise: +0,22%
Secondo la Banca d’Italia, nel 2024 la crescita dell’Italia sarà limitata, sostenuta principalmente dal buon andamento dei servizi, soprattutto del turismo, e dall’export. L’industria, invece, subirà un notevole ridimensionamento, in particolare nei settori della moda (tessile, abbigliamento, calzature e accessori), dell’automotive e della metallurgia (produzioni siderurgiche, di semilavorati e di preziosi). Gli investimenti non dovrebbero registrare significativi aumenti, mentre i consumi delle famiglie sono previsti in crescita nella seconda metà dell’anno, dopo il calo osservato tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024.
Quali sono le città che crescono di più
L’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia su dati Prometeia ha analizzato anche la crescita del valore aggiunto reale delle 107 province italiane. Al vertice della classifica nazionale troviamo Milano, con una crescita stimata dell’1,14%. Seguono Pavia con +1,01%, Vicenza con +0,98%, Bologna con +0,95%, Modena con +0,92% e Pordenone con +0,88%.
- Milano: +1,14%
- Pavia: +1,01%
- Vicenza: +0,98%
- Bologna: +0,95%
- Modena: +0,92%
- Pordenone: +0,88%
- Firenze: +0,85%
- Gorizia: +0,84%
- Arezzo: +0,82%
- Belluno: +0,80%
Tra i territori analizzati, nove province dovrebbero registrare una crescita negativa, scivolando verso la recessione economica. Le situazioni più difficili sembrano riguardare Crotone e Isernia, entrambe con -0,13%, Ragusa con -0,14% e, maglia nera nazionale, Vibo Valentia con -0,23%.
Confrontando il valore aggiunto previsto nel 2024 con quello del 2019 (anno pre-Covid), Rieti ha registrato una variazione straordinaria pari al +14,34%, la più alta in Italia. Seguono Siracusa con +12,95%, Taranto con +12,69% e Modena con +11,60%. Diversamente, una dozzina di province non hanno ancora recuperato il livello del 2019. Le situazioni più critiche riguardano Fermo con una variazione del valore aggiunto del -2,06%, L’Aquila con -2,14%, Sondrio con -3,26% e Firenze con -3,68%.