Manovra, freno alle assunzioni nella pubblica amministrazione e nuovi bonus

La nuova Manovra amplia il cuneo fiscale, frenando le assunzioni nella PA e riducendo del 50% gli stipendi dei top manager, ma esclude varie istituzioni

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 23 Ottobre 2024 09:29

La nuova legge di Bilancio del governo non si limita a interventi su singole voci, ma disegna un insieme di misure tra ampliamenti dei benefici e freni alla spesa pubblica, toccando temi che spaziano dai lavoratori ai top manager della pubblica amministrazione.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha delineato i principali assi di intervento, durante un incontro della Lega, offrendo un quadro delle decisioni che caratterizzeranno il prossimo anno economico.

Espansione del cuneo fiscale

Con la nuova Manovra, il governo amplia la platea dei beneficiari del taglio al cuneo fiscale. L’annuncio, fatto dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti durante un evento della Lega, sposta la soglia di reddito dai 35mila ai 40mila euro, interessando così 1,3 milioni di lavoratori in più rispetto ai 13 milioni già inclusi nella misura attuale.

Stretta sulle nuove assunzioni nella pubblica amministrazione

La manovra introduce un blocco al turnover nella pubblica amministrazione, con un taglio del 25% alle nuove assunzioni per un anno. Questo intervento rappresenta una strategia per limitare la spesa pubblica e razionalizzare i concorsi.

Tagli agli stipendi dei top manager

La Manovra, giunta ormai alle ultime limature, include anche un bonus fiscale fino a 5mila euro per i nuovi assunti che scelgono di trasferirsi oltre i 100 chilometri dalla sede lavorativa. Questa misura è mirata a incentivare la mobilità e a migliorare la distribuzione delle risorse umane sul territorio, secondo quanto anticipato da Giorgetti.

Non tutti i manager pubblici subiranno un taglio degli stipendi con la nuova legge di Bilancio. Sono esclusi, infatti, i top manager delle agenzie fiscali, delle autorità indipendenti come l’Antitrust e il Garante della Privacy, degli enti pubblici economici, e di istituzioni come i ministeri, l’Inps, l’Inail, l’Istat, i comuni, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.

Anche gli enti del servizio sanitario nazionale non saranno toccati. Tuttavia, la riduzione del 50% colpirà i compensi degli organi amministrativi di vertice degli enti che ricevono fondi dalla finanza pubblica, anche in modo indiretto o sotto qualsiasi forma.

Secondo l’articolo 111 della nuova legge di Bilancio, i compensi degli amministratori di vertice degli enti interessati non potranno superare il 50% del trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione. Non ci sarà nessun effetto retroattivo, quindi i contratti in corso non saranno toccati. Sarà un decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), previsto entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, a definire nel dettaglio quali enti rientreranno nella misura.

Attualmente, questa retribuzione si aggira attorno ai 240.000 euro annui lordi, quindi il tetto per i compensi di questi manager scenderà a circa 120.000 euro lordi annui. I top manager potranno dormire sonni tranquilli insomma, dal momento che cifre che superano i 100.000 euro annuali in Italia le vede a malapena l’1,4% degli italiani.

Aumenti per le pensioni minime

Le pensioni minime vedranno un aumento del 2,7% oltre l’inflazione, portando l’assegno mensile a 620,92 euro, con un incremento di sei euro rispetto alla cifra attuale.

Polizza anti-catastrofi: rinvio al 2025

Un emendamento bipartisan propone di rinviare di un anno l’introduzione della polizza assicurativa anti-catastrofi obbligatoria per le imprese, prevista inizialmente per gennaio. L’emendamento vede il sostegno trasversale di forze politiche come Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Italia Viva, Noi Moderati e il gruppo Misto.