Google, dopo la condanna Android e Chrome potrebbero essere vendute: quanto valgono

A seguito della condanna per monopolio, il Dipartimento di Giustizia potrebbe chiedere di separare alcune delle attività come Chrome o Android

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La condanna di Google per pratiche monopolistiche potrebbe innescare una reazione a catena. Negli Stati Uniti si sta valutando la possibilità di chiedere all’azienda di separarsi da alcune delle sue attività principali, mentre altre grandi aziende tecnologiche potrebbero presto essere oggetto di indagini simili.

La sentenza storica

Il 5 agosto 2024, un tribunale distrettuale degli Stati Uniti ha dichiarato Google colpevole di monopolizzazione illegale nei mercati della ricerca online e della pubblicità. La causa, intentata dal Dipartimento di Giustizia (DOJ) e da diversi procuratori generali statali, ha rivelato che Google ha mantenuto la sua posizione dominante grazie a contratti esclusivi con aziende di rilievo come Apple e Samsung.

Il giudice Amit Mehta, incaricato del caso, ha stabilito che gli accordi di Google, che la designano come motore di ricerca predefinito su browser e dispositivi mobili, hanno contribuito al suo dominio di circa il 90% del mercato della ricerca su Internet, un aumento significativo rispetto all’80% del 2009. Questi accordi hanno limitato la concorrenza. Tuttavia, il tribunale non ha accolto tutte le accuse mosse contro Google, tra cui quelle riguardanti il controllo totale della pubblicità di ricerca e la ritenzione di tecnologie pubblicitarie da parte di concorrenti come Microsoft.

Ora inizia la fase più complessa: capire come “sciogliere” questa situazione di dominio, che persiste praticamente dall’inizio della storia di Google. Secondo il New York Times, si stanno valutando diverse proposte, tra cui la più drastica: “spezzare” Google in più entità.

Le ipotesi in campo: scorporare l’azienda o condividere i dati

L’idea in discussione è quella di obbligare Google a separare alcune delle sue operazioni principali, come il browser Chrome e il sistema operativo Android, al fine di ridurre il monopolio del motore di ricerca dall’interno. Secondo la sentenza, il predominio di Google non è dovuto alla superiorità del suo servizio, ma piuttosto a pratiche scorrette e accordi economici che hanno consolidato la sua posizione dominante. Google è predefinito su numerosi servizi, come Android (utilizzato sul 70% degli smartphone globali ) e Chrome (il browser utilizzato da circa 65% degli utenti per le ricerche online), e beneficia di accordi con altre aziende, come Apple, per i quali Google paga 18 miliardi di dollari all’anno.

Un’altra ipotesi al vaglio è quella di obbligare Google a rendere i suoi dati disponibili ai rivali, favorendo così una maggiore concorrenza nel mercato della pubblicità online e dei motori di ricerca. Una misura che potrebbe aprire nuove opportunità per le aziende più piccole, che attualmente faticano a competere con l’enorme mole di dati a disposizione di Google. Oltre alle misure già menzionate, il Dipartimento di Giustizia potrebbe costringere Google ad abbandonare gli accordi esclusivi che fanno del suo motore di ricerca l’opzione di default su molti dispositivi e browser.

Il giudice Mehta ha fissato per il 4 settembre una scadenza per la presentazione delle proposte di risoluzione da parte del Dipartimento di Giustizia e di Google, che verranno discusse il 6 dello stesso mese. Inoltre, sono in preparazione anche i procedimenti per un’altra causa Antitrust che accusa Google di monopolio nella pubblicità online. Il Dipartimento di Giustizia ha avviato azioni legali contro tutte le Big Tech, e nei prossimi mesi e anni, anche Apple, Amazon e Meta dovranno affrontare processi simili.

Quanto valgono Chrome e Android

I guadagni derivanti dai servizi come Chrome e Android sono davvero enormi. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2023 Google ha ottenuto un impressionante totale di 306 miliardi di dollari dai ricavi pubblicitari. Di questo totale, circa il 65% proviene dai ricavi generati da Chrome, che ammontano a ben 175 miliardi di dollari. Gli utili netti di Google per l’anno fiscale 2023 sono stati altrettanto significativi, raggiungendo i 73,8 miliardi di dollari.

Per quanto riguarda Android, il sistema operativo più diffuso al mondo, che è installato su oltre 2,5 miliardi di dispositivi mobili in più di 190 Paesi, il fatturato generato tramite Google Play Store ha toccato i 47 miliardi di dollari nel 2023. Nello stesso anno, erano disponibili oltre 2,6 milioni di applicazioni su Google Play, che sono state scaricate complessivamente 113 miliardi di volte.

La notizia riguardante la possibile “amputazione” di Google ha avuto ripercussioni significative anche sui mercati finanziari. Nella giornata di ieri, le azioni di Alphabet, la società madre di Google, hanno subito una flessione superiore al 4% al Nasdaq di New York, prima di chiudere con una perdita del 2,31%. Oggi, il titolo continua a scendere, con una perdita attuale del 4%.

Cosa succederà adesso

Se il Dipartimento di Giustizia decidesse di procedere con uno spezzettamento di Google, le conseguenze potrebbero essere significative non solo per l’azienda, ma per l’intero settore tecnologico. Una simile decisione potrebbe creare un precedente importante, influenzando le modalità di operazione e regolamentazione delle grandi aziende tecnologiche in futuro.

Google potrebbe cercare di evitare uno spezzettamento raggiungendo un accordo con il governo, ma qualsiasi concessione da parte dell’azienda potrebbe comunque trasformare radicalmente il suo modello di business. Inoltre, se Google fosse costretta a condividere i suoi dati con i concorrenti, potremmo assistere a un incremento della concorrenza nel settore, con potenziali benefici per i consumatori, come una maggiore varietà di scelte e un’accelerazione dell’innovazione.

Dal 14 marzo 2024, il motore di ricerca Google ha avviato una nuova era, almeno per gli utenti statunitensi. Ora, ogni ricerca non si limita più a fornire un elenco di siti da consultare, ma presenta direttamente, nella parte superiore della pagina di risposta, un testo pronto e su misura che risponde immediatamente alle domande degli utenti. Questo nuovo servizio, basato su intelligenza artificiale, potrebbe rapidamente guadagnare popolarità grazie alla posizione dominante di Google nel mercato.

Si sostiene che i piccoli concorrenti, come DuckDuckGo, un motore di ricerca noto per le sue superiori impostazioni di privacy rispetto a Chrome, abbiano subito danni a causa delle azioni di Google. Un portavoce di DuckDuckGo ha dichiarato: “Per affrontare efficacemente lo squilibrio competitivo creato dal vantaggio predefinito di Google, sarà necessaria una serie di interventi combinati”.