Nuovo Btp a 30 anni, Mef dà mandato alle banche per l’emissione del titolo che scadrà nel 2054

Continua la febbre da Btp e ci si interroga sul rendimento di questa nuova emissione. In mancanza di ulteriori informazioni rilasciate dal Mef occorre affidarsi alle speculazioni

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Arriva un nuovo Btp a 30 anni, con scadenza 1° ottobre 2054. La comunicazione arriva dal ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha affidato a Barclyas Bank Ireland PLC, BNP Paribas, BofA Securities Europe S.A., Citibank Europe PLC e Société Générale Inv Banking il mandato per il collocamento sindacato di questo nuovo benchmark a 30 anni Btp. La transazione, viene specificato, sarà effettuata nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato. E si precisa che, pertanto, le aste di Btp con scadenza superiore ai 10 anni previste per il 12 settembre 2024 non avranno luogo.

Il rendimento

E già ci si interroga su quello che sarà il rendimento di questo nuovo Btp a 30 anni. Il rendimento effettivo netto del Btp più lungo attualmente sul mercato, con scadenza al 2072 e cedola lorda 2,15%, al netto della ritenuta fiscale e al prezzo di circa 61 euro, è intorno al 3,1%. Il Btp emesso ad agosto ha un rendimento del 2,89%. Per la nuova emissione di Btp al 2054 si può ipotizzare un rendimento nella forbice appena espressa, o non troppo dissimile.

L’ultima emissione

Intanto i Btp si confermano uno degli investimenti preferiti dai piccoli risparmiatori italiani. La Banca d’Italia ha pubblicato i risultati di un’operazione che ha visto i Btp con scadenza il 28 agosto 2026 andare letteralmente a ruba. Il Tesoro ha offerto 2,5 miliardi di euro di titoli. Sono stati tutti piazzati, con un tasso lordo del 2,89%, più basso di 21 punti base rispetto all’emissione precedente di luglio. La riduzione del rendimento è la riprova della forte domanda per questo genere di titoli. I piccoli risparmiatori continuano a puntare sull’affidabilità dei titoli di Stato, nonostante la riduzione dei rendimenti.

Italiani pazzi per i Btp

Altre forme di investimento ben più redditizie come ad esempio le criptovalute, l’oro e gli Etf vengono tradizionalmente percepiti dai piccoli risparmiatori come investimenti eccessivamente complessi e dall’esito incerto. I Btp, invece, sono la scelta di chi voglia assicurare il proprio capitale contro gli scossoni del mercato, tamponando al tempo stesso gli effetti dell’inflazione. I Btp sono pur sempre condizionati dall’andamento dei tassi e dei mercati finanziari, ma immensamente meno rispetto alle altre forme di investimento prima citate. Con l’ultima emissione l’importo complessivo in circolazione di questi titoli supera i 6 miliardi di euro. Cifra destinata ad essere molto presto superata.

La febbre da Btp è ricominciata nella scorsa primavera con due collocamenti del Btp Valore che hanno letteralmente sbancato. Questa tipologia di titoli, dunque, si pone in alternativa a un’altra forma di investimento particolarmente apprezzata dagli italiani: il mattone. Sugli immobili pesa come un macigno l’incertezza della normativa europea, con la direttiva Case Green che imporrà importanti ristrutturazioni. In assenza di sovvenzioni pubbliche un proprietario di immobile a basse prestazioni energetiche potrebbe essere chiamato a dover sostenere un vero e proprio salasso. Ma pesa anche, e come un macigno, la difficoltà per molti nell’accedere al credito per la stipula dei mutui.