Nuovi massimi storici per l’Oro, che ha sfondato anche il tetto dei 4.400 dollari l’oncia, aggiornando una performance annuale già entusiasmante. A dare linfa al metallo prezioso in queste sedute pre-festive contribuiscono i volumi ridotti di trading e la tradizionale sistemazione delle posizioni di fine anno.
L’andamento del prezzo dell’oro
Il Future di febbraio sull’oro scambia a 4.457,90 dollari l’oncia, in rialzo dell’1,59% rispetto a ieri, dopo aver toccato un nuovo picco di tutti i tempi a 4.462,10 USD/Oncia. I prezzi sono aumentati di quasi il 70% dall’inizio dell’anno, avviandosi a chiudere un 2025 epico per il mercato dei preziosi. La performance dell’oro ha spinto anche l’argento, che ha toccato un nuovo record di 68,96 dollari l’oncia, portando il rialzo da inizio anno a +128%. Il prezzo spot è su questo stesso livello a 68,98 dollari.
Il ruolo di safe-heaven
Il metallo è ha ripetutamente aggiornato i suoi massini storici quest’anno di fronte all’incertezza per la situazione economica globale, che ne ha fatto apprezzare la natura di bene rifugio (safe-heaven). Ruolo che i mertalo prezioso di ritaglia anche a fine annno, in vista del lungo stop festivo e ella situazione geopolitica ancora fluida.
L’effetto tassi e il prossimo avvicendamento alla guida della Fed
A rivitalizzare il prezzo dell’oro hanno contribuito le politiche espansive delle banche centrali, in quest’ultimo scorcio d’anno della Federal Reserve, che ha tagliato per due volte i tassi d’interesse di riferimento. La politica della banca centrale statunitense si attende nel complesso accomodante, anche se al momento non c’è una chiara visibilità sui movimenti dei tassi sul 2026
In primo piano anche il processo di avvicendamento alla Presidenza, che contribuisce a generare incertezza, con il mandato di Powell che scade a maggio. Lo scenario più probabile vede una sterzata accomodante, ma l’indipendenza e la credibilità della banca centrale è da tempo in discussione a seguito delle ripetute pressioni esercitate dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump sull’attuale presidente Jerome Powell.
Gli acquisti delle banche centrali
spingere l’oro su nuove vette hanno poi contribuito gli acquisti delle banche centrali. Nell’ultimo report del World Gold Council di inizio dicembre è emerso che le banche centrali hanno acquistato 53 tonnellate nette a ottobre, in aumento del 36% su base mensile, registrando la più ampia domanda netta mensile su base annua. Un gruppo di acquirenti abituali, guidato dalla Banca Nazionale di Polonia, ha guidato gli acquisti. A fine ottobre, il totale di acquisti si è attestato a 254 tonnellate, in calo rispetto agli anni precedenti.