La Federal Reserve ha rispettato le attese del mercato mantenendo i tassi di interesse fermi, ma il governatore Powell ha avvertito di nuove strette monetarie. Con una votazione unanime del FOMC (Federal Open Market Committe), i Fed Funds restano nel range del 5,25-5,5%.
La stretta continua
Fin qui tutto come da previsioni, ma l’attenzione degli investitori si sposta già alle prossime riunioni. Sì, perché, le decisioni continueranno a essere prese “riunione dopo riunione” in base ai dati.
La Fed continuerà probabilmente a mantenere un approccio restrittivo finché non ci sarà l’urgenza di cambiare. E dopo la pausa di settembre, gli addetti ai lavori si aspettano un rialzo dei tassi a novembre. Il governatore, Jerome Powell, ha detto infatti che la Banca centrale prevede di “mantenere la politica a un livello restrittivo” finché non sarà “fiduciosa che l’inflazione si sta muovendo verso il basso in modo sostenibile” in direzione dell’obiettivo della Fed. “Vogliamo vedere migliori risultati – ha detto in conferenza stampa il presidente – prima di arrivare alla conclusione” che l’attuale livello dei tassi è sufficiente.
“Le valutazioni – si sottolinea nel documento del FOMC – terranno conto di un’ampia gamma di dati, comprese le condizioni del mercato del lavoro, le pressioni inflazionistiche e le aspettative di inflazione, nonché gli sviluppi finanziari e internazionali”. Nel frattempo, i banchieri hanno ritenuto che “gli indicatori recenti suggeriscono che l’attività economica si è espansa a un ritmo sostenuto. L’aumento dei posti di lavoro ha subito un rallentamento negli ultimi mesi, ma rimane forte, e il tasso di disoccupazione è rimasto basso, mentre l’inflazione resta elevata”. Nel contempo, “il sistema bancario statunitense è solido e resiliente, ma le condizioni di credito più restrittive per le famiglie e le imprese probabilmente peseranno sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione”.
Dot Plot aggiornati
In concomitanza con la riunione del FOMC, sono state presentate le proiezioni dei vari partecipanti (il cosiddetto dot plot) sulla crescita del PIL reale, del tasso di disoccupazione e dell’inflazione nel periodo compreso fra il 2023 ed il 2026 e nel lungo periodo. La crescita del PIL viene rivista al rialzo quest’anno al 2,1% dall’1,8% stimato a giugno, all’1,5% nel 2024 dall’1,1% precedente, e confermato all’1,8% nel 2025 e nel più lungo periodo. Quanto alla disoccupazione, il tasso è ora atteso al 3,8% nel 2023, al 4,1% nel 2024 e 2025, mentre per il più lungo periodo viene indicata una media del 4%. Le attese sull’inflazione sono state alzate al 3,3% nel 2023 ed al 2,2% nel 2025, mentre viene confermato un tasso del 2,5% nel 2024., quanto all’inflazione core si stima un 3,7%, 2,6% e 2,3% rispettivamente nel 2023, 2024, e 2025. Ciò implica la conferma di tassi più alti più a lungo.
Le previsioni dei banchieri sui tassi
Le indicazioni circa la politica monetaria più appropriata, segnalano tassi al 5,6% quest’anno, al 5,1% il prossimo (dal 4,6% delle previsioni di giugno) ed al 3,9% per il 2025 (3,4% a giugno).
Powell ha poi spiegato un po’ meglio in cosa consistano queste attese. “Ogni componente del FOMC scrive cosa si attende sui tassi: 7 componenti hanno scritto che si attendono che non servono altri rialzi, mentre 12 componenti che si attendono un altro ritocco all’insù entro la fine dell’anno. Ma – ha precisato il governatore – questo non significa che poi faremo così. Sono semplicemente previsioni che facciamo oggi per avere un quadro in base al quale assumere le decisioni di oggi”. Per prendere le future decisioni, “vogliamo vedere i dati. Vogliamo prove convincenti” sul fatto che l’inflazione si muoverà nella direzione auspicata dalla Fed. Questa posizione attendista consentirà alla Fed di guadagnare altre sei settimane per poter trarre le sue conclusioni prima del meeting di novembre.