Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, il mondo trattiene periodicamente il fiato a ogni minaccia di ricorso alle armi nucleari da parte di Mosca. E poi tira un sospiro di sollievo nel momento in cui qualche portavoce del Cremlino assicura che Vladimir Putin non ha alcuna intenzione di scatenare una guerra atomica. Gli ultimi a spingere in questa direzione sono stati il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, e il vicedirettore del Dipartimento dell’Informazione e della Stampa, Aleksey Zaitsev.
Un tira e molla che, superati ormai i 70 giorni di ostilità, ha dato tutto il tempo agli analisti di delineare gli scenari di una possibile escalation nucleare. Con conseguenze immediate e devastanti, in un effetto a cascata che difficilmente potrà essere contenuto.
La Russia tra minacce e rassicurazioni
La Russia “non ha alcuna intenzione di usare armi nucleari”, ha ribadito ancora una volta Lavrov, che però più volte in passato ha dichiarato di non poter escludere la possibilità di un’escalation in questo senso. Oltre alla propaganda diplomatica, rivolta all’estero, c’è però anche una propaganda interna al Paese.
Da un po’ di tempo, infatti, la tv di Stato russa dedica sempre più spazio a simulazioni più o meno realistiche di una guerra atomica, mostrando ai telespettatori la potenza e la rapidità distruttiva delle armi nucleari sviluppate dal Cremlino. Alcuni annunci diramati nelle fasce orarie più frequentate sono da brividi: “Ecco in quanti secondi possiamo radere al suolo Londra e Parigi, se solo Putin darà l’ordine”. E intanto sul piccolo schermo scorrono mappe interattive che disegnano le traiettorie dei missili intercontinentali, con tanto di countdown prima del “grande reset” dei nemici occidentali, in primis europei. Una minaccia che per molti presagisce una Terza guerra mondiale e nucleare.
La Russia è però anche quella nazione che, quando il dibattito sul nucleare si fa troppo caldo tra i Paesi “ostili”, non perde occasione per stemperare le preoccupazioni. Di solito l’incombenza tocca al ministero degli Esteri, idealmente il più “aperto” al dialogo, scudo diplomatico di Putin nel portare avanti i negoziati con Ucraina e Occidente. Ecco dunque che, dopo Lavrov, anche Aleksey Zaitsev ha : “L’uso di armi nucleari da parte della Russia in Ucraina è impossibile, in quanto non corrisponde ai compiti dell’operazione militare speciale. La Russia aderisce fermamente al principio secondo il quale non ci possono essere vincitori in una guerra nucleare, e che non dovrebbe essere scatenata”.
Guerra nucleare, scenario possibile?
Al di là delle minacce e delle successive smentite orientate alla distensione, l’arsenale nucleare di Mosca fa davvero paura. Per questo motivo i timori occidentali si sono risvegliati il 5 maggio, quando Mosca ha avvisato le capitali europee (e non solo) d’aver simulato il lancio di missili Iskander dalle sue basi di Kaliningrad.
Le simulazioni russe rivelano una doppia minaccia, che riguarda sia le armi nucleari strategiche, in grado di colpire obiettivi a lungo raggio in modo impreciso ma con effetto devastate su vasta scala, sia le armi nucleari tattiche. Queste ultime hanno invece un potenziale distruttivo controllato e un raggio d’azione circoscritto, utili dunque a colpire obiettivi precisi, indicati per l’appunto nel gergo militare con il termine “tattici”.
La capacità di colpire bersagli più “contenuti” non deve però ingannare: gli ordigni tattici possono raggiungere potenziali esplosivi vicini a quelli della bomba Little Boy che distrusse Hiroshima nel 1945. Come ha ricordato la stessa tv di Stato russa, stavolta senza grossi termini di smentita, “un missile su Sarmat lanciato su Londra farebbe sparire la capitale britannica in 102 secondi. Per Berlino ci vorrebbero invece 106 secondi“.
