C’è il rischio di un aumento dei prezzi di frutta e verdura, in particolare la prima, per la grave crisi idrica che sta colpendo il Centrosud. L’allerta di Anbi nel rapporto sulle risorse idriche entra in conflitto con le azioni delle Regioni colpite, che secondo i ministri Musumeci e Fitto non avrebbero usato le risorse economiche stanziate per combattere la siccità.
Report risorse idriche: l’acqua sta per finire
Fra tre settimane l’agricoltura del Centrosud non avrà più acqua. A lanciare l’allarme è Anbi, l’Associazione nazionale concorsi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, secondo il quale la carenza idrica è più grave in Puglia, Abruzzo e Sicilia.
Il report dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche evidenzia un’Italia spaccata in due, con il Centrosud a rischio e un Nord in sovrabbondanza d’acqua. I ministri Musumeci e Fitto denunciano: le regioni del sud hanno usato solo il 30% dei 1,2 miliardi di euro messi a disposizione contro la siccità.
Il prezzo più alto, dopo l’ambiente, lo pagano i cittadini. Da una parte gli imprenditori agricoli, soprattutto la produzione frutticola, gli allevatori e i consumatori che rischiano di acquistare i prodotti a un prezzo più alto o di acquistare solo cibo di importazione.
Secondo i numeri (aggiornati al 25 luglio 2024) la siccità ha colpito forte la produzione agricola, facendo perdere circa 4 miliardi di euro. I picchi più negativi sono su:
- ciliegie
- pere
- olive (un terzo del raccolto in meno)
L’Italia spaccata in due: il livello idrico delle Regioni
L’Italia, dal report, ne esce spaccata in due. Al Nord le risorse idriche non sono solo buone, ma persino in sovrabbondanza. Le Regioni si presentano in questo modo:
- Piemonte – surplus idrico del 44% rispetto all’anno idrologico. Tuttavia, alcune portate fluviali, come quella del Tanaro, sono scese sotto la media;
- Lombardia – riserve idriche ai massimi (+45%), con abbondante neve sulle vette. Portata del fiume Adda attualmente di circa 308 mc/s;
- Veneto – portate dei fiumi abbondanti, con surplus pluviometrico del 53%. L’Adige registra un flusso superiore alla media mensile del 63%;
- Valle d’Aosta e Liguria – leggera decrescita delle portate fluviali, ma generalmente sopra la media.
Al Centrosud invece la fatica si sente chiaramente, con restrizioni dei corsi d’acqua, riduzione dei volumi delle scorte e, nei casi più estremi, razionamento nell’uso dell’acqua. Le Regioni si presentano in questo modo:
- Sicilia – deficit pluviometrico del 60%. Invasi regionali al 38,21% della capacità, molti bacini quasi prosciugati;
- Calabria – diga di Alaco al 71% della capacità, quella del Menta al 40%;
- Sardegna – dighe al 57% del volume autorizzato. Molte aree applicano riduzioni nell’erogazione idrica;
- Campania, Abruzzo e Basilicata – condizioni critiche con molti bacini prosciugati o ridotti, turnazioni e interruzioni nell’erogazione idrica;
- Lazio e Umbria – calo delle portate dei fiumi e dei livelli dei laghi, con turnazioni e restrizioni nell’uso dell’acqua.
Cosa può succedere ai prodotti agricoli: diminuzione cibo e aumento prezzi
La siccità ha un impatto diretto sui raccolti di frutta e verdura (come anche sul turismo), perché ne riduce la quantità disponibile. Il fenomeno provoca di conseguenza un aumento dei prezzi, perché la domanda rimane stabile o cresce mentre l’offerta diminuisce. Gli agricoltori sono invece costretti a sostenere costi maggiori per l’irrigazione e altre tecniche di mitigazione e questi si trasferiscono sul costo finale ai consumatori.
Un’alternativa c’è, è vero: si possono importare più prodotti per compensare la carenza locale, ma il mercato si adegua presto alle crisi e i prezzi crescono.
Il rischio maggiore resta però quello degli agricoltori locali, soprattutto se di piccole e medie dimensioni che, perdendo i raccolti, vedono drasticamente ridotti i loro guadagni, mettendo in pericolo la sostenibilità economica delle loro aziende.
L’attuale crisi richiede misure di mitigazione urgenti e strategie di adattamento per il lungo periodo, al momento però la risposta è “emergenziale” e non sistematica. Nel pomeriggio di venerdì 26 luglio grandi navi sono approdate lungo le coste del Sud per trasportare acqua. Un tappo alla falla, ma di dimensioni troppo piccole per la crepa che si sta aprendo e che in futuro potrebbe trasformarsi in una voragine.