Trump ai BRICS, dollaro o dazi fino al 100%. Le implicazioni sui cambi

Il Presidente eletto torna a minacciare una politica protezionistica sui social, producendo un apprezzamento del biglietto verde sui mercati internazionali: dollar index a 106,25 (+0,4%)

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Redazione

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Pubblicato: 2 Dicembre 2024 09:00

Il Presidente eletto Donald Trump attacca anche i BRICS, minacciando che imporrà dazi fino al 100% del valore dei beni importati in USA dai paesi aderenti al gruppo degli Emergenti, ora allargato ad altre cinque economie (BRICS Plus).
Il motivo? L’aver annunciato la creazione di una valuta comune – BRICS Pay – che vuole contrastare il predominio del dollaro. E benché a Trump non faccia troppo piacere un dollaro forte, a motivo della perdita di competitività sul fronte del commercio internazionale, l’idea di perdere una economia dollaro-centrica è senza dubbio peggiore dell’impatto sul commercio mondiale.

Trump ai BRICS: dollaro o dazi

Trump ha detto ai BRICS di non impegnarsi nella creazione di una valuta alternativa al dollaro, altrimenti imporrà dazi fino al 100% sulle importazioni di beni dai Paesi aderenti al gruppo (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), cu si aggiungono da quest’anno altri cinque membri dall’Africa (Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran).

“Chiediamo a questi Paesi l’impegno di non creare una nuova valuta BRICS, né di sostenere qualsiasi altra valuta per sostituire il potente dollaro americano, altrimenti dovranno affrontare dazi al 100% e aspettarsi di dire addio alle vendite nella splendida economia statunitense”, ha scritto Trump in un post sulla sua piattaforma di social media, Truth Social.

“Possono andare a cercare un altro ‘fesso’. Non c’è alcuna possibilità che i BRICS sostituiscano il dollaro Usa nel commercio internazionale, e qualsiasi Paese ci provi, dovrebbe dire addio all’America”, ha concluso il Presidente eletto.

Con il Canada una tregua armata

Nei confronti del Canada c’è una tregua armata. Il Premier canadese Justin Trudeau ha incontrato Trump a Mar-a-Lago dopo che il futuro Presidente aveva preannunciato l’introduzione di dazi sino al 25% sui prodotto impostati da Canada e Messico, a motivo del commercio illegale di Fentanyl, un farmaco-droga che ha effetti devastanti sulla salute di molti americani.

Trump ha parlato di un incontro “produttivo” ed ha detto di aver “discusso di molti temi importanti”, oltre al Fentanyl, anche di “accordi commerciali giusti che non mettano in crisi i lavoratori americani e il massiccio deficit commerciale che gli Usa hanno con il Canada”.

Il dollaro si apprezza

L’effetto delle minacce di Trump si sta già vedendo sui mercati dei cambi, dove il dollaro si sta apprezzando contro le principali valute mondiali. Il dollar index, che sintetizza l’andamento del biglietto verde contro un basket delle principali valute mondiali, sta guadagnando terreno sul mercato del Forex, con scambi attorno a 106,25 (+0,4%). Per contro, l’euro è sceso stamattina a 1,0519 USD (-0,57%), mentre la sterlina scambia a 1,2699 USD (-0,26%).

Secondo Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di UBP “i dati indicano che le valute dei Paesi con un’ampia esposizione agli Stati Uniti per gli scambi commerciali sono colpite da beta di crescita negativi. La perdita media a due anni per l’euro è stata nel range del 4%, mentre la maggior parte delle altre valute del G10 ha registrato perdite annualizzate tra il 2% e il 6% rispetto all’USD. Questo dato è coerente con quanto previsto dai modelli. Effetti simili sono già evidenti questa volta, e in alcuni casi sono già fortemente scontati senza che sia stato annunciato alcun dazio”.

“L’incertezza maggiore per gli investitori – prosegue l’analista – è rappresentata dalle opinioni di Trump sul dollaro. I presidenti degli Stati Uniti solitamente sostengono un dollaro forte. Trump e i suoi consiglieri invece non hanno fatto mistero del loro desiderio di vedere tassi di cambio del dollaro più deboli. Tuttavia, il raggiungimento di questo obiettivo sembra essere incoerente con la politica fiscale di Trump”.