C’è da dire che, a differenza dello stallo da Guerra Fredda che vide protagonisti gli Stati Uniti di Kennedy e l’Unione Sovietica di Khrushchev, le armi nucleari odierne sono utilizzabili, e non più solamente da esibire come deterrente. Dall’altro lato però, prima che il dito di Putin arrivi a schiacciare il pulsante atomico, bisogna passare attraverso varie fasi di gravità crescente.
Secondo alcuni analisti, c’è addirittura la possibilità che la Russia lanci una bomba tattica su qualche sua isola deserta nell’Artico per dimostrarne la portata. E il confronto tra questo tipo di armi in mano ai russi e in dotazioni all’Occidente ci vede in netto svantaggio: 2mila contro 200, per un rapporto di 10 a 1.
Cosa accadrebbe se esplodesse il conflitto nucleare?
Senza il ricorso alle armi nucleari, con ogni probabilità i russi non riusciranno a prendere Kiev e gli ucraini non arriverebbero tantomeno a Mosca. La guerra potrebbe dunque cessare soltanto con un accordo di spartizione del territorio invaso. Ma se invece dovesse scoppiare la guerra nucleare, cosa potrebbe succedere? Quali sarebbero le conseguenze?
Un utilizzo anche limitato di una qualsiasi arma atomica aprirebbe la strada a un’escalation orientata alla “distruzione globale”. La chiamano “Mad”, acronimo dall’inglese “Mutual assured destruction”, detta anche teoria della distruzione mutua assicurata. In parole povere: l’uso su larga scala di armi nucleari provocherebbe il completo annientamento del Paese attaccato, ma anche dell’attaccante.
Anche “una sola bomba nucleare tattica, impiegata per distruggere una città o un ponte, scatenerebbe l’inferno”. A spiegarlo è Tiziano Ciocchetti, responsabile della sezione “mondo militare” della rivista specializzata Difesa Online. Il pericolo non è solo dato dalla cosiddetta “risposta simmetrica” che scateneranno i Paesi attaccati o minacciati, ma anche e soprattutto dalla radioattività sprigionata anche da un solo lancio, “che si sposta e arriva ai Paesi di confine”. E l’Ucraina confina con la Polonia, l’Ungheria, la Romania: in altre parole, con l’Europa.
“Questo non potrebbe che essere considerato un attacco ai Paesi Nato“, innescando la risposta immediata dell’Alleanza. “Si innescherebbe così l’escalation tra superpotenze che porta alla distruzione globale. I russi e gli americani lo sanno benissimo. È una strada che nessuno vuol percorrere o rischiare”.
Il pericolo delle radiazioni
La bomba atomica sul Giappone e la catastrofe di Chernobyl ci hanno insegnato il pericolo mortale del nucleare. La paura principale riguarda gli effetti letali delle radiazioni, che possono spingersi molto più in là rispetto al luogo colpito dall’ordigno. L’enorme quantità di materiale radioattivo forma una nube che vola nella stratosfera e impiega mesi o anni per depositarsi al suolo.
Uno studio internazionale pubblicato nel 2016 simulava gli effetti di un’esplosione da 250 chilotoni alla base Usaf di Aviano, in provincia di Pordenone, dove l’Italia stocca parte degli ordigni B61 della Nato. Per effetto dei venti verso nord, che soffiano a novembre, si sarebbero contati non meno di 240mila morti.
Un’altra simulazione, più recente, condotta dagli scienziati di Princeton mostra invece quale potrebbe essere la dinamica dell’escalation nucleare. La Russia lancia un’arma nucleare tattica e la Nato risponde con la stessa moneta. Nel giro di poche ore si conterebbero 90 milioni di morti. Una stima terribile, che per di più non tiene in conto le ulteriori vittime provocate a lungo termine a causa delle radiazioni e delle “ricadute nucleari”.