La Camera dei Deputati ha approvato il Decreto Infrastrutture, introducendo un emendamento che rinvia di un anno lo stop alla circolazione delle auto diesel Euro 5. Il nuovo termine per l’entrata in vigore diventa quindi il primo ottobre 2026, anziché l’autunno 2025 inizialmente previsto.
Il provvedimento, composto da ben 36 articoli e che comprende anche la decisione riguardante Diesel Euro 5, passa ora all’esame del Senato e dovrà essere convertito in legge entro il 20 luglio.
Secondo il Governo, si tratta di una scelta di “buonsenso”, voluta soprattutto dal ministro Matteo Salvini per dare più tempo alle Regioni interessate ad adottare misure alternative per migliorare la qualità dell’aria.
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Blocco diesel Euro 5 rinviato al 2026: cosa prevede il Decreto approvato alla Camera
Il nord Italia, anche nel 2025 continua a superare i limiti europei e internazionali per PM10 e PM2.5, in particolare nei mesi invernali. Quindi, il divieto di circolazione per i diesel Euro 5 è una misura nata per contrastare l’inquinamento e che sarebbe dovuta partire dal primo ottobre 2025. Riguarda solo quattro Regioni del Nord (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna) e solo nelle aree urbane dei Comuni con più di 100.000 abitanti.
In questo quadro vengono coinvolte soltanto le grandi città più inquinate (ad esempio Milano, Torino, Bologna, Verona, Padova) e non più i centri superiori a 30.000 abitanti come era stato previsto in precedenza.
Il blocco sarà attivo dal lunedì al venerdì, dalle 8:30 alle 18:30, e potrà essere evitato del tutto se la Regione attiverà misure compensative equivalenti per ridurre lo smog. Se, ad esempio, verranno installati nuovi impianti di filtri antiparticolato o potenziati trasporti pubblici, il divieto di fatto non scatterà nelle zone interessate. Col Decreto infrastrutture, invece, il blocco comincerà l’anno prossimo.
Cosa cambia per chi guida un’auto diesel: chi è escluso dal blocco
La novità riguarda esclusivamente i veicoli diesel di classe Euro 5 (immatricolati grosso modo tra il 2011 e il 2015). Non ci saranno limiti aggiuntivi per le auto diesel Euro 6, che rimangono i mezzi più recenti e puliti. Sui diesel Euro 6 non verranno quindi imposti nuovi divieti e potranno circolare serenamente.
In Italia circolano ancora circa 4 milioni di auto Euro 5, secondo ACI (fine 2024), soprattutto concentrate al Nord. Le stime parlano di miliardi di euro di impatto economico per il ricambio di questi veicoli.
Associazioni e politica divisi
Il rinvio ha spaccato l’opinione pubblica, i politici e gli operatori. Molti trasportatori e automobilisti avevano già manifestato nei mesi scorsi con sit-in davanti ai ministeri, segnalando difficoltà economiche e chiedendo piani di sostegno concreti.
A Roma per esempio, il 17 febbraio scorso, centinaia di camionisti avevano sfilato lungo le vie del centro denunciando la crisi del settore e il rischio di licenziamenti.
Confartigianato e Cna hanno detto che senza incentivi mirati i divieti rischiano di colpire duramente piccole imprese, artigiani e lavoratori autonomi. Legambiente e Greenpeace, al contrario, accusano il governo di un “passo indietro” nella lotta all’inquinamento e avvertono che così aumentano i rischi per la salute pubblica.
Sul piano politico, Matteo Salvini, leader della Lega, ha parlato di grande soddisfazione per il rinvio, definendolo una misura di buonsenso, mentre Elly Schlein e altri leader di opposizione hanno criticato la gestione frettolosa e poco lungimirante, chiedendo interventi più ambiziosi e strutturali contro lo smog.