Mercato azionario, cosa c’è dietro il sell-off?

L’analisi degli esperti di Schroders: “Un atterraggio morbido per l’economia rimane il nostro scenario centrale”

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Redazione

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Nei giorni scorsi i mercati azionari globali hanno registrato un’estrema volatilità, con forti cali registrati dai principali indici. L’indice MSCI All-Country World (ACWI) è sceso del -6,4% in tre giorni (fonte FactSet al 5 agosto 2024, rendimento netto in dollari USA). A partire dal 6 agosto ci sono alcuni segnali di ripresa, con i mercati giapponesi in risalita. A tracciare il quadro della situazione è un’analisi degli esperti di Schroders, uno dei principali gruppi finanziari globali quotato alla Borsa di Londra dal 1959 e parte dell’indice FTSE 100.

Cosa ha guidato il sell-off e quanto dovrebbero essere preoccupati gli investitori?

In primo luogo – si legge nell’analisi di Schroders – è importante ricordare che i forti cali non sono particolarmente insoliti nei mercati azionari. “Negli ultimi giorni – ha dichiarato Simon Webber, Head of Global Equities di Schroders – c’è stato un violento sell-off delle azioni, che ha penalizzato il consenso e le contrattazioni si sono fatte intense. Tuttavia, questi movimenti devono essere analizzati in un contesto di mercati azionari eccezionalmente forti da ottobre 2023 (a metà luglio, l’indice MSCI All-Country World era salito di circa il 32% dai minimi di ottobre) e una correzione è perfettamente normale”.

Quanto dovrebbero preoccuparsi gli investitori per dati economici statunitensi più deboli?

Nella riunione del 30 e 31 luglio, la Federal Reserve ha mantenuto i tassi d’interesse invariati ai massimi da 23 anni, nonostante alcuni segnali di indebolimento dell’inflazione. Questa decisione è stata seguita all’inizio di agosto da dati sull’occupazione negli Stati Uniti più deboli. Il rapporto sui salari non agricoli ha mostrato che a luglio sono stati aggiunti 114.000 posti di lavoro, ben al di sotto delle aspettative di consenso di 175.000, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 4,3%. “L’aumento del tasso di disoccupazione – afferma George Brown, Senior US Economist di Schroders – ha innescato la ‘regola di Sahm‘ che segnala l’inizio di una recessione quando la media mobile a tre mesi del tasso di disoccupazione aumenta di 0,5 punti percentuali o più rispetto al suo minimo nei 12 mesi precedenti. Questa regola è stata un indicatore affidabile di recessione in passato, ma ha anche dato alcuni falsi positivi”. Gli investitori stanno nutrendo dei timori riguardo al fatto che la Fed stia aspettando troppo a tagliare i tassi di interesse e che questa sua mancata azione possa innescare una recessione. “Il problema – aggiunge Brown – è che a giugno la Fed ha segnalato un solo taglio dei tassi quest’anno. È stata una modalità troppo aggressiva e l’ha resa incapace di cambiare rapidamente rotta a luglio. La Fed potrebbe tagliare di 50 punti base a settembre per recuperare il tempo perduto. Ma il mercato sta ora scontando cinque tagli nel 2024, il che è una reazione eccessiva. Per molti versi, i recenti dati più deboli sul mercato del lavoro mostrano che i tassi di interesse più elevati stanno funzionando come previsto: se i tassi sono restrittivi ci si aspetta un ammorbidimento del mercato del lavoro. Inoltre, gran parte dell’aumento del tasso di disoccupazione è dovuto alla nuova offerta di lavoro a seguito dell’immigrazione attraverso il confine meridionale degli Stati Uniti. È importante non dare troppo peso al rapporto sull’occupazione di un singolo mese. Dobbiamo aspettare almeno un altro paio di mesi per vedere se si tratta di un trend. I dati sulla crescita economica degli Stati Uniti nel secondo trimestre sono stati solidi, con un Pil in aumento del 2,8% su base annua. Non crediamo che la recente debolezza dei dati statunitensi giustifichi un sell-off della portata che abbiamo visto negli ultimi giorni”.

