L’oro a moderata distanza dai 2.000 dollari: ecco cosa attendersi

I movimenti dell'oro ed i motivi che hanno spinto il metallo a testare nuovi massimi. Le view degli analisti ed i fattori che possono innescare un altro strappo verso i 2mia dollari

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Redazione

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Ottobre è stato un mese fantastico per l’oro che ha sfiorato i 2mila dollari l’oncia, portandosi proprio a fine mese a 1997 USD/oncia. Un trend motivato senz’altro dalle rinnovate tensioni geopolitiche, ma che rispecchia anche i movimenti del dollaro USA e dei rendimenti dei Treasury. A che punto è la situazione ora? E quali sono le prospettive? +

La performance

I prezzi dell’oro hanno avviato il mese in ribasso, al di sotto dei 1.850 dollari l’oncia, per poi avviare un rally che ha spinto i prezzo al d sopra dei 2.000 dollari, per chiudere il mese a 1997 USD, i rialzo del 6,8%.

La prima quindicina di novembre ha visto in leggero ritracciamento del metallo, che ora sta consolidando attorno ai 1.945 dollari, in attesa di altri spunti rialzisti o ribassisti.

Le tensioni geopolitiche

Un effetto positivo sull’oro è stato esercitato indubbiamente le tensioni geopolitiche. In aggiunta alla guerra fra Russia ed Ucraina ormai in corso da oltre un anno e mezzo, si è aperto un altro focolaio in Medioriente, con l’attacco di Hamas a Israele lo scorso 7 ottobre. Un evento che ha fatto anche temere una risposta dell’Iran e che ha restituito appeal ai cosiddetti beni rifugio (safe-heaven)

L’inflazione che resiste

Altro fattore rialzista per l’oro è rappresentato dalla resistenza dell’inflazione, che pur avendo ritracciato dai massimi raggiunti, si dimostra ancora piuttosto elevata, soprattutto la componente di fondo. La persistenza dell’inflazione su alti livelli e l’erosione della ricchezza prodotta dall’elevato costo della vita hanno dunque rispolverato un’altra funzione cruciale dell’oro, che rappresenta una importante riserva di valore.

I rendimenti dei Treasury e la Fed

A frenare il prezzo dell’oro hanno concorso gli elevanti rendimenti dei Treasury e la forza del dollaro, che rappresentano indubbiamente il principale competitor per il metallo prezioso. Ma la “pausa” della Fed sui tassi d’interesse e la possibilità che i rendimenti dei T-bond ed il dollaro abbiano raggiunto un picco, apre dei risvolti positivi per il metallo.

Le prospettive

Gli ultimi due anni non hanno solo consolidato la capacità dell’oro di mantenere la calma in un ambiente turbolento – sottolineano gli esperti del World Gold Council – ma hanno anche  dimostrato che la domanda di oro può provenire da varie fonti non correlate e aiutare i prezzi a sfidare le nozioni troppo semplicistiche di ciò che li spinge.

“Una rottura dal range attuale – sottolineano gli esperti – richiederà probabilmente un catalizzatore. Riteniamo che uno o più dei seguenti scenari siano candidati: un’escalation geopolitica, un picco dei rendimenti obbligazionari o un mercato azionario ribassista. Fino ad allora, riteniamo probabile che i prezzi rimangano piuttosto instabili”.