Mercati europei chiudono in rialzo la settimana delle banche centrali

Come è andata l'ultima seduta e la settimana delle Borse del Vecchio Continente

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Redazione

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Le Borse europee hanno chiuso in rialzo l’ultima seduta della settimana, priva di grandi spunti con l’ingresso già nel clima prefestivo che caratterizzerà anche la prossima ottava, più breve del consueto per via del Natale. La notizia del giorno, comunque ampiamente attesa dai mercati, è che la Banca del Giappone (BoJ) ha aumentato il tasso di interesse di riferimento di 0,25 punti base allo 0,75%, il livello più alto dal 1995. Nella sua dichiarazione, la BoJ riconosce la diminuzione del rischio derivante dalle politiche commerciali statunitensi e sottolinea la sua fiducia nel fatto che i salari continueranno ad aumentare e ad aumentare ulteriormente la pressione sui prezzi.

La svolta restrittiva della Banca del Giappone, ma anche le preoccupazioni sul budget francese per il 2026 e sul prestito europeo all’Ucraina, hanno pesato anche sui rendimenti dei titoli di Stato europei, oggi tutti in rialzo, con il decennale tedesco che è arrivato al 2,89% e il trentennale che ha toccato un massimo a 14 anni dopo che la Bundesbank ha annunciato di attendersi un rafforzamento marcato della crescita nei prossimi anni.

Gli indici europei

Tra le principali Borse europee bilancio positivo per Francoforte, che vanta un progresso dello 0,37%, sostanzialmente tonico Londra, che registra una plusvalenza dello 0,61%, e trascurata Parigi, che resta incollata sui livelli della vigilia.

Piazza Affari archivia la giornata con un guadagno frazionale sul FTSE MIB dello 0,66%, proseguendo la serie positiva iniziata mercoledì scorso; sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share fa un piccolo salto in avanti dello 0,60%, portandosi a 47.452 punti. Pressoché invariato il FTSE Italia Mid Cap (+0,14%); con analoga direzione, sui livelli della vigilia il FTSE Italia Star (-0,13%).

I titoli italiani

In cima alla classifica dei titoli più importanti di Milano, troviamo Saipem (+1,97%), Leonardo (+1,90%), Telecom Italia (+1,76%) e Ferrari (+1,70%). I più forti ribassi, invece, si sono verificati su Brunello Cucinelli, che ha archiviato la seduta a -2,06%. Tentenna Tenaris, che cede l’1,49%. Sostanzialmente debole Moncler, che registra una flessione dell’1,26%. Si muove sotto la parità Campari, evidenziando un decremento dell’1,25%.

Tra i migliori titoli del FTSE MidCap, Juventus (+7,25%), Sesa (+4,48%), Fincantieri (+2,37%) e OVS (+1,88%). Le peggiori performance, invece, si sono registrate su Ariston Holding, che ha chiuso a -4,25%. Soffre D’Amico, che evidenzia una perdita del 2,65%. Preda dei venditori Reply, con un decremento dell’1,97%. Si concentrano le vendite su MFE A, che soffre un calo dell’1,93%.

Le banche centrali

L’ultima settimana prima di Natale è solitamente una settimana importante per le banche centrali e quest’anno non ha fatto eccezione, con le riunioni delle banche centrali della zona euro, del Regno Unito, del Giappone, della Norvegia e della Svezia (oltre ad alcune altre). La riunione più interessante è stata quella della BCE. Pur mantenendo i tassi invariati come previsto, la BCE ha rivisto al rialzo le proiezioni sia per la crescita del PIL che per l’inflazione. La presidente della BCE, Lagarde, ha tuttavia indicato una prospettiva neutrale sui tassi durante la conferenza stampa.

La Banca d’Inghilterra ha tagliato i tassi di 25 punti base come previsto, mentre la Banca del Giappone ha fatto il contrario, alzandoli di 25 punti base. Anche le posizioni di partenza sono diverse: i tassi in Giappone ora sono allo 0,75%, mentre il taglio nel Regno Unito ha portato i tassi al 3,75%. Sia la Norges Bank che la Riksbank hanno lasciato i tassi invariati come previsto.

I dati macroeconomici

Sul fronte dei dati, gli indicatori dell’Eurozona hanno registrato un indebolimento a novembre, con un lieve calo del PMI composito da 52,8 a 51,9 (consenso 52,6) e un calo analogo dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche. Negli Stati Uniti, il dato più degno di nota è stato l’inflazione di novembre, che ha registrato un forte calo al 2,6% annuo dal 3,0% annuo di settembre (l’inflazione di ottobre non è stata registrata a causa dello shutdown governativo statunitense). Tuttavia, i dati potrebbero essere stati distorti dallo shutdown.

Guardando alla giornata odierna, in Italia a dicembre la fiducia dei consumatori, dopo il calo di novembre, è salita da 95 a 96,6 (massimo da marzo): il rialzo è stato trainato dalle valutazioni sulla situazione personale corrente, grazie a ridimensionati timori sulla disoccupazione e al migliorato giudizio di opportunità sull’acquisto di beni durevoli. In Eurozona a ottobre l’avanzo delle partite correnti è migliorato a 25,7 miliardi di euro da 23,6 miliardi di settembre. Sempre in Eurozona, a dicembre la fiducia consumatori è risultata in calo.