L’impatto dell’aumento dei tassi della Banca del Giappone

Mercoledì 31 luglio, la Banca del Giappone ha aumentato i tassi di interesse allo 0,25% dal precedente intervallo 0-0,1%. “L’aumento dei tassi della Banca del Giappone –  spiega Taku Arai, Deputy Head of Japanese Equities – riflette la sua fiducia nello sviluppo macroeconomico del Paese, compresa la crescita dei salari. Inoltre, mitiga il rischio di un’ulteriore debolezza dello yen, che avrebbe potuto portare a un aumento dell’inflazione in Giappone”. Combinato con i dati statunitensi più deboli, che suggeriscono che la Fed dovrà tagliare i tassi di interesse, ciò ha causato un forte rafforzamento dello yen giapponese. Fattore questo che, a sua volta, ha scatenato un’ulteriore volatilità del mercato.

“I carry trade sullo yen giapponese (in cui gli investitori prendono in prestito in yen e investono in asset esteri a più alto rendimento) al momento – spiega Webber – vengono rapidamente liquidati, causando un’elevata volatilità e un rapido apprezzamento dello yen. Lo yen era diventato molto sottovalutato. Per ora è difficile dire se i mercati abbiano reagito in modo eccessivo o se tutto il posizionamento sia stato liquidato”.

Questi bruschi movimenti dello yen hanno causato turbolenze nei mercati ma, come sempre in qualsiasi cambiamento di tendenza, ci sono vincitori e vinti. “Riteniamo – afferma Arai – che questi trend di mercato sosterranno la nostra visione rialzista sui titoli giapponesi a bassa capitalizzazione, data la loro maggiore attenzione al mercato interno. Il settore finanziario è un altro beneficiario. Tuttavia, gli esportatori giapponesi vedranno probabilmente un impatto negativo”.

Gli utili societari sono motivo di preoccupazione?

Il sell-off ha coinciso con la stagione degli utili societari per il secondo trimestre, ma questi hanno dato pochi motivi di allarme. “Gli utili del secondo trimestre sono stati piuttosto robusti sui principali mercati azionari, anche se con evidenti sacche di debolezza dei consumatori – sottolinea Webber –. I recenti movimenti del mercato rappresentano in gran parte un declassamento delle azioni che riflette una prospettiva più incerta per l’economia statunitense, facendo scendere le valutazioni azionarie statunitensi dai livelli elevati che si sono visti per diverso tempo”. In effetti, con la stagione degli utili per l’S&P 500 statunitense ormai completata intorno al 75%, ci sono stati più successi che mancati guadagni. “La crescita degli utili – sottolinea Tina Fong, Strategist – è stata buona, intorno al 14%, superiore a quanto il consenso si aspettava per questa stagione degli utili. Sembra però che il mercato sia rimasto deluso dal fatto che l’entità delle sorprese positive sugli utili sia stata più contenuta rispetto ai trimestri precedenti”.

L’attuale sell-off del mercato è stato guidato da alcune aree precedentemente popolari, come i titoli tecnologici. Diverse grandi aziende tecnologiche statunitensi hanno evidenziato l’impatto della spesa per l’intelligenza artificiale. “Per gli investitori, – aggiunge Fong – la capacità di queste aziende tecnologiche di monetizzare la spesa per l’intelligenza artificiale rimarrà un tema importante nei prossimi trimestri”.

Le implicazioni per gli investitori azionari

Il Giappone ha sopportato le pressioni maggiori in termini di sell-off negli ultimi giorni, ma la mossa della BoJ non è solo una cattiva notizia per l’azionario. “Si prevede – afferma Arai – che un’inversione della debolezza dello yen, unita alla crescita dei salari, sosterrà i consumi in futuro. Sulla base di queste tendenze economiche, manteniamo una prospettiva positiva sulla forza degli utili delle società giapponesi nel loro complesso”. “Un atterraggio morbido per l’economia – afferma Webber – rimane il nostro scenario centrale e ci aspettiamo ancora che i mercati azionari siano ben sostenuti nel medio termine da una modesta crescita degli utili societari. L’idea di fondo è che i mercati azionari erano vulnerabili a una correzione, ma i fondamentali delle società sono discreti e l’aumento della volatilità è un’opportunità di riposizionamento là dove si verificano dislocazioni”.