L’accordo di pace è stato appena firmato in Egitto e già si pensa alla ricostruzione di Gaza, un maxi investimento previsto dagli accordi di pace, che frutterà parecchi miliardi di dollari di commesse a società operanti nelle infrastrutture e nelle costruzioni.
E’ già partito un primo bando da 170 milioni di dollari per i servizi sanitari più urgenti, mentre si parla di una cifra monstre di 80 miliardi di dollari per la ricostruzione. L’attesa per la concessione di grandi commesse per l’edilizia, la sanità e l’energia sta galvanizzando il settore edile a Piazza Affari così come sulle altre piazze europee, con effetti positivi su diversi titoli quotati.
La banca mondiale stima investimenti per 80 miliardi
Le stime aggiornate della Banca Mondiale stimano costi di ricostruzione per Gaza attorno agli 80 miliardi di dollari, in aumento rispetto alla precedente previsione di 53 miliardi di dollari formulata a metà febbraio, spalmati su dieci anni. Una cifra che equivale a circa 46mila dollari ad abitante. Circa 20 miliardi saranno da spendere nei primi tre anni per cercare di riavviare Gaza.
Si tratta di quattro volte il PIL combinato di Cisgiordania e Striscia di Gaza di prima dello scoppio della guerra (2022). Una cifra che dovrà essere spesa per rimettere in sesto le infrastrutture, a partire da quelle elettriche, e per la sanità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che saranno necessari oltre 7 miliardi per riavviare i servizi sanitari. Per la ricostruzione di case, scuole, reti elettriche si stima di spendere circa 30 miliardi.
Primi contratti per la ricostruzione già assegnati
La Banca Mondiale ed il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) stanno predisponendo i primi contratti per la ricostruzione, a partire dalla rimozione delle macerie e dalla ricostruzione delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie.
La Lega Araba vuole essere della partita ed ha messo a punto un Piano per la Ricostruzione di Gaza, finanziato da Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Egitto, sotto il coordinamento della Banca Mondiale e delle Nazioni Unite. La Commissione Europea ha annunciato la firma di una linea di credito da 400 milioni di euro per sostenere la ripresa economica e la resilienza del settore privato in Palestina.
Le società coinvolte nei lavori
Molti gruppi operanti in Medioriente si stanno già muovendo per aggiudicarsi cospicue commesse a Gaza. Fra questi l’egiziana Orascom Construction e Arab Contractors, la libanese Consolidated Contractors Company e le turche Limak Holding e Tekfen.
Molti contratti arriveranno anche per le società statunitensi come Bechtel, Aecom e Fluor, che si occupano di infrastrutture, ma anche Caterpillar per la fornitura di macchinari pesanti.
Chi ci guadagna in Borsa
L’attesa di ricchi contatti sta anche infiammando i titoli quotati in Borsa. Fra le big europee si segnalano le big del cemento e delle costruzioni come la svizzera Holcim (+3,5% su settimana), la tedesca Heidelberg Materials (+4,8%) e le francesi Bouygues (+2,8%) e Vinci (+1,7%), mentre resta in disparte la connazionale Saint-Gobain (-2,3%).
Tra i titoli più più attivi a Piazza Affari nelle ultime sedute si segnalano il general contractor Webuild di Salini, che non evidenzia grandi salti per ora, mentre si infiammano Buzzi, che accumula un guadagno sulla settimana del 5% e Cementir, che sale del 3,2% sui sette giorni.