Manovra 2026, fiducia al Governo con 219 sì: il testo arriva al voto finale

Dopo il voto di fiducia, la legge di bilancio arriva all’ultimo passaggio alla Camera. Non mancano le critiche delle opposizioni per i tempi

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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La Manovra 2026 è stata blindata dal voto di fiducia al Governo. Nella serata del 29 dicembre si è consumato il voto, con 219 a favore e 125 contrari. L’iniziativa della fiducia è stata fortemente criticata, perché ha impedito una discussione sugli emendamenti e più in generale sul testo. La giornata di lunedì si è conclusa con un’altra fase di voto per esaminare i 239 ordini del giorno presentati da maggioranza e opposizioni.

Ora la Manovra prosegue l’iter ed è previsto per oggi, martedì 30 dicembre, l’ultimo passo: l’approvazione alla Camera. Entro le 13:00 la legge di Bilancio 2026 diventerà legge dello Stato.

La prima votazione sulla fiducia

Intorno alle 18:00 sono iniziate le dichiarazioni di voto, con 11 deputati che hanno richiesto di parlare. Poi, alle 20:27, si è avviata la chiama per il voto di fiducia sulla legge di bilancio.

Alle 21:26 arriva il “sì” della Camera alla fiducia sulla Manovra:

  • presenti 347;
  • votanti 344;
  • astenuti tre;
  • maggioranza 173;
  • sì 219;
  • no 125.

Sono stati poi sospesi i lavori alla Camera, con la ripresa intorno alle 22:00 per la votazione sullo stato di previsione e l’esame degli ordini del giorno. È stata prevista e si è svolta una seduta notturna.

La seconda votazione sugli ordini del giorno

La votazione avvenuta il 29 dicembre, dopo la fiducia, ha riguardato i 239 ordini del giorno presentati alla Camera. Sono di iniziativa sia della maggioranza che delle opposizioni e comprendono moltissimi temi. Tra questi, lo stop ai finanziamenti agli armamenti, da dirottare invece verso sanità e welfare. Su firma di Deborah Bergamini c’è stato anche un ordine del giorno sul fenomeno dei parrucchieri abusivi.

Presentato anche un ordine del giorno a tema fertilità. Si tratta di una proposta bipartisan: ben due ordini del giorno, provenienti dal centrosinistra e dal centrodestra, che vogliono impegnare il Governo a destinare fondi ministeriali per una campagna nazionale di informazione sulla fertilità femminile e sulla crioconservazione dei gameti.

I risultati dei voti agli ordini del giorno sono stati piuttosto regolari: tutti quelli con parere negativo sono stati respinti.

Stop all’aumento dell’età pensionabile

Tra gli ordini del giorno anche uno stop all’aumento dell’età pensionabile. La proposta piace, perché è una di quelle che fanno presa sugli elettori. Come ricorda Giorgetti, il Governo è intervenuto per ridurre l’aumento dell’età pensionabile nell’immediato, trascinandolo nel tempo: una misura che è costata 1 miliardo di euro.

L’iniziativa della Lega, però, è quella di proporre una riduzione ulteriore e Giorgetti lascia aperta la possibilità rispondendo: “Vedremo durante il 2026”.

Opposizioni contro una manovra per le armi

Le opposizioni si sono riunite nella critica verso la Nanovra 2026, vista come “il festival dell’incompetenza”. Viene criticata la decisione sulle pensioni, che non rispetta la promessa fatta dal governo di abolire la legge Fornero, mentre al contrario aumenta le pensioni di 3 euro e l’età pensionabile. C’è poi il discorso critico verso la pressione fiscale, che è al valore più alto degli ultimi 10 anni.

Criticata anche l’assenza di un piano per la crescita. Si tratta di una legge di bilancio che, secondo il deputato Fabrizio Benzoni, non parla di futuro. “Qui di futuro non se ne parla, è la certificazione della gestione molto appesantita dei conti in ordine e con i conti in ordine non si cresce”, ha dichiarato.

Per Angelo Bonelli di Avs questa “è una manovra piena di bugie che trasforma la nostra in un’economia di guerra”. Poi attacca anche il ministro delle Infrastrutture Salvini, definendo la sua comunicazione disastrosa, come nello specifico l’aumento dei pedaggi che Salvini scarica sulla Corte dei Conti.