Stellantis, sciopero degli operai il 18 ottobre: protesta per la crisi del settore auto

La situazione, secondo i sindacati degli operati Stellantis, si è fatta critica e la mancata risposta del governo e dell'Ue fanno suonare il campanello d'allarme

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Pubblicato: 24 Settembre 2024 16:04Aggiornato: 24 Settembre 2024 16:32

È fissato per il prossimo 18 ottobre lo sciopero degli operai di Stellantis, che si fermeranno per 8 ore in segno di protesta alla sempre più critica situazione del settore auto. Fim, Fiom e Uilm, infatti, hanno deciso di organizzare una manifestazione nazionale a Roma, in piazza del Popolo, per denunciare la mancata risposta da parte del governo in primis, poi dell’Ue, alle richieste dei metalmeccanici.

Operai Stellantis in sciopero

Il settore automotive è in crisi e non tutti sembrano essersene resi conto. E allora, per cercare di dare una scossa a una situazione definita sempre più critica, a scendere in campo sono i sindacati che hanno deciso di indire una giornata di protesta, con relativo sciopero, per il 18 ottobre. L’appuntamento è in piazza del Popolo a Roma, dove Fim, Fiom e Uilm hanno deciso di radunare gli operai del comparto auto per lanciare un chiaro messaggio al governo, all’Ue e a Stellantis stessa.

La manifestazione, fanno sapere i sindacati, servirà “a difendere l’occupazione e costruire il futuro dell’industria dell’auto”.

“La situazione diventa sempre più critica. In assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale”, dicono i segretari generali Michele De Palma, Rocco Palombella e Ferdinando Uliano, sottolineando che “le drammatiche novità provenienti dalla Germania e dal Belgio, a partire dal gruppo Volkswagen, rischiano di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive nel continente, mentre Usa e Cina difendono l’industria con fortissimi investimenti. Ciò per noi potrebbe provocare effetti dirompenti, giacché il settore rappresenta l’11% del pil italiano”.

Fim, Fiom e Uilm fanno sapere che “in assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale”.

Le richieste dei sindacati

Una crisi che potrebbe avere fine, se solo Stellantis, governo Meloni e Ue sentissero le ragioni dei sindacati. In tal senso Fim, Fiom e Uilm nel comunicato diramato per rendere noto lo sciopero del 18 ottobre, hanno posto le condizioni.

“Sono indispensabili urgenti interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della Ue, mirate politiche industriali da parte del governo e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica”, si legge. Poi al governo italiano viene chiesto di £dare concretezza al confronto iniziato più di un anno fa al Mimit“, perché “è necessario che, oltre al confronto in corso con Stellantis e agli impegni già presi, si attui un piano strategico con azioni mirate anche per le aziende della componentistica”.

Posti di lavoro a rischio

La crisi del settore, purtroppo, potrebbe avere una chiara traduzione nella drastica diminuzione dei lavoratori nel comparto. I sindacati, infatti, denunciano la possibilità di vedere andare in fumo oltre 200mila posti di lavoro.

Motivo per cui Fim, Fiom e Uilm hanno un messaggio chiaro per il governo: “Riteniamo non più procrastinabile e indispensabile il coinvolgimento da parte della presidenza del Consiglio e dell’ad di Stellantis, che insieme ai sindacati, determinino le prospettive dell’automotive nel nostro Paese, all’interno di un accordo quadro generale che possa dare risposte positive non solo ai lavoratori degli stabilimenti Stellantis, ma anche a tutti coloro che lavorano nelle aziende della componentistica”, che “oggi vivono una condizione di grande precarietà”.