Il mercato delle criptovalute sta attraversando una delle fasi più complesse del 2025. Dopo un rally trionfale che aveva portato Bitcoin a sfiorare i 126mila dollari (pari a circa 110mila euro) a inizio ottobre, la valuta principe delle crypto ha bruscamente invertito la rotta, scivolando al di sotto della soglia psicologica dei 90mila dollari (circa 73mila euro) e cancellando in sole sei settimane oltre un trilione di dollari dalla capitalizzazione complessiva del settore.
Questo crollo, che ha eroso circa un terzo del suo valore, riporta il prezzo ai livelli di aprile, azzerando di fatto tutti i guadagni dell’anno e costringendo gli investitori a interrogarsi sulle cause e sulle prospettive future.
Le dimensioni del crollo
Secondo i dati aggregati da CoinGecko, circa 18mila criptovalute hanno perso collettivamente il 25% del loro valore rispetto ai massimi di ottobre, con una capitalizzazione di mercato evaporata di circa 1.100 miliardi di dollari. Bitcoin, sebbene spesso considerato un asset più resiliente, non è stato risparmiato, perdendo a sua volta oltre un quarto del suo valore.
Il breve cedimento sotto i 90mila dollari rappresenta il livello più basso degli ultimi sei mesi, un movimento che ha spinto il BTC in territorio negativo su base annua. Chi ha investito ai massimi di ottobre si trova oggi con una perdita del 28-30%, mentre chi era entrato a inizio anno vede svanire i consistenti profitti accumulati nel primo trimestre.

Perché il Bitcoin è calato così tanto
Alla domanda cruciale su cosa abbia scatenato una correzione così violenta, il mercato non trova una risposta univoca, è piuttosto un concerto di cause che intrecciano fattori tecnici e macroeconomici.
Uno su tutti è la radicale svolta nelle aspettative sulla politica monetaria della Federal Reserve. Gran parte della potente corsa rialzista del 2024 e del 2025 era infatti sostenuta dalla prospettiva di tagli dei tassi d’interesse decisi e prolungati. Tassi più bassi, infatti, rendono meno attraenti gli investimenti tradizionali sicuri e riducono il costo-opportunità di detenere asset non fruttiferi come il Bitcoin.
Ma la reticenza della Fed di tagliare i tassi ha bruscamente raffreddato queste speranze. In un ambiente che si prepara a convivere con i tassi alti, gli investitori hanno quindi iniziato ad abbandonare gli asset rischiosi, categoria in cui il Bitcoin rientra a pieno titolo.
A complicare il quadro c’è anche un’inversione degli ETF spot sul Bitcoin, prima molto richiesti e che ora hanno visto un deflusso record di 870 milioni di dollari in un solo giorno a metà novembre.
In arrivo una crypto winter o un’opportunità d’acquisto?
In questo scenario, si fa strada il timore di un nuovo “crypto winter“, un periodo prolungato di prezzi depressi, scarsa liquidità e sfiducia, simile a quelli vissuti in passato. Tuttavia, non mancano voci ottimiste. Alcuni grandi investitori istituzionali vedono proprio in questa debolezza un’opportunità per accumulare posizioni a prezzi scontati rispetto ai massimi recenti.
La banca d’affari Citi, ad esempio, sostiene che il calo sia più legato a tensioni temporanee di liquidità che a un deterioramento dei fondamentali, e mantiene un target price a 12 mesi di 181mila dollari, ritenendo che le condizioni di liquidità siano destinate a migliorare.