UBP, dagli USA al Giappone: che 2024 sarà?

La Germania fatica a uscire dalla recessione, mentre la Spagna avrà tra le migliori performance dell’Eurozona: l'analisi di Michaël Lok, Group CIO e Co-CEO Asset Management di UBP

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Redazione

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Pubblicato: 20 Febbraio 2024 15:10

Quest’anno i paesi sviluppati dovrebbero raggiungere una crescita dell’1,3%, ma con forti disparità. Mentre la Germania fatica a uscire dalla recessione, la Spagna avrà tra le migliori performance dell’Eurozona (con una crescita prevista dell’1,5% contro quella tedesca allo 0,6%) e il Giappone crescerà dello 0,8%. Ancora una volta, nel 2024 si prospetta per gli Stati Uniti una crescita superiore a quella degli altri Paesi sviluppati. E’ lo scenario tratteggiato da Michaël Lok, Group CIO e Co-CEO Asset Management di UBP.

USA, 2024 ancora in crescita

Nel 2024 – spiega l’esperto – la crescita globale dovrebbe essere moderata, intorno al 2,9%, nonostante i persistenti fattori sfavorevoli in Germania e Cina. In tutti i paesi continuerà il processo di disinflazione, anche se a velocità diverse tra inflazione totale e indici “core”, ma per le economie sviluppate permane la prospettiva di un ritorno dell’inflazione intorno al 2,5% alla fine dell’anno.

Nel dettaglio, le prospettive dell’economia statunitense “dovrebbero rimanere solide: secondo la nostra analisi, dopo il 2,5% del 2023, nel 2024 la crescita dovrebbe raggiungere il 2,2%. Questa sovraperformance è il risultato di una solida domanda interna, sostenuta dai consumi, dalla creazione di posti di lavoro e dagli investimenti in nuove tecnologie e delocalizzazioni industriali. Inoltre, il mercato immobiliare è ripartito grazie all’allentamento dei tassi a lungo termine. Il buon andamento dell’economia USA non è una coincidenza del ciclo, ma il risultato di fondamentali che ancorano l’attività su una base di crescita più sostenuta rispetto a Europa e Giappone”.

Seguiti da Spagna e Giappone

Lok sottolinea anche che “lo scenario macro degli Stati Uniti si è rivelato all’altezza delle aspettative – inflazione in calo abbinata a una crescita ancora solida – e grazie a questo all’inizio del 2024 le azioni americane hanno registrato un’impennata, mentre le obbligazioni hanno segnato il passo, come previsto. Gli investitori sono comprensibilmente cauti nell’inseguire il rally di ottobre 2023 date le valutazioni storicamente elevate dei titoli azionari statunitensi e i rendimenti dei Treasury USA a 10 anni – inferiori all’obiettivo del 4,5%.

Tuttavia, i solidi dati sull’ISM e sul mercato del lavoro statunitense di gennaio rafforzano la convinzione che il rallentamento industriale dell’economia statunitense potrebbe essersi concluso e che questa abbia iniziato a riprendersi con l’inizio del nuovo anno”.

Quanto detto sopra – prosegue l’esperto -“suggerisce che la recessione degli utili del 2023 potrebbe essere giunta al termine. Gli investitori possono quindi aspettarsi una riaccelerazione nei prossimi trimestri. Questo dovrebbe contribuire a sostenere una stagione trainata dagli utili, con i mercati azionari che prezzano utili più alti, in altri settori oltre quello tecnologico, verso la metà dell’anno. Con questa transizione dei driver del mercato azionario, senza dubbio assisteremo a un incremento della volatilità. Tuttavia, gli investitori a medio termine possono sfruttare tale volatilità per riposizionare i portafogli in vista della futura fase di crescita degli utili”.

Gli scenari

Al di là degli Stati Uniti, “gli investitori possono trovare dei fattori di crescita non ciclici nella crescita degli utili in Giappone, trainata dalle riforme e dalle ristrutturazioni, e nella crescita degli utili determinata dal riposizionamento dell’industria manifatturiera globale dalla Cina verso l’India e il Messico, proprio come è accaduto quando la capacità produttiva degli Stati Uniti è stata spostata in Cina negli anni ’90 e 2000″.

Nell’obbligazionario, “la curva dei rendimenti statunitensi ancora invertita rappresenta un rischio per le esposizioni a duration completa. Se ci sarà un atterraggio morbido, i rendimenti a più lunga scadenza potrebbero scendere in misura più contenuta rispetto ai rendimenti a duration breve e media, il che normalizzerebbe finalmente la curva dei rendimenti dopo quasi due anni di inversione”.

Riflettori sulle banche centrali

Tuttavia – conclude Lok – “le esposizioni all’obbligazionario possono ancora fungere da cuscinetto per i portafogli bilanciati. Il credito con duration moderata dovrebbe rimanere ben remunerato, in quanto la ripresa dell’economia statunitense dovrebbe contenere gli spread (per quanto ciclici). Inoltre, l’impiego di liquidità nel credito a media duration può contribuire a mantenere stabili i rendimenti nel momento in cui le banche centrali inizieranno a ridurre i tassi a metà anno”.