Petrolio, schivato il pericolo del maxi aumento: Opec+ aumenta la produzione

Il cartello aumenterà la produzione di 137.000 barili al giorno, un ritocco inferiore alle aspettative ed in linea con quello del mese precedente, in un contesto economico ancora cauto

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Redazione

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Nella riunione online di domenica, gli otto paesi dell’OPEC+ hanno deciso di aumentare le loro quote di produzione di 137.000 barili al giorno a novembre. Si tratta di un aumento di pari entità rispetto a quello approvato nella precedente riunione di settembre, ma inferiore rispetto alle aspettative di molti analisti. Il tutto mentre il cartello cerca di evitare di esercitare pressioni sui prezzi a causa della domanda debole. Gli otto paesi dell’organizzazione si riuniranno di nuovo il prossimo 2 novembre.

L’aumento stabilito per il mese ottobre

“Alla luce delle stabili prospettive economiche globali e degli attuali solidi fondamentali del mercato, come riflesso delle basse scorte di petrolio”, l’Arabia Saudita, la Russia e gli altri sei membri dell’Opec+ “hanno deciso di attuare un aggiustamento della produzione di 137.000 barili al giorno rispetto agli ulteriori aggiustamenti volontari di 1,65 milioni di barili al giorno” rispetto ai livelli di ottobre. Lo si legge in una nota dell’organizzazione dei maggiori esportatori di petrolio.

Intanto, il Future Petrolio Brent dicembre 2025 raggiunge i 65,5 dollari al barile (+1,6%) e il future Petrolio Greggio WTI novembre 2025 sfiora i 62 dollari (+1,7%).

“I paesi continueranno a monitorare e valutare attentamente le condizioni di mercato e, nel loro continuo impegno a sostenere la stabilità del mercato, hanno ribadito l’importanza di adottare un approccio cauto e di mantenere la massima flessibilità per sospendere o annullare gli ulteriori aggiustamenti volontari della produzione”

aggiunge la nota dell’OPEC+.

Le aspettative degli analisti e gli aumenti precedenti

L’aumento stabilito per ottobre è ben al di sotto dell’aumento fino a 500mila barili al giorno che alcuni partecipanti al mercato avevano previsto, una prospettiva che aveva guidato la svendita della scorsa settimana.

Sia il Brent Oil Futures che West Texas Intermediate (WTI) crude futures, infatti, sono crollati di oltre l’8% la scorsa ottava, registrando il calo settimanale più ripido in quasi tre mesi.

La decisione ha alleviato i trader che temevano che un’ondata di nuovi barili avrebbe sopraffatto una domanda fragile. Negli ultimi mesi, infatti, Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Oman e Algeria hanno già aumentato le loro quote di oltre 2,5 milioni di barili al giorno, e stanno gradualmente annullando i tagli record messi in atto durante la pandemia.

Da ultimo, nella riunione di inizio settembre, il cartello aveva stabilito di attuare un aggiustamento della produzione di 137.000 barili al giorno.

Le prospettive

I mercati petroliferi rimangono sotto pressione a causa dell’aumento della produzione di shale negli Stati Uniti e di un’outlook economico globale contenuto. Le preoccupazioni per l’indebolimento dell’attività industriale in Europa e in Asia, insieme a un dollaro forte, hanno pesato sulle aspettative della domanda nelle ultime settimane.

E in questo conteso l’Agenzia Internazionale per l’Energia prevede che la domanda di petrolio aumenterà solo di 700mila barili al giorno tra il 2025 e il 2026.