La Banca centrale europea ha dato il via libera definitivo alla successione ereditaria di Silvio Berlusconi nel gruppo Mediolanum, autorizzando Marina e Pier Silvio Berlusconi a detenere e gestire le partecipazioni qualificate in Banca Mediolanum S.p.A. e Banco Mediolanum S.A.
Il provvedimento chiude il lungo contenzioso iniziato nel 2014, quando i diritti di voto di Fininvest erano stati sospesi dopo la perdita dei requisiti di onorabilità dell’ex premier. Ora la famiglia Berlusconi torna a esercitare pienamente il 30% del capitale dell’istituto, con la Bce che ha riconosciuto la piena conformità della governance Fininvest ai requisiti di vigilanza europea.
Indice
Si chiude la successione dei Berlusconi in Mediolanum
La Bce ha dato il suo ok per la successione ereditaria di Silvio Berlusconi nel gruppo Mediolanum, autorizzando di conseguenza i figli Marina e Pier Silvio Berlusconi a detenere le partecipazioni qualificate in Banca Mediolanum S.p.A. e Banco Mediolanum S.A.
Il via libera di Francoforte arriva dopo un lungo percorso regolatorio e chiude definitivamente il capitolo aperto dieci anni fa sui diritti di voto di Fininvest, congelati dal 2014. Con questa decisione, la famiglia Berlusconi torna a esercitare pienamente il 30% del capitale della banca fondata da Ennio Doris, sancendo di fatto la conclusione della successione societaria e patrimoniale del Cavaliere.
Secondo quanto riportato, la decisione è arrivata senza opposizioni, dopo le verifiche condotte dalla Bce in coordinamento con Banca d’Italia e Banco de España. L’Autorità di Francoforte ha riconosciuto la piena conformità dell’assetto di controllo e di governance del gruppo Fininvest ai requisiti previsti dalla normativa europea in materia di vigilanza bancaria e solidità patrimoniale.
Cosa faranno Marina e Pier Silvio Berlusconi
Con il via libera di Francoforte, Marina e Pier Silvio Berlusconi potranno ora rivalutare la presenza della famiglia nella governance di Mediolanum. Secondo fonti di quotidiani specializzati, i due nuovi azionisti intendono designare propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione, ma solo alla scadenza naturale del board, prevista con l’approvazione del bilancio 2026.
Nel frattempo, le famiglie Berlusconi e Doris starebbero valutando la possibilità di ripristinare il vecchio patto parasociale, sciolto nel 2019 a causa dei provvedimenti di vigilanza di Bankitalia e Bce. Quel patto blindava oltre il 51% del capitale della banca e aveva consolidato un legame industriale e personale fra le due dinastie, oggi tornate in piena sintonia.
Perché la quota Fininvest era stata bloccata
La vicenda ha origine nel 2014, quando la Banca d’Italia sospese i diritti di voto di Fininvest ritenendo Silvio Berlusconi privo dei requisiti di onorabilità dopo la condanna per frode fiscale.
L’anno successivo la Bce confermò il divieto, congelando la partecipazione Fininvest al 9,9% del capitale a fronte di una quota effettiva di circa il 30%.
Solo nel 2022 la Corte di Giustizia europea ha accolto il ricorso della holding, stabilendo che non si trattava di una nuova acquisizione, ma della conservazione di una partecipazione preesistente, quindi non soggetta retroattivamente alle regole più restrittive introdotte nel frattempo.
La sentenza ha così portato al “scongelamento” della quota del 20% rimasta priva di diritti di voto per quasi dieci anni, permettendo a Fininvest di tornare a esprimersi in assemblea con l’intera partecipazione.
La Bce ha ora chiuso definitivamente la questione, certificando che l’attuale assetto di governance rispetta pienamente i criteri di onorabilità e trasparenza richiesti agli azionisti qualificati del sistema bancario europeo.