Brutte notizie da PIL e occupati. Unica nota positiva l’inflazione

La debolezza della domanda interna frena la crescita, mentre tornano a diminuire gli occupati, facendo aumentare le preoccupazioni per la restante parte del 2023.

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Redazione

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Le prospettive per l’economia italiana si fanno sempre più cupe. Dopo una lettura flash del prodotto interno lordo (PIL) più debole del previsto, i dati del secondo trimestre sono stati rivisti ulteriormente al ribasso: nel periodo aprile-giugno il PIL, corretto per gli effetti di calendario, è calato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente (da +0,6% nel primo trimestre) a fronte di un progresso dello 0,4% su base annua. Il 31 luglio scorso, nella prima lettura, l’Istat aveva stimato una flessione dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e un aumento tendenziale dello 0,6%. Rallenta l’inflazione, ma cala anche il numero degli occupati. Ecco con quali prospettive.

Le dinamiche della crescita

A determinare la flessione del PIL nel secondo trimestre “è stata soprattutto la domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera ha fornito un contributo nullo”, ha spiegato l’Istituto nazionale di statistica in una nota, aggiungendo che sul piano interno, “l’apporto dei consumi privati è stato anch’esso nullo, mentre sia quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche sia quello degli investimenti è risultato negativo”.

“Il quadro degli investimenti mette in gioco fattori contrastanti – ha commentato Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING – Da un lato, come mostrano i dati odierni, la spinta edilizia alimentata da generosi incentivi fiscali sta probabilmente svanendo. Al contrario, l’imminente erogazione della terza tranche del PNRR potrebbe agire nella direzione opposta, stimolando gli investimenti. Se a ciò si aggiunge un’altra possibile riduzione del cumulo delle scorte, potremmo ritrovarci con una crescita positiva del PIL nel terzo trimestre. Se così fosse, difficilmente ciò segnerebbe l’inizio di una svolta e dovrebbe invece essere letto come un rimbalzo all’interno della stagnazione“.

La variazione acquisita per il 2023 (ovvero la variazione annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri) al momento è +0,7%. “Continuiamo a prevedere una ripresa del PIL nel terzo trimestre, ma i rischi di una crescita del PIL per l’intero anno inferiore all’1% nel 2023 sono in aumento”, ha commentato Andrea Volpi, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, dopo la pubblicazione dei dati.

L’allarme occupazione

I dati odierni del PIL sono arrivati dopo quelli di ieri sul mercato del lavoro, dai quali è emerso che nel mese di luglio il tasso di disoccupazione in Italia è aumentato al 7,6% dal 7,5% rivisto di giugno, contro attese pari a 7,4%. Al contempo, dopo sette mesi di crescita, l’occupazione è diminuita di 73 mila unità rispetto al mese precedente, mentre il numero di inattivi è salito di 14 mila unità. Un dato che non conforta le aspettative del governo.

L’inflazione in carreggiata

Dati migliori sono invece arrivati sul fronte dell’inflazione, che ha fornito segnali confortanti: la stima preliminare dell’Istat sui prezzi al consumo di agosto ha visto un valore su base annua al 5,5% (dal 5,9% di luglio), anche se è stato sopra le attese (5,3%). Qui un elenco delle città più care.

“La decelerazione su base annua dei prezzi al consumo, ancora fortemente influenzata dalla dinamica dei beni energetici, riflette anche l’evoluzione favorevole dei prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) e il rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni alimentari, la cui crescita in ragione d’anno rimane, tuttavia, su valori relativamente alti”, ha spiegato l’Istituto nazionale di statistica.

“Nel complesso, l’inflazione continua il suo trend di graduale calo ed è positivo vedere che l’aggiustamento al ribasso dell’inflazione core si sta ben radicando – ha commentato Loredana Federico, capo economista di UniCredit per l’Italia – Continuiamo a prevedere che l’inflazione si attesterà in media attorno al 6% quest’anno e rallenterà al 2,4% nel 2024. Tuttavia, la lettura di agosto ha mostrato una rinnovata volatilità dell’inflazione energetica. Riteniamo che parte di questa volatilità sia probabilmente destinata a persistere, poiché l’ultima parte dell’anno potrebbe vedere un’interruzione dell’aggiustamento al ribasso dei prezzi del gas all’ingrosso verso i livelli prevalenti all’inizio del 2021, prima dell’inizio dello shock energetico”.