Nel 2024, le esportazioni italiane hanno raggiunto nuovi traguardi, consolidando la leadership globale del nostro paese nel settore alimentare. Secondo il report Coldiretti su dati Istat pubblicato a gennaio 2025, i prodotti simbolo della Dieta Mediterranea – come olio extravergine d’oliva, pasta e vino – hanno registrato un incremento significativo delle vendite, segnando un +56% per l’olio d’oliva, un +5% per la pasta e un aumento anche per il vino e il pomodoro trasformato.
Aumentano le esportazioni grazie al successo della Dieta Mediterranea nel mondo
La Dieta Mediterranea, eletta come la migliore al mondo dal ranking elaborato da U.S. News & World Report, continua a conquistare le tavole mondiali, grazie ai suoi numerosi benefici per la salute. Oltre a garantire il controllo del peso, la salute del cuore e del sistema nervoso, è riconosciuta per la prevenzione del cancro e delle malattie croniche, oltre a favorire il controllo del diabete.
Insomma, la Dieta Mediterranea è diventata un vero e proprio brand che gode di ottima reputazione nel mondo, il che si riflette nelle esportazioni, che nel 2024 hanno visto una crescita importante, tali da confermarsi cruciali per la crescita dell’economia e per lo sviluppo dell’intero comparto agroalimentare.
Olio, pesce, pasta e pomodoro i protagonisti dell’export Made in Italy
I numeri parlano chiaro: l’olio extravergine d’oliva ha visto un incremento del 56% in valore, mentre il pesce ha registrato un +12%. La pasta, alimento iconico della tradizione italiana, ha visto un aumento delle vendite del 5%, insieme al pomodoro trasformato, che ha visto una crescita del 6%. Anche il vino ha fatto registrare performance positive, confermando la sua presenza dominante sui mercati esteri.
Una menzione meritano anche frutta, verdura e legumi, che pur con incrementi più modesti, continuano a riscuotere successo con un aumento di valore pari al +7%.
Le sfide legate al nutriscore e la tutela dei prodotti simbolo
Tuttavia, non tutto è roseo per i prodotti della Dieta Mediterranea. I nuovi sistemi di etichettatura nutrizionale, come il Nutriscore, potrebbero minacciare questa reputazione.
Il Nutriscore, ricordiamolo, è un sistema di etichettatura nutrizionale che assegna una lettera, da A a E, a ciascun alimento, indicando la sua qualità nutrizionale. L’etichetta viene accompagnata da un codice colore (verde, giallo, arancione, rosso) che rappresenta il punteggio assegnato al prodotto. Il sistema si basa su un algoritmo che considera diversi fattori nutrizionali, tra cui la quantità di calorie, i livelli di zuccheri, i grassi saturi, il contenuto di sale, la presenza di fibre, la quantità di proteine.
Ebbene, secondo quanto rilevato dagli esperti di Coldiretti, tale meccanismo di fatto penalizza i prodotti tipici della dieta mediterranea, concentrandosi su ingredienti come zucchero, sale e grassi senza tener conto delle quantità effettive che vengono consumate nei piatti tradizionali.
Un esempio emblematico è l’olio extravergine d’oliva, che, sebbene riconosciuto in tutto il mondo per la sua qualità e per i benefici che assicura, ha recentemente ottenuto un punteggio “B” (in precedenza “C”), mentre altre bevande gassate e cibi ultra-trasformati, spesso privi di ingredienti naturali, ottengono il punteggio “A”, il migliore in assoluto.
Il vero problema è che questo sistema finisce per escludere alimenti naturali e sani dalla tradizione alimentare, per cui potrebbe favorire prodotti industriali di cui a volte non si conosce nemmeno la composizione. Per questo motivo, Coldiretti ha chiesto alla Commissione Europea di bloccare definitivamente il Nutriscore, ritenuto un sistema fuorviante che potrebbe mettere a rischio la qualità e la reputazione dei prodotti italiani.
C’è da dire anche, però, che la Commissione Europea non ha ancora adottato ufficialmente questo sistema di etichettatura a livello comunitario. Nonostante sia stato introdotto in alcuni Stati membri, come la Francia, e abbia ricevuto il supporto di numerosi esperti e organizzazioni sanitarie, la sua adozione uniforme in tutta l’Unione Europea è ostacolata da divergenze politiche e da resistenze da parte di alcuni Paesi, tra cui – appunto – l’Italia. Queste differenze hanno portato a una situazione di stallo, con la Commissione che si sta ancora prendendo tempo prima di prendere una decisione definitiva al riguardo.