Dazi Trump, Ue spaccata: la posizione dell’Italia e la replica ufficiale

Ue divisa sui dazi USA: trattare o reagire? Contatti in corso con Washington e apertura di Donald Trump che però ricorda la lettera e la data del primo agosto

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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L’annuncio di nuovi dazi del 30% sulle esportazioni europee da parte del presidente statunitense Donald Trump ha acceso un nuovo fronte di scontro commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. In risposta Bruxelles mantiene aperta la via del dialogo, ma nel contempo accelera la pianificazione di possibili misure di “ritorsione”. La lettera di Trump, inviata alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha scatenato una reazione articolata nei Paesi membri, che appaiono divisi tra un approccio negoziale e l’adozione immediata di contromisure.

La posizione ufficiale dell’Unione Europea

Bruxelles ha dichiarato di preferire la via del negoziato. “Siamo sempre stati molto chiari sul fatto di preferire una soluzione negoziata. Questo rimane valido e utilizzeremo il tempo che abbiamo”, ha dichiarato Ursula von der Leyen. Una posizione condivisa dal commissario europeo per il Commercio, Maros Sefcovic, che ha ribadito la volontà di evitare un’escalation. Nonostante l’approccio diplomatico l’Unione Europea non esclude l’introduzione di contromisure solo se necessario.

Oltre ai dazi da 21 miliardi di euro già autorizzati in risposta alle precedenti tariffe USA su acciaio e alluminio – e temporaneamente sospesi – è in fase di studio un secondo pacchetto da 72 miliardi. Tra le opzioni allo studio figura la limitazione dell’export di rottami di acciaio e alluminio verso gli Stati Uniti.

I due blocchi di Paesi: inasprire o negoziare?

L’Unione appare spaccata in due blocchi. Da una parte ci sono Paesi che spingono per una risposta decisa. La Germania, per voce del ministro delle Finanze Lars Klingbeil, ha affermato in un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung la necessità di “contromisure decise” nei confronti degli USA. Anche la Francia, con il presidente Emmanuel Macron, guarda alla possibilità di attivare lo strumento anti-coercizione che permetterebbe di introdurre restrizioni unilaterali su investimenti, appalti e persino contro le grandi piattaforme digitali.

Dall’altra parte, Paesi come l’Italia auspicano un approccio più moderato. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato che non ha senso innescare uno scontro commerciale e ha chiesto buona volontà per un accordo vantaggioso. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato questa linea specificando che bisogna negoziare senza cedere e ha inoltre definito “ragionevole” un dazio del 10%, ma ha precisato che “andare troppo oltre quella soglia diventerebbe insostenibile”.

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Cosa succederà e l’apertura di Trump

I negoziati proseguono a tutti i livelli: il commissario Sefcovic è in contatto con l’omologo americano Lutnik e con il rappresentante USA Greer, mentre funzionari europei sono volati a Washington per intensificare il dialogo. Anche il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani è impegnato in missione negli Stati Uniti, dove ha incontrato il Segretario di Stato Marco Rubio. I temi affrontati hanno incluso i dazi, il conflitto in Ucraina e la crisi in Medio Oriente. Tajani ha dichiarato: “C’è stata una identità di vedute sulle grandi questioni internazionali”.

Nel frattempo Trump in un evento pubblico ha dichiarato che ci sono stati progressi con l’Unione Europea anticipando lo scenario che vedrà “tutti contenti”. Come da stile del presidente degli Stati Uniti non è mancata la frecciata nei confronti dei Paesi UE ricordando che la lettera sui dazi al 30% dal primo agosto è ancora presente.