Lo spread tra i Btp italiani e Bund tedeschi è in lieve calo a 68 punti base, in riduzione di un punto rispetto alla chiusura di venerdì. Contemporaneamente, il rendimento del Btp decennale italiano scende al 3,52% dal 3,54% della vigilia, segnando un rilassamento delle tensioni sui mercati obbligazionari.
Meloni: “Uno spread basso fa risparmiare miliardi di euro”
Lo spread basso non può quindi che essere una buona notizia, con il Governo che rivendica questa riduzione negli anni. Giorgia Meloni, alla chiusura di Atreju, ha affermato:
Gli italiani investono in titoli di stato italiani perché si fidano. Le agenzie di rating rivedono al rialzo perché si fidano. Lo spread che scende vuol dire tassi di interesse che scendono e miliardi di euro che possiamo investire nei bisogni degli italiani.
Questo calo potrebbe quindi portare un tesoretto importante nelle casse dello Stato. Secondo il Centro Studi di Unioncamere, mantenendo lo spread sotto i 70 punti per tutto il 2026, l’Italia risparmierebbe circa:
- 6-7 miliardi di euro nel 2026;
- 9-10 miliardi di euro nel 2027.
Ciò andrebbe a generare un risparmio tra i 15 e i 17 miliardi di euro. Una cifra significativa, se si considera che i rendimenti attuali dei titoli di Stato sono comunque superiori a quelli pre-pandemia, quando i tassi di interesse erano pari a zero.
La spiegazione di questo paradosso risiede nelle dinamiche temporali del debito. Tra il 2022 e il 2023, l’inflazione ha costretto l’Italia a rifinanziare parte del proprio debito emettendo titoli con tassi elevati, tra il 4,5% e il 5%. Ora queste obbligazioni stanno giungendo a scadenza, con il Tesoro che ha la possibilità di sostituirle con nuove emissioni. Più care del passato, ma che presentano tassi più vantaggiosi.
La convenienza per gli investitori
Uno spread stabile ai minimi degli ultimi anni lancia un segnale cruciale al mercato: quello di una rinnovata fiducia nella solidità finanziaria del Paese. Questa percezione di ridotto rischio Paese è fondamentale, poiché mitiga il timore di shock improvvisi sui prezzi delle obbligazioni e rende l’investimento meno volatile. Lo spread tende a salire in momenti di incertezza e a contrarsi in fasi di maggiore stabilità; l’andamento attuale sembra chiaramente collocarsi in questa seconda categoria.
Un altro fattore positivo è il contesto di politica monetaria. I mercati danno ormai per certo che la Bce manterrà invariati i tassi di interesse al 2%, confermando una pausa di assestamento per la quarta volta consecutiva. Un quadro monetario così prevedibile agisce da potente fattore di stabilità per tutti i titoli di stato dell’area euro. Gli analisti cominciano già a scrutare l’orizzonte del 2026, valutando la possibilità di un nuovo rialzo dei tassi, ma questa eventualità non sembra turbare gli investitori.
Ma la guardia resta alta
Nonostante il quadro positivo, alcune sfide permangono. L’elevato livello del debito pubblico italiano richiede continua attenzione da parte delle autorità di politica economica. Inoltre, come detto prima, il mercato obbligazionario globale rimane sensibile alle indicazioni delle banche centrali.
Secondo le previsioni di Trading Economics, il rendimento del Btp a 10 anni potrebbe scendere al 3,48% entro la fine del trimestre e al 3,27% nei prossimi 12 mesi. Se queste aspettative si realizzeranno, lo spread potrebbe mantenersi su livelli contenuti, a meno di impreviste turbolenze politiche o economiche.