Il piano di Draghi per riformare l’Europa: industria e “cambiamento radicale”

Il dossier da 400 pagine per rilanciare l'industria e la competitività prevede un "cambiamento radicale" che sarà presentato il 4 settembre al Parlamento Ue

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Mario Draghi ha in mente come rilanciare il comparto industriale dell’Unione Europea per far diventare il continente più competitivo. Presenterà il suo piano il 4 settembre all’Europarlamento, come confermato a Politico dall’ufficio della presidente Roberta Metsola. L’ex presidente del Consiglio italiano aveva ricevuto lo scorso anno l’incarico di stilare un report sul perché l’Ue ha smesso di crescere e non sia più influente come prima nel gioco economico globale.

Il risultato, ottenuto grazie ad altri 7 alti profili europei, è un dossier di circa 400 pagine che valuta complessivamente punti di forza e criticità, opportunità non ancora colte e nuove strategie per uscire dall’impasse che rende i 27 meno competitivi rispetto a potenze come gli Stati Uniti e la Cina. Ma quali saranno le proposte dell’ex numero uno della Bce e di Bankitalia?

Cosa ha chiesto Ursula Von der Leyen a Mario Draghi

Era stata Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea oggi confermata per il secondo mandato, a chiedere a Mario Draghi di analizzare la fragile condizione dell’industria comunitaria in un contesto geopolitico particolarmente complesso come quello attuale, caratterizzato da tensioni e guerre che hanno sconvolto i mercati a suon di veti e dazi.

Come il nostro precedente presidente del Consiglio ha dichiarato più volte in apparizioni pubbliche e interviste, il suo report è incentrato su come colmare il divario produttivo rispetto agli Usa registrato negli ultimi 30 anni. Alla base ci sarebbero principalmente la mancanza di investimenti nell’innovazione e nella ricerca.

Draghi vuole un “cambiamento radicale” in Europa

La ricetta di Mario Draghi per far crescere l’Europa prevede un “cambiamento radicale“, come annunciato da lui stesso il 16 aprile alla High level Conference on the European Pillar of Social Rights. Nelle 400 pagine di documento, circa 300 riguarderanno l’analisi di settori cruciali come quello energetico, la difesa e il commercio. Nel dossier è dato spazio anche a proposte su come rafforzare le infrastrutture europee, l’industria, sulla governance e sull’indirizzo economico e fiscale dell’Ue.

Quattro mesi fa l’ex premier aveva dichiarato che la strategia per la competitività dopo la crisi del debito sovrano si è basata sul tentativo di ridurre i costi salariali e su una politica fiscale prociclica. L’unico risultato è stato quello di indebolire la domanda interna e minare il nostro modello sociale. L’Europa “si è concentrata sulle cose sbagliate”, aveva sottolineato.

Gli errori economici commessi dall’Unione Europea

Il grande errore sarebbe stato quello di puntare sulla concorrenza interna su settori come la difesa e l’energia, facendo affidamenti sulla parità di condizioni rispetto alle altre potenze e su un ordine internazionale basato su regole che non tutti hanno rispettato o che hanno aggirato con politiche volte a migliorare la propria posizione competitiva.

Secondo Mario Draghi la Cina ha puntato a internalizzare le catene di approvvigionamento legate alla tecnologia e al green, assicurandosi l’accesso alle risorse necessarie. Gli Usa hanno puntato invece su una politica industriale su larga scala per attirare dentro i propri confini imprese da tutto il mondo, compresa l’Europa, ricorrendo al protezionismo e tagliando fuori la concorrenza.

L’Industrial Deal proposto da Draghi: la sua “ricetta”

L’Industrial Deal europeo dovrà puntare sulle economie di scala, superando le frammentazioni nazionali, con acquisti congiunti per quanto riguarda la difesa e la sicurezza e investimenti comuni in materia di nuove tecnologie e telecomunicazoni, a partire dal 5G, unificando gli sforzi degli operatori. Bisognerà poi indirizzare la ricerca e le start up verso il mercato interno, istituendo un nuovo regime normativo per le nuove aziende tech e rivedere la normativa prudenziale del credito bancario.

La soluzione di Draghi prevede infine lo sviluppo di una strategia unica per assicurarsi le risorse critiche, a iniziare da energia e materie prime, e la forza lavoro qualificata, riducendo la dipendenza dai Paesi esterni che, come abbiamo visto con la guerra in Ucraina e la dipendenza dal gas russo, possono mettere in ginocchio la nostra economia.