Le 700mila lettere inviate dal Fisco fanno litigare Salvini e Leo, si spacca la maggioranza

L'ente le ha inviate a 700mila lavoratori autonomi che hanno dichiarato meno di 15mila euro. Protestano Lega e associazioni dei commercialisti

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 8 Dicembre 2024 10:00

Il governo Meloni torna a dividersi, questa volta sul delicato tema delle tasse e del rapporto tra Fisco e cittadini. Nei giorni scorsi, l’Agenzia delle Entrate ha inviato 700mila comunicazioni, tra lettere e Pec, a partite Iva ritenute in difetto per aver dichiarato redditi inferiori alle aspettative. Una decisione che ha suscitato l’irritazione della Lega.

Il segretario e vicepremier Matteo Salvini ha criticato duramente l’iniziativa, definendola un atto dai “toni inquisitori sotto Natale”. A rispondergli, poche ore dopo, è stato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, esponente di Fratelli d’Italia e figura chiave nelle questioni fiscali.

La protesta della Lega sul concordato

Va precisato che le comunicazioni inviate dall’Agenzia delle Entrate non rappresentano né accertamenti né sanzioni, ma semplici avvisi. L’intento è quello di ricordare ai destinatari la possibilità di integrare, se necessario, la propria dichiarazione dei redditi. Inoltre, le lettere sottolineano che c’è tempo fino al 12 dicembre per aderire al concordato preventivo biennale, un’opportunità per chi non vi ha ancora aderito. Si tratta di un’iniziativa su cui il governo ha puntato con forza, sia per aumentare le entrate fiscali sia per sostenere l’attuazione della riforma del sistema tributario.

Salvini ha espresso una linea di forte critica: “Non ho condiviso né il metodo né il merito di questo invio di milioni di lettere sotto Natale, con un tono inquisitorio verso chi ha già pagato le tasse“, ha dichiarato ai cronisti. “Se c’è uno strumento che non funziona, come il concordato, non bisogna inseguire gli italiani, ma cambiarlo”.

La posizione del vicepremier non si limita a contestare l’invio delle lettere, ma mette in discussione anche il concordato preventivo, su cui il Ministero dell’Economia – guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti – ha investito mesi di lavoro per renderlo più attrattivo e coinvolgere un ampio numero di contribuenti. Salvini, invece, rilancia una soluzione alternativa: “La proposta della Lega è quella che ha funzionato in passato e che penso possa funzionare ancora, ovvero la rottamazione a lungo termine“. Ha poi concluso con un affondo sull’efficacia dell’attuale approccio: “L’Agenzia delle Entrate può anche mandare 50 lettere al giorno, ma così non si arriva da nessuna parte”.

Leo risponde: “Non vogliamo vessare, semplice collaborazione”

La risposta alla critica di Salvini è arrivata direttamente da Maurizio Leo, viceministro all’Economia e architetto della riforma fiscale, molto vicino a Giorgia Meloni. Leo ha difeso la linea adottata dal ministero, chiarendo che non c’era alcuna intenzione di “vessare, minacciare o intimorire” i contribuenti. “L’obiettivo della riforma fiscale è quello di promuovere comportamenti trasparenti dell’amministrazione finanziaria e di instaurare un rapporto collaborativo con i cittadini”, ha sottolineato. In questa ottica, le lettere inviate non avevano lo scopo di esercitare pressioni, ma piuttosto di fornire un’informazione preventiva per evitare accertamenti.

Secondo Leo, le lettere rientrano nell’ordinaria attività di comunicazione del Fisco, volta a segnalare eventuali anomalie nelle dichiarazioni fiscali, come nel caso delle partite Iva che hanno dichiarato un reddito inferiore a 15mila euro, un importo che non supera quello di un dipendente del settore. Queste anomalie potrebbero far sospettare un’eventuale evasione, con un invito a correggere gli errori e, se necessario, a aderire al concordato.

Il viceministro ha poi aggiunto che la “corretta informazione” è alla base del concetto di “fisco amico”, sottolineando che il governo ha cambiato la logica dell’accertamento, passando da un approccio ex post a uno ex ante. “Si informa semplicemente il contribuente di una situazione che lo riguarda. È fondamentale però che sia chiaro che chi ha adempiuto correttamente agli obblighi tributari non ha nulla da temere e potrà anche ignorare le comunicazioni ricevute”, ha concluso Leo.