“Qualsiasi tipo di intervento di natura fiscale o di spesa di natura previdenziale deve essere coperta all’interno dello stesso settore d’intervento, altrimenti non rispetteremmo l’obiettivo dichiarato di mettere tutte le risorse disponibili sul caro energia”. Con queste parole decisamente prudenti Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia nel governo Meloni, ha presentato la nota di aggiornamento del Def, firmata insieme con la premier. Di natura fiscale o di natura previdenziale, evidentemente, significa in primis flat tax e cancellazione della legge Fornero con Quota 41, entrambi cavalli di battaglia della propaganda pre-elettorale.
Concetti espressi e chiariti in audizione sulla Nadef stessa: “L’impianto della Manovra sarà caratterizzato da realismo e responsabilità, sia nei confronti dei cittadini sia di quanti investono nel debito italiano. Il nuovo sentiero di riduzione del deficit programmatico adottato dal Governo assicura il rispetto delle regole di bilancio previste dal Patto di Stabilità e Crescita, comunque oggetto nei prossimi mesi di una revisione a livello europeo”.
Viene confermato – ha spiegato – un orientamento di politica fiscale selettivo, con priorità ben definite in un quadro di prudenza volto a favorire la discesa del debito, che dipenderà anzitutto da una crescita economica più sostenuta, obiettivo dell’azione del governo anche attraverso lo strumento del Pnrr”.
Reddito di cittadinanza
E del resto un altro esponente leghista di peso, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, si è espresso in termini molto simili a quelli del ministro. “Avendo deciso i concentrare il grosso delle risorse per contrastare il caro energia per gli altri interventi non resta molto” – ha detto a La Stampa . E questo vale innanzitutto per le pensioni., per cui si troverà un accordo ponte per il 2023 in attesa di capire come riformare il sistema nel 2024. Quanto al reddito di cittadinanza l’esponente della Lega rilancia la sua proposta in base alla quale basterà rifiutare anche una sola offerta di lavoro per perdere il sussidio, purché sia un’offerta “congrua”. Un approccio decisamente più soft rispetto a quello di altri esponenti del governo. “Io sono per trovare una soluzione intermedia, anche perché siamo di fronte ad una situazione economica davvero brutta e finora trovare lavoro per i soggetti a bassa scolarizzazione si è rivelato impossibile”.
Flat tax incrementale
Sono allo studio altre misure che riguardano l’estensione della soglia di ricavi e compensi che consente ai soggetti titolari di partita Iva di aderire al regime forfetario e un regime sostitutivo opzionale, la cosiddetta flat tax incrementale, per i contribuenti titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario che potranno assoggettare ad aliquota del 15% una quota dell’incremento di reddito registrato nel 2022 rispetto al 20 maggiore tra i medesimi redditi dichiarati e assoggettati all’Irpef nei tre anni d’imposta precedenti. Nulla a che vedere con una vera flat tax al 15% per tutti, come sostenuto da Salvini prima del voto, che costerebbe da sola 80 miliardi.
20 miliardi sulla crisi energetica
In considerazione dell’incertezza del quadro economico di riferimento, il Governo è intenzionato a destinare le risorse disponibili per il 2023, circa 21 miliardi, al contrasto della crisi energetica, favorendo al contempo politiche di contenimento dei consumi e di risparmio energetico. In particolare, si prevede il rinnovo per i primi mesi del 2023 delle misure relative ai crediti di imposta in favore delle imprese per l’acquisto di energia e gas, al contenimento degli oneri generali di sistema per le utenze di energia elettrica e gas, al taglio al 5 per cento dell’IVA sui consumi di gas e alla proroga delle agevolazioni tariffarie per i consumi elettrici e di gas in favore degli utenti domestici economicamente svantaggiati. Prevista anche la proroga degli sconti sulle accise benzina fino a fine anno. Dunque dei 30 miliardi disaponibili, 21 andranno a contrastare il caro energia per famiglie e imprese.
Pensioni: adeguamento in arrivo ma riforma sospesa
Se non si vuole, come sostiene Giorgetti, “perdere di vista la sostenibilità della finanza pubblica” si dovranno con tutta probabilità abbandonare, come suggerisce la Commissione europea, misure temporanee come le Quote. Anche in considerazione del fatto che l’Italia, in rapporto al Pil, ha la spesa pensionistica più alta in Europa, al 16,9%, battuta solo dalla Grecia. Quota 41, che permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, avrebbe bisogno di un finanziamento da 5 o 6 miliardi l’anno.
Intanto però arriva l’adeguamento Istat. “Segnalo che sto procedendo alla firma del decreto per l’adeguamento delle pensioni in base alle risultanze dei dati Istat, come previsto dalla normativa vigente, che determinerà un aumento della relativa spesa del 7,3 per cento. Decreto che firmerò appena esco di qui”.
Bollette a rate
Il governo sta studiando una “rateizzazione degli oneri per l’energia elettrica”. In considerazione dell’incertezza del quadro economico di riferimento, Giorgetti è intenzionato a destinare le risorse disponibili per il 2023, circa 21 miliardi, al contrasto della crisi energetica, favorendo al contempo politiche di contenimento dei consumi e di risparmio energetico