La crescita economica già debole del 2023 è stata ulteriormente colpita dalla recente crisi in Israele, che ha riacceso i timori di una nuova guerra, innescando preoccupazioni per l’evoluzione della congiuntura mondiale In questo scenario di grande incertezza sono emerse alcune tendenze di mercato, che sembrano di nuovo penalizzare gli asset più rischiosi a favore di quelli più sicuri. E’ quanto emerge da uno studio di Intermonte che analizza l’andamento mensile delle azioni delle società a piccola e media capitalizzaizone quotate sul mercato italiano (small & mid cap).
La performance di mercato penalizza le small & mid cap
Il mercato azionario italiano nell’ultimo mese al 19 ottobre 2023 ha perso il 3,7%, ma si conferma in rialzo del 14,9% su base annua. L’indice FTSE Italy Mid-Cap, rappresentativo delle società a media capitalizzazione, ha registrato una performance peggiore (-5,1%), ha sottoperformando l’indice principale del 1,4 punti percentuali nell’ultimo mese (-16,9% da inizio anno su base relativa).
Anche l’indice FTSE Italy Small Caps, rappresentativo delle piccole imprese ha fatto peggio (-5,3%) registramdo una performance di 1,6 punti percentuali inferiore al mercato (-24,9% su base relativa dall’inizio del 2023).
Guardando alle performance delle PMI in Europa, l’indice MSCI Europe Small Caps è sceso del 6,2% nell’ultimo mese, registrando una performance anche peggiore rispetto alle mid/small cap italiane.
Rendimenti dei BTP spiccano il volo
Nel frattempo, i rendimenti dei titoli governativi faticano a normalizzarsi, poiché i deficit pubblici accumulati negli anni di pandemia dalle principali economie a livello globale stanno creando un eccesso di offerta.
In particolare, in Italia i tassi d’interesse hanno superato il 5%, riportando alla luce antichi problemi come lo squilibrio del rapporto debito/PIL, le preoccupanti dinamiche demografiche e la scarsa produttività della forza lavoro.
Uno scenario incerto che si rivela sfavorevole per le mid/small cap, che rappresentano un’asset class relativamente più rischiosa dei titoli di stato nostrani, soprattutto in termini di liquidità.
Nessuna recessione ma si impone una scelta selettiva
Dal punto di vista operativo, i risultati del terzo trimestre dovrebbero fornire scarso supporto, con alcuni settori che iniziano a riflettere il deterioramento economico in corso. Ciononostante, continuiamo a ritenere che il rischio di una vera e propria recessione sia piuttosto limitato.
Nel contesto attuale, gli analisti di Intermonte consigliano agli investitori di concentrarsi sui titoli che godono di ottima visibilità aziendale, almeno in termini relativi. “Riteniamo che le valutazioni – si sottolinea – siano particolarmente interessanti in alcuni settori, come quello dei servizi tecnologici alle imprese“.
Proseguono deflussi dai PIR: focus su incentivi
Sul fronte PIR, i rimborsi nei primi 8 mesi dell’anno sono stati pari a circa 1,8 miliardi di euro e ad oggi non sembrano esserci ancora i presupposti per un’eventuale inversione di tendenza.
Nella sua revisione trimestrale del 7 settembre 2023, Assogestioni ha pubblicato i dati aggiornati sulla raccolta PIR del secondo trimestre ‘23. Nel corso del trimestre, i PIR ordinari hanno registrato deflussi per 610 milioni di euro, mentre i PIR alternativi hanno registrato afflussi per 0,7 milioni di euro. In termini di AuM, i PIR ordinari hanno gestito 17,5 miliardi di euro, mentre 1,5 miliardi di euro sono stati investiti in fondi PIR alternativi.
Secondo l‘Osservatorio PIR, i dati sui deflussi in luglio e agosto sono rimasti poco incoraggianti, pari rispettivamente a -169,4 milioni di euro e -87,5 milioni di euro.
Di qui l’auspicio di Intermonte che il governo non dimentichi l’importanza di sostenere un mercato azionario in difficoltà, rinnovando gli incentivi alle nuove quotazioni e consentendo agli investitori di detenere più di un Piano Individuale di Risparmio (PIR).