Moda italiana in crisi, l’allarme di Confartigianato: persi 1,8 miliardi in 6 mesi

In crisi la moda italiana: affonda sia il tessile che il calzaturiero e Confartigianato lancia l'allarme chiedendo l'intervento urgente del governo. Le misure invocate

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 15 Settembre 2024 16:07

La moda italiana attraversa una crisi a più livelli: prima il report dell’Istat sulla produzione industriale che ha mostrato come a luglio il settore tessile-abbigliamento abbia ceduto il -18% in termini di produzione a causa del calo negli acquisti. Poi l’allarme, durissimo, di Confartigianato e l’appello del presidente Marco Granelli al ministro delle Imprese Adolfo Urso che “ha denunciato la gravità della situazione che investe soprattutto le piccole imprese e ha sollecitato una serie di interventi per scongiurare il tracollo del settore e il rischio di perdere una delle componenti più importanti del patrimonio manifatturiero made in Italy”.

I numeri della crisi

Oltre al tessile soffre anche il settore calzaturiero: il 2024 segna infatti un calo nel fatturato (-9,1%) e nell’export (sceso dell’8,5% in valore e del 6,8% in quantità nei primi 5 mesi).

Confartigianato evidenzia come nei primi sei mesi del 2024 le imprese della moda abbiano registrato un calo del -5,3% delle esportazioni, pari a una perdita di 1,8 miliardi. Tra gennaio e giugno, in sintesi, le aziende hanno visto scendere di 9,7 milioni di euro al giorno i ricavi delle vendite all’estero. I cali maggiori riguardano alcuni mercati strategici:

  • Svizzera -54,9%;
  • Regno Unito -9%;
  • Germania -7,1%.

Si trovano tutti nel Nord e Centro-Nord i distretti produttivi più colpiti. Di seguito le province con i maggiori cali nelle esportazioni della moda:

  • Varese 199 milioni di euro (-28,7%);
  • Firenze – 778 milioni di euro (-16,5%);
  • Treviso – 204 milioni di euro (-15,7%);
  • Biella – 127 milioni di euro (-15,6%).

Il dato sulla produzione

Secondo i dati di Confartigianato, nel mese di luglio il valore “è sceso del -18,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente”, con “una flessione complessiva del -10,8% tra gennaio e luglio 2024”. Questo decremento “supera le riduzioni registrate in Germania e Spagna (rispettivamente -7% e -7,9%)”, mentre “la produzione in Francia è cresciuta dell’1,3%”.

Meno export, meno assunzioni

Confartigianato avverte che sono “peggiorate anche le aspettative sugli ordini delle imprese della moda: ad agosto mostrano un saldo negativo di -7,7%, rispetto al -3,5% di giugno”. Questa crisi “si riflette anche sulle previsioni di assunzione per il trimestre settembre-novembre 2024, che registrano un calo del 5,6% rispetto all’anno precedente”.

Le misure richieste

Moreno Vignolini, presidente di Confartigianato Moda, sintetizza le richieste avanzate al governo: “Confidiamo che, come emerso all’incontro con i rappresentanti del ministero delle Imprese e del made in Italy, il governo possa sospendere i versamenti tributari per le imprese in crisi. Riteniamo altrettanto necessario estendere la Cig in deroga a tutte le tipologie di imprese della moda o ridefinire i criteri per l’assegnazione delle ore disponibili”.

Si richiede poi di “applicare la moratoria sul rientro dei prestiti garantiti attraverso una norma del Fondo Centrale di Garanzia, che permetta l’allungamento dei periodi di rientro senza impatti negativi sul rating aziendale”. Ma l’associazione chiede anche l’aumento del 50% dell’aiuto di Transizione 4.0, oltre alla semplificazione delle procedure di accesso ai prestiti Simest per partecipare alle fiere e per la patrimonializzazione delle imprese. Si richiedono infine incentivi per l’acquisto di capi rigenerati provenienti da filiere certificate.

L’impegno del ministero

Il ministero ha espresso “l’impegno a prendere in considerazione alcune proposte avanzate dalla confederazione a sostegno degli imprenditori”.