Nato nel 1845 e deceduto nel 1922, Fabio Besta è stato un economista molto rinomato, al quale si deve l’invenzione del sistema patrimoniale. Attuato negli anni ’20-’30 in Italia, è stato in seguito adottato da altri Paesi nel mondo, ottenendo la definizione di sistema patrimoniale anglosassone.
Il sistema patrimoniale
L’analisi aziendale ha portato Fabio Besta a considerare il patrimonio l’elemento oggettivo comune di tutte le imprese. La sua proposta era quindi di osservare e soprattutto rilevare tutte le operazioni di una data azienda in funzione delle “variazioni degli elementi patrimoniali”, così come del “fondo netto che li riassume”
Il suo sistema patrimoniale ha dunque spinto ad analizzare ogni elemento amministrativo in relazione alle variazioni che generano sulla ricchezza dell’impresa.
Ciò vuol dire che possono classificarsi in tre categorie. Da una parte in “permutativi”, nel caso in cui si ottenga una variazione della composizione del patrimonio, ma non il suo valore in sé. Ciò vale ad esempio per immobilizzazioni e acquisto merci. Dall’altra, invece, abbiamo i “modificativi”, nel caso in cui si attui una modifica integrale del valore del patrimonio. Basti pensare al pagamento dei salari. Abbiamo infine i “misti”, nel caso in cui la modifica del valore del patrimonio sia soltanto parziale, come la vendita di merci per un costo differente rispetto a quello di carico.
L’utile o la perdita mercantile, ovvero la differenza, è considerata poi una variazione netta, aumentativa o diminutiva del fondo netto. Tenendo conto dell’equazione patrimoniale, che prevede l’ottenimento del netto dalla sottrazione del passivo dalla somma attiva, si ricavano due aspetti di osservazione delle operazioni. Abbiamo l’aspetto concreto o originario, che rappresenta le variazioni dei singoli elementi patrimoniali, siano essi attivi o passivi. C’è poi l’aspetto astratto o derivato, che rappresenta le variazioni del fondo economico netto.
La ragioneria scientifica
Per quanto concerne la dottrina economica, Fabio Besta è stato un esponente a dir poco rilevante. Ha operato una separazione dell’amministrazione economica, ampliando di fatto i confini “standard” della ragioneria. Sono tre i momenti distinti nella sua teorizzazione:
- gestione – si occupa degli atti di amministrazione;
- direzione – si occupa di garantire che l’attività in questione riesca a uniformarsi allo scopo economico perseguito dall’azienda;
- riscontro – rilevazione delle operazioni di gestione, con l’obiettivo di studiare cause ed effetti delle operazioni svolte in azienda.
Un approccio del tutto differente alla ragioneria, considerando la strumentalizzazione della contabilità per una disciplina dal respiro ben più ampio. Il lavoro di Fabio Besta è stato epocale, ampliando enormemente la sfera di studio, per poi fermarsi dinanzi all’impossibilità di studiare la gestione e l’amministrazione economica aziendale in maniera unilaterale (dal suo punto di vista, ndr).
Volendo riassumere il suo pensiero sul “nuovo ruolo” della ragioneria, per Besta dovrebbe tanto studiare quanto enunciare le leggi del controllo economico di un’impresa. Ciò vale per qualsiasi tipologia.
Un’operazione che mira inoltre alla creazione di norme adeguate, da seguire in maniera precisa per garantire una riuscita efficace dei piani aziendali redatti. Per questo motivo la ragioneria è stata così definita: scienza del controllo economico. Un concetto di ampio respiro, non ristretto unicamente alla rilevazione contabile.