In Cdm i tagli alle piccole scuole, il ddl sulle Pmi e il decreto salva-Pnrr

Il Governo, riunito nel Consiglio dei Ministri del 14 gennaio, punta al taglio di 627 unità fra presidi e Dsga e approva il disegno di Legge sulle assunzioni nelle Pmi

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 14 Gennaio 2025 11:08Aggiornato: 14 Gennaio 2025 15:35

Si è tenuto alle 13:00 del 14 gennaio il Consiglio dei Ministri volto ad affrontare una serie di questioni: dalla riorganizzazione del sistema scolastico al disegno di legge annuale sulle Piccole e medie imprese, dai limiti di spesa per le politiche di coesione nell’ambito del Pnrr alle leggi regionali.

Fra i nodi più spinosi, il dimensionamento della rete scolastica, con i tagli ai vertici delle piccole scuole, che è uno degli obiettivi previsti dal Pnrr.

Approvato il Ddl Pmi: misure per Moda e giovani

Il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di Legge annuale sulle Pmi. Su proposta del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il primo ddl introduce misure per rafforzare le piccole e medie imprese italiane, ma anche le “micro“.

L’idea è quella di puntare all’aggregazione, all’innovazione del sistema produttivo e all’accesso al credito.

Nella nota del Mimit si legge che, tra gli interventi principali del provvedimento, importanti saranno i “Mini contratti di sviluppo” per il settore Moda, le Centrali consortili per coordinare le filiere produttive e nuovi incentivi fiscali per le reti d’impresa.

Per promuovere l’assunzione di giovani, fino a 34 anni, invece si punta al ricambio generazionale, attraverso un sistema di pensionamento flessibileIl lavoratore anziano, in quella che è stata definita “staffetta generazionale“, passerà le proprie competenze a favore di giovani lavoratori assunti in sua parziale sostituzione. Questo avverrà tramite un sistema di trasferimento generazionale con part-time incentivato.

Dimensionamento scolastico

Ad oggi, non tutte le Regioni hanno portato a compimento il piano di dimensionamento e la questione è complicata dal fatto che riguarda competenze prettamente regionali.

Il Governo non prevede di imporre commissariamenti. È invece orientato a concedere proroghe alle Regioni inadempienti, così da permettere di raggiungere gli obiettivi. E per i territori che hanno già adottato il piano, si andranno a rafforzare alcune misure relative agli esoneri, totali e parziali, oltre all’introduzione di norme più flessibili nella formazione delle classi.

Il piano di dimensionamento della rete scolastica è lo strumento tramite il quale gli enti locali, ogni anno, propongono l’istituzione, l’aggregazione, la fusione e la soppressione delle scuole del territorio. Lo scopo è quello di raggiungere quel livello “ottimale” della popolazione scolastica definito dal legislatore.

Il Cdm del 14 gennaio ha sciolto un nodo che si trascina ormai da un anno, da quando si registrò una serie di contenziosi fra lo Stato e le Regioni sulla materia scolastica. Fu una pronuncia della Corte costituzionale a dare successivamente ragione al Governo.

Tagli ai vertici delle scuole

La questione non riguarda il taglio alle scuole, ma ai loro vertici: le regole relative all’attuale piano di dimensionamento della rete scolastica prevedevano per l’anno 2023-2024 7.936 presidi e Dsga (Direttore dei servizi generali e amministrativi).

Il piano volge già alla modifica dello status quo, secondo questo andamento:

  • 7.461 presidi e Dsga nel 2024-2025 (con un taglio di 475 unità);
  • 7.401 presidi e Dsga nel 2025-2026 (con un taglio di 60 unità);
  • 7.309 presidi e Dsga nel 2026-2027 (con un taglio di 92 unità).

Il tutto, tirando le somme, per un taglio di 627 unità nel personale relativo ai vertici scolastici nel triennio.

Gli altri provvedimenti

È stato analizzato anche uno schema di decreto del Presidente della Repubblica, un regolamento che riguarda i criteri sull’ammissibilità della spesa per i programmi cofinanziati dai fondi per la politica di coesione e dagli altri fondi europei a gestione concorrente.

La questione è disciplinata dal Regolamento Ue 2021/1060 per il periodo di programmazione 2021/2027 e riguarda una serie di iniziative:

  • il Fondo europeo di sviluppo regionale;
  • il Fondo sociale europeo Plus, il Fondo per una transizione giusta;
  • il Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura;
  • il Fondo asilo, migrazione e integrazione;
  • il Fondo sicurezza interna;
  • lo Strumento di sostegno finanziario per la gestione delle frontiere e la politica dei visti.

Il testo è stato valutato dalla premier Giorgia Meloni e da Ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr. La giornata di lavori si è chiusa con l’analisi di alcune leggi regionali.