La guerra in Medioriente ha sinora avuto impatti limitati ai rating dei Paesi coinvolti nel conflitto – Israele e Libano – al di là delle ingenti perdite umane e degli impatti economici non indifferenti, ma esistono rischi a carattere regionale che potrebbero portare ad un peggioramento dei parametri di credito della regione. E’ quanto stima S&P Global Ratings in un rapporto dedicato ai Paesi coinvolti nella guerra in Medioriente.
Il rating su Israele è attualmente due gradini al di sotto del livello del 7 ottobre 2023, riflettendo aspettative fiscali e di crescita più deboli fino al 2025, nonché rischi per la sicurezza significativamente aumentati. Quanto al Libano, sebbene rimanga in default, si ritiene che anche le sue prospettive economiche e di ripresa si siano indebolite.
L’escalation del conflitto
Dalla metà di settembre 2024, l’attenzione militare di Israele sembra essersi spostata più a nord di Gaza. Si è infatti assistito a un’impennata della lotta israeliana contro Hezbollah nel Libano meridionale ed a Beirut ed all’attacco missilistico dell’Iran contro Israele.
“Ciò significa un ulteriore intensificazione della guerra in corso dall’ottobre 2023, oltre le nostre precedenti aspettative”, afferma l’agenzia di rating, che vede “il rischio di ramificazioni regionali più ampie per il debito sovrano e l’affidabilità creditizia in peggioramento”.
Le prospettive
S&P continua a ritenere improbabile l’emergere di un conflitto diretto e prolungato tra Israele/Stati Uniti ed Iran. L’ultimo ciclo di escalation ha indotto però l’agenzia a ritenere probabile che il conflitto persista fino al 2025, aumentando il rischio di sviluppi negativi, con potenziali impatti sui rating sovrani della regione. L’agenzia, in particolare, valuta come moderato l’attuale livello di pressione nell’area, ma ritiene che potrebbero emergere fattori di stress elevato.
I fattori di rischio e impatti per l’area
Nel rapporto S&P riassume brevemente una serie di ipotetici stress regionali che potrebbero causare un peggioramento dei parametri creditizi dell’area. In particolare, vengono presi in considerazione 4 scenari in relazione al grado di stress preso in considerazione:
- stress modesto che si avrebbe con un conflitto diretto e indiretti fra Israele di breve durata (meno di 3 mesi) ed implicherebbe un impatto limitato sui rating dell’area;
- stress moderato che prevede un allargamento del conflitto Iran-Israele, anche a livello temporale, ed avrebbe impatti su crescita economica, presso dell’energia e scambi, ma sarebbe ancora gestibile sul piano fiscale e creditizio;
- stress elevato che si concretizzerebbe con il persistere di attacchi intensi e prolungati fra Israele ed Iran, tali da avere impatti macroeconomici su tutta l’area mediorientale, mettendone a rischio la stabilità;
- stress severo che si verificherebbe con il pieno coinvolgimento delle forze alleate (Stati Uniti e Paesi del Golfo) ed implicherebbe una impennata dei prezzi dell’energia, rischi per l’export, impatti duraturi sull”economia regionale e maggiore stress dal lato fiscale e creditizio.
Fra i fattori di rischio che potrebbero comportare un peggioramento della situazione della regione, S&P cita eventuali blocchi del traffico commerciale via mare e l’impennata dei prezzi dell’energia causata da un attacco alle infrastrutture petrolifere, oltre all’aumento dei costi sociali e per la sicurezza e all’impatto sul turismo.