L’Opec taglia le previsioni e rinuncia all’aumento produttivo: prezzi in caduta

L'ultimo rapporto mensile del cartello ha evidenziato le fragilità della domanda di greggio e confermato la frenata dell'economia mondiale, avallando la rinuncia ad un aumento produttivo decisa la scorsa settimana

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Redazione

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La frenata dell’economia globale e soprattutto della Cina hanno costretto l’Opec a rivedere al ribasso le previsioni di crescita della domanda di petrolio per l’anno in corso, giusto alcuni giorni dopo aver rinviato l’atteso aumento produttivo. Uno scenario che i prezzi stanno scontando da tempo, anche se negli ultimi giorni le quotazioni hanno accelerato al ribasso è e si sono riportate sotto i 70 dollari al barile.

Le nuove (più pessimistiche) previsioni

Il cartello dei produttori di greggio ha rivisto al ribasso la crescita della domanda globale di petrolio per il 2024, indicandola a 2,03 milioni di barili al giorno rispetto ai 2,11 milioni di barili al giorno previsto in precedenza. Anche per il 2025 c’è stata una leggerissima revisione al ribasso delle previsioni di crescita, che si attesterà a 1,74 milioni di barili al giorno dagli 1,78 mbg indicati in precedenza.

Colpa della Cina che rallenta

Gran parte della revisione al ribasso è stata determinata dalla Cina, la cui economia sta rallentando, anche il settore manifatturiero, come evidenziato dai più recenti dati dei PMI. Nella grande economia asiatica, la crescita della domanda dovrebbe ora attestarsi a 650mila barili al giorno nel 2024, in calo rispetto alla precedente stima di 700mila barili al giorno.

L’Opec ha ricordato che l’economia cinese è alle prese con sfide economiche, soprattutto con le difficoltà del settore immobiliare. Anche lo spostamento verso fonti energetiche più pulite sta impattando la domanda di greggio- – ha spiegato il cartello – Il crescente uso di camion GNL e veicoli elettrici, infatti, potrebbero ridurre la domanda di diesel e benzina.

Il rinvio dell’aumento produttivo

La scorsa settimana si è riunito l’Opec+, la formazione allargata del cartello che include i produttori Opec ed alcuni membri esterni, come la Russia. I delegati hanno preso la difficile decisione di ritardare di due mesi l’aumento della produzione di petrolio che era previsto per ottobre.

Il mese prossimo sarebbe dovuto partire un piano per aumentare la produzione, da un iniziale incremento di di 180 mila barili per arrivare a restituire al mercato 2,2 milioni di barili al giorno nei mesi successivi. Il programma invece partirà da dicembre e proseguirà fino a novembre del prossimo anno. Un taglio di 2,2 milioni di barili al giorno era stato intrapreso da Algeria, Iraq, Kazakistan, Kuwait, Oman, Russia, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti come azione volontaria e quindi non rientra nella politica ufficiale vincolante per tutti i membri della coalizione Opec+.

Le quotazioni del greggio

Il petrolio è ormai sceso anche al di sotto dei 70 dollari al barile. Il future di ottobre sul Light crude statunitense (o WTI) scambia a 66,42 dollari al barile, mentre il più lontano contratto di novembre sul Brent quota 69,95 dollari al barile. Si tratta dei minimi dell’anno e di prezzi che non si vedevano dal mese di marzo 2023.