L’Unione europea è pronta a colpire la fast fashion: durante l’Ecofin i 27 ministri dell’Economia dell’Unione europea dovrebbero dare il via libera all’abolizione della franchigia doganale sui pacchi extra-Ue di valore inferiore ai 150 euro.
Traduzione: sui pacchi di valore inferiore a tale soglia verrà introdotta una tassa, per scoraggiare gli acquisti di capi d’abbigliamento sulle piattaforme online di fast fashion.
Indice
Ue contro il fast fashion
Si punta a frenare la marea di spedizioni a basso costo provenienti, in larga parte, dai giganti dell’e-commerce cinesi come Temu, Shein e Aliexpress.
Fino a oggi, milioni di pacchi di piccolo valore stimati in 4,6 miliardi nel 2024, il 91% dei quali provenienti dalla Cina, sono entrati nel mercato europeo senza pagare dazi, grazie a un’esenzione doganale pensata quando la fast fashion ancora non esisteva.
Ma si punta anche a ridurre le frodi doganali e garantire condizioni di concorrenza più eque per le aziende europee. Secondo la Commissione, fino al 65% dei pacchi extra-Ue risulta sottovalutato, dichiarando valori inferiori ai 150 euro proprio per evitare la tassazione. Con la nuova direttiva, i dazi saranno applicati “dal primo euro”.
L’impatto della fast fashion è aggravato anche dai resi gratuiti: un’inchiesta di Greenpeace effettuata con la start up Indaco2 ha stimato che l’impatto medio del trasporto di ordini e resi è risultato pari a 2,78 kg CO₂ equivalente, e il packaging incide per circa il 16% su queste emissioni.
Bruxelles si muove sulla scia di Washington, che ha già abolito le esenzioni doganali sotto gli 800 dollari per gli acquisti extra-Usa.
Una scelta che, oltre a colpire i colossi cinesi, risponde all’esigenza di riconquistare quote di mercato per le imprese occidentali.
Ma a pagare, temono le associazioni dei consumatori, saranno soprattutto i cittadini. La tassa da 2 euro potrebbe infatti pesare su milioni di piccoli acquisti quotidiani: accessori, gadget, abbigliamento low cost.
Italia verso una tassa da 2 euro sulla fast fashion
L’Italia, patria mondiale della moda, è tra i Paesi più attivi nel sostenere la stretta, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha auspicato che l’entrata in vigore della norma, prevista nel 2028, possa essere anticipata già al 2026:
Servono regole europee forti e veloci per arginare l’aggressione extraeuropea che sta invadendo con prodotti a basso costo e senza rispetto delle regole il nostro mercato. L’auspicio è che domani i ministri trovino l’accordo in ambito Ecofin non solo per approvare la direttiva che introduce la tassazione sui piccoli pacchi extra Ue, ma anche per far anticipare la sua applicazione già a partire dal 2026.
Nel frattempo, il Governo Meloni valuta di inserire in Manovra una misura parallela: un contributo fisso di 2 euro per ogni pacco extra-Ue sotto i 150 euro. La proposta, discussa in un vertice di Fratelli d’Italia con il viceministro Maurizio Leo e il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, punta a recepire il segnale di Bruxelles e a tradurlo in una misura nazionale.
Fast fashion, la Francia si è già mossa
Parigi ha già mosso il primo passo: la Francia ha inserito un’imposta da 2 euro a pacco sulle spedizioni extra-Ue di piccolo valore, qualificandola come imposta ambientale e di equità fiscale. L’obiettivo è duplice: ridurre l’impatto ecologico delle spedizioni massicce e riequilibrare la concorrenza con i commercianti europei, che pagano Iva, contributi e costi di sostenibilità non richiesti ai colossi esteri.
Federmoda dice sì
Il mondo della moda italiana manifesta soddisfazione. Questo il commento di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio:
Non c’è tempo da perdere. E su questo fronte apprezziamo l’intenzione della maggioranza di affrontare in questa manovra di bilancio gli effetti sulla sostenibilità economica e ambientale generati dall’ultra fast fashion.
Federmoda propone anche l’estensione della responsabilità estesa del produttore (Epr) ai marchi esteri che vendono direttamente in Italia, così da vincolarli alle stesse regole ambientali e di smaltimento dei produttori europei.