Le banche dell’eurozona stanno continuando a macinare utili grazie soprattutto alla decisione della Banca centrale europea di alzare in modo aggressivo i tassi di interesse per riportare l’inflazione sotto controllo. Non bisogna però dimenticare che le prospettive macroeconomiche sono circondate da grande incertezza e le tensioni geopolitiche non accennano a diminuire: nella prima metà del 2023 le turbolenze del settore bancario negli Stati Uniti e in Svizzera hanno infatti velocemente aumentato l’incertezza e alterato la percezione del mercato nei confronti delle banche. La banche sono quindi pronte per affrontare la prossima crisi? Secondo quanto emerso dalle prova di stress 2023 condotte da Banca centrale europea (BCE) e Autorità bancaria europea (EBA) la risposta è sì.
I risultati dello stress test mostrano che le banche europee rimangono resilienti in uno scenario avverso che combina una grave recessione dell’UE e globale, tassi di interesse in aumento e spread di credito più elevati. In altre parole, il risultato dello prova illustra chiaramente i vantaggi dei miglioramenti nella solidità finanziaria delle banche quando si tratta di capitale e qualità degli attivi dopo la crisi finanziaria globale.
Il funzionamento
La BCE ha sottoposto all’esercizio di stress 98 banche su cui vigila direttamente. Di queste, 57 rappresentano i maggiori enti creditizi dell’area dell’euro che sono inclusi nella prova di stress a livello di UE coordinata dall’Autorità bancaria europea (ABE), mentre 41 sono banche di medie dimensioni non comprese nel campione dell’ABE. Insieme costituiscono circa l’80% degli attivi totali del settore bancario dell’area dell’euro.
La prova di stress misura come le banche affronterebbero un ipotetico scenario economico avverso, che presuppone un periodo prolungato di bassa crescita, alti tassi di interesse e inflazione elevata. In particolare, lo scenario avverso nello stress test a livello di UE del 2023 implica un’inflazione persistente e più elevata nell’UE, tassi di interesse e differenziali di credito in aumento, gravi recessioni nell’UE e nel mondo, con un tasso di disoccupazione notevolmente elevato e un calo sostanziale dei prezzi degli asset. Lo scenario avverso presuppone che il PIL reale nell’UE diminuisca cumulativamente del 6% nell’orizzonte di tre anni. Questo è più grave rispetto ai precedenti stress test EBA.
La prova di stress non punta a “promuovere o bocciare” le banche e pertanto non prevede soglie per determinare se un ente abbia superato o meno l’esercizio. I risultati confluiranno invece nel dialogo che i responsabili della vigilanza intrattengono nel continuo con le banche, in cui spiegano le proprie valutazioni e discutono le possibili misure volte a colmare le eventuali carenze.
I principali risultati
Il coefficiente del capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1, CET1) delle 98 banche partecipanti all’esercizio diminuirebbe in media di 4,8 punti percentuali, portandosi al 10,4%, se fosse esposto a tre anni di tensioni in condizioni macroeconomiche molto difficili. Il CET1 è un coefficiente che indica il grado di patrimonializzazione delle banche e si esprime in percentuale, mettendo a rapporto il capitale ordinario versato di un banca con le sue attività ponderate per il rischio.
Al termine dell’orizzonte di proiezione, il CET1 ratio a livello di sistema si attesterebbe, come detto, al 10,4% nello scenario avverso, e al 16,4% nello scenario di base. L’impatto mostra un elevato grado di eterogeneità tra le banche, in linea con le aspettative, vista la diversità dei modelli di business e delle strutture di bilancio del settore bancario. Nello scenario avverso, 53 banche sarebbero soggette a restrizioni sui pagamenti dei dividendi in almeno un anno dell’orizzonte di proiezione.
Gli impatti maggiori
I rischi di credito e di mercato nonché la minore capacità di generare reddito hanno determinato l’impatto patrimoniale negativo nello scenario avverso. Alle perdite su crediti è riconducibile una diminuzione del coefficiente di CET1 di 4,5 punti percentuali.
Allo stesso tempo, 1,4 punti percentuali dell’erosione complessiva del capitale sono attribuibili al rischio di mercato, in particolare agli effetti di rivalutazione derivanti dalle posizioni valutate al fair value.
Anche la capacità delle banche di generare reddito si riduce nello scenario avverso, con un calo del margine di interesse, dei dividendi e dei proventi netti da commissioni e provvigioni che nell’insieme incide per 3,6 punti percentuali sulla diminuzione del CET1 rispetto allo scenario di base.
La situazione di partenza migliore
L’erosione del capitale alla fine dell’orizzonte temporale di tre anni è stata inferiore rispetto alle precedenti prove di stress, principalmente perché nel complesso le banche hanno affrontato l’esercizio in condizioni migliori, con attività di qualità più elevata e una maggiore redditività. Per alcuni enti la qualità del portafoglio prestiti è migliorata significativamente dal 2021. Questi fattori hanno aiutato le banche a fronteggiare lo scenario avverso, che ipotizzava un prolungato periodo di inflazione elevata e alti tassi di interesse. In molti casi, l’effetto positivo dell’aumento dei tassi sul reddito da interessi ha persino compensato le tensioni sui costi della provvista. Dall’altro lato, in base alle proiezioni, le spese di amministrazione delle banche sarebbero aumentate a causa dell’incremento dell’inflazione.