Emissioni auto diesel, la Germania lancia l’allarme su milioni di veicoli fuori norma: chi rischia

Potrebbero essere 50 milioni le auto diesel fuori norma se a novembre la Corte di giustizia europea dovesse decidere per un'interpretazione restrittiva della normativa

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il futuro dell’auto diesel in Europa potrebbe essere in bilico, se dovesse passare un’interpretazione della normativa che impone limiti restrittivi. Volker Wissing, ministro federale tedesco dei Trasporti, ha messo in guardia contro la dismissione di 8,2 milioni di veicoli diesel nella sola Germania.

Il ministro ha inviato una lettera dai toni carichi di preoccupazione alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen al fine di chiedere la “fine delle politiche anti-auto da parte di Bruxelles”.

Emissioni delle auto diesel nodo della discordia

In oggetto c’è il futuro di 4,3 milioni di veicoli diesel Euro 5 e 3,9 milioni di Euro 6.0. Su base europea, sarebbero interessati oltre 50 milioni di veicoli diesel Euro 5 ed 6, pari al 48,6% delle 105 milioni di automobili circolanti in totale.

Il caso nasce da una sentenza preliminare della Corte regionale di Duisburg, che riguarda i limiti di emissione dei veicoli diesel Euro 5. Secondo la normativa comunitaria, i valori delle emissioni inquinanti devono essere rispettati nelle condizioni di prova Nedc, monitorate nei centri di test. Tuttavia, per i nuovi veicoli omologati a partire dallo standard Euro 6D Temp in poi, introdotto nel settembre 2017, è in vigore una procedura differente denominata “Rde”, che considera anche le condizioni di guida reale.

Questo test è stato introdotto nell’Unione europea come parte del processo di omologazione dei veicoli al fine di assicurarsi che le emissioni rilevate in laboratorio siano coerenti con quelle prodotte durante la guida quotidiana. L’introduzione è avvenuta in quattro pacchetti, tra il 2015 e il 2018. Ogni pacchetto ha introdotto nuovi elementi e requisiti, come i fattori di conformità per gli ossidi di azoto (NOx) e il numero di particelle (PN), nonché l’inclusione delle emissioni a freddo.

Una interpretazione restrittiva della normativa comunitaria porterebbe a un blocco senza precedenti nella produzione, nella commercializzazione e nella circolazione dei veicoli.

Il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha replicato parlando di preoccupazioni “fuorvianti”. Intanto, in mancanza di una interpretazione univoca della normativa, le preoccupazioni permangono. Il francese Breton ha inoltre sottolineato che “la Commissione non intende apportare modifiche retroattive, imporre oneri amministrativi o requisiti aggiuntivi ai costruttori di automobili, né adottare o incoraggiare misure per proteggere i cittadini”.

In confronto a quanto paventato da Wissing, lo scossone al settore automotive tedesco (e non solo) rappresentato dal Dieselgate sarebbe un’inezia.

Deciderà la Corte di giustizia europea

Il ministro tedesco dei Trasporti Wissing è ancora preoccupato dal momento che nella lettera, nei fatti, la Commissione europea (pur dichiarando di non voler infierire sul già tormentato settore automotive) se ne lava le mani passando la palla alle toghe Ue: il caso verrà infatti esaminato in maniera approfondita dalla Corte di giustizia europea a novembre. “Senza pregiudicare l’esito del procedimento giudiziario pendente, la Commissione continuerà a promuovere soluzioni che favoriscano un’aria pulita e sana e promuovano un quadro giuridico prevedibile e praticabile”, promette Breton.

Contattati i ministri dei Trasporti dell’Ue

Wissing continua a insistere per un chiarimento del quadro normativo europeo e ha già contattato i suoi omologhi dell’Ue, fra i quali anche l’italiano Matteo Salvini.