Dalla BCE alla Fed: cosa aspettarsi da Powell?

La banca centrale USA si riunirà la prossima settimana ma già si attende una "pausa" nel percorso di aggiustamento dei tassi

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Redazione

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Pubblicato: 17 Settembre 2023 08:00

E’ un periodo molto attivo per le banche centrali, dilaniate dall’eterna scelta se intervenire o meno e con quali strumenti. L’inflazione ancora alta e le prospettive di crescita modeste lasciano i banchieri incerti sul da farsi, tenuto anche del loro specifico contesto. La BCE ha alzato nuovamente i tassi d’interesse, ma ha ventilato un lungo periodo di inazione e riflessione. Powell parlerà la prossima settimana e già ci si attende una breve “pausa”, prima di nuovi interventi sui tassi. Quali sono le ragioni di queste scelte?

BCE spaventata dalla recessione

La BCE questa settimana ha portato i tassi d’interesse al 4,5%, alzandoli di altri 25 punti base, perché l’inflazione nell’Eurozona non è completamente domata e, soprattutto quella di fondo, che esclude alimentari ed energia, resta indesideratamente elevata.

Madame Lagarde, la Presidente della BCE, ha però dichiarato “riteniamo che i tassi di interesse di riferimento della BCE abbiano raggiunto livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo”. E quindi ha annunciato che la BCE si fermerà su questi livelli dei tassi, che verranno mantenuti per un lungo periodo.

La decisione è stata presa perché l’Eurotower deve combattere un altro nemico: la recessione. Le più recenti stime della Commissione europea hanno ridotto le stime di crescita economica dell’Eurozona ed addirittura hanno preventivato una recessione per la Gwermania quest’anno.

Non c’è recessione in USA

Al contrario del Vecchio Continente, in USA non c’è timore di recessione. I dati lo hanno definitivamente escluso, benché la Segretaria al Tesoro USA Janet Yellen (ed ex Presidente della Fed)  alcuni mesi fa avesse paventato una brusca frenata dell’economia.

L’inflazione resta invece un nemico da combattere, soprattutto perché preoccupa la spirale rialzista prezzi-salari, ma la banca centrale americana aveva bisogni di prendere respiro dopo un periodo prolungato di di aumento del costo del denaro.

E così, a fine estate, nella cornice di Jackson Hole in Wyoming, il Presidente Powell ha preannunciato un “pit stop” cioè una breve pausa nel percorso di aggiustamento dei tassi che oggi sono in una banda del 5,25-5,50%, il doppio di un anno fa.

Cina alle prese con una crisi epocale

La Cina continua ad annaspare fra una crescita bassa per un’economia emergente ed una crisi epocale del mercato immobiliare. Una cane che si morde la coda: i costruttori non vendono più, le famiglie in difficoltà non acquistano più casa e la crisi di aggrava. Per questo la banca centrale sta tentando di porre rimedio alla crisi con una serie di strumenti: riversando ingenti quantità di denaro nel sistema, riducendo i tassi di interesse praticati sui prestiti, abbassando le riserve obbligatorie delle banche in modo da convincerle a prestare di più.

La People Bank of China questa settimana è intervenuta di nuovo, sia sul coefficiente delle banche sia sui tassi a breve, iniettando anche liquidità a medio termine per un valore di 591 miliardi di yuan (circa 81,2 miliardi di dollari), mentre il tasso è stato lasciato invariato al 2,5%.

Russia impegnata a frenare la caduta del rublo

La banca centrale russa, preoccupata dagli effetti della guerra e delle sanzioni, deve frenare la caduta del rublo sui mercati valutari e per questo ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi d’interesse al 13% dal 12% precedente. Il mese scorso, la banca centrale russa era intervenuta a sorpresa, alzando i tassi di ben 350 punti base.

Nell’annunciare la stretta monetaria, la banca centrale ha spiegato che “si sono cristallizzati significativi rischi inflazionistici” e si è verificato un nuovo deprezzamento del rublo nei mesi estivi. Questo ha rafforzato la pressione inflazionistica sull’economia con quella che viene definita inflazione “importata” (materie prime più care acquistate all’estero).