Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che introduce una riduzione al 15% delle tariffe sulle auto e sui componenti provenienti dall’Europa.
Nulla è ancora sicuro, ma la scelta, segnata da tensioni interne e contrasti diplomatici con India e Unione europea, si inserisce in un momento in cui i rapporti tra le due sponde dell’Atlantico oscillano tra aperture e nuove barriere.
A Bruxelles la notizia è stata accolta con prudenza: le istituzioni hanno chiesto infatti a Washington di trasformare al più presto le parole in fatti.
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Dazi tra energia, chip e acciaio: gli spazi per trattare
Lo spauracchio dei dazi continua a incombere sull’Europa da mesi. E la partita non si gioca solo sulle auto. Restano aperti capitoli delicati come energia, microchip e acciaio, ambiti in cui Europa e Stati Uniti devono ancora trovare un punto di equilibrio.
I dazi americani, nel frattempo, hanno già iniziato a pesare sull’export italiano che ora guarda altrove. E gli effetti sono tangibili per il made in Italy.
La via dei dazi zero resta sul tavolo
Incredibilmente, dal fronte americano emerge anche l’idea di arrivare a un azzeramento delle tariffe, una possibilità che la Casa Bianca tiene aperta come strumento di pressione politica.
Il gioco vale la candela? Se i partner commerciali offriranno impegni ritenuti sufficienti (come ad esempio aumentare gli investimenti negli Usa o comprare beni come gas e armi), Washington potrebbe spingersi fino alla cancellazione totale dei dazi.
Da Cernobbio, Raffaele Fitto ha parlato di un’intesa che, nelle condizioni attuali, rappresenta per l’Europa un compromesso favorevole, pur ribadendo che l’auspicio restava quello di non avere tariffe.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha insistito sulla necessità di non alimentare contrapposizioni, ricordando che Stati Uniti ed Europa condividono interessi comuni e devono continuare a collaborare.
Google e la tensione con Bruxelles
A complicare ulteriormente i rapporti con Bruxelles c’è anche la maxi sanzione da quasi 3 miliardi di euro inflitta a Google dall’Antitrust europeo.

La misura ha scatenato la reazione della Casa Bianca, con Trump che su Truth ha accusato l’Europa di voler colpire in maniera sistematica i colossi americani, ricordando come la società abbia già versato cifre miliardarie in passato.
La stretta sui pacchi e il crollo delle spedizioni
Al di là delle dichiarazioni politiche, sul piano pratico i cambiamenti sono già realtà. Dal 29 agosto non sono più valide le agevolazioni per i pacchi sotto gli 800 dollari diretti verso gli Stati Uniti.
La misura, pensata per frenare il boom di colossi come Shein e Temu, è stata estesa a tutte le provenienze, colpendo così anche gli operatori europei.
In pochi giorni il volume delle spedizioni è crollato di oltre l’80% e circa 90 società postali hanno interrotto in parte o del tutto i loro servizi. La decisione, arrivata senza preavviso, ha spiazzato il settore logistico e aggravato le frizioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico.
L’Unione Postale Universale sta intanto studiando una soluzione tecnica che possa riattivare almeno in parte i flussi postali.