Il 2024 sarà un anno senza estate in Italia? Cosa aspettarsi

Previsioni meteo impazzite, fenomeni climatici estremi, nubifragi e grandine sull'Italia a giorni alterni: il 2024 sarà davvero un nuovo Anno Senza Estate?

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Redazione

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Pubblicato: 29 Giugno 2024 07:00

Ondate di caldo, poi nubifragi e drastici cali delle temperature. Finora l’estate 2024 è stata ricca di false partenze che hanno demoralizzato gli appassionati di mare desiderosi di vivere una stagione all’insegna della tintarella e chi non aspettava altro che il bel tempo per programmare escursioni. Le giornate si sono allungate regalandoci più ore di luce ed effettivamente le giornate calde non sono mancate. Eppure sono in tanti a chiedersi se questo sarà un anno senza estate in Italia, almeno stando alle tante ricerche effettuate su Google.

Tra importanti avvertimenti sul cambiamento climatico, un precedente storico inquietante e falsi miti diffusi dai media, vediamo quali scenari ci attendono in questo 2024 capriccioso, cosa ci aspetta nei prossimi tre mesi e cosa accadrebbe se non dovesse arrivare la bella stagione.

Il vero Anno Senza Estate, il 1816

Viene ricordato nei Paesi anglofoni come l’Eighteen hundred and froze to death – che tradotto suona come Milleottocento e morti di freddo – ma è noto anche come l’Anno Senza Estate. Si tratta del 1816, che è oggi ricordato come uno degli eventi catastrofici più enigmatici della Storia moderna. Le temperature furono insolitamente basse anche durante i mesi caldi, con conseguenti danni all’agricoltura che portarono a carestie ed epidemie in diverse parti del mondo.

Gli scienziati concordano nel dire che alla base dello strano fenomeno ci fu l’eruzione del vulcano Tambora sull’isola di Sumbawa, in Indonesia, l’anno precedente. Il 10 aprile 1815 esplose con una violenza inaudita, emettendo circa 150 chilometri cubici di materiale vulcanico nell’atmosfera. Decine di migliaia di persone morirono nelle immediate vicinanze e la quantità di ceneri e aerosol sulfurei rilasciati nell’atmosfera causarono un effetto domino che ebbe ripercussioni in tutto il mondo, facendo aumentare in maniera esponenziale il numero delle vittime.

I detriti e i gas vulcanici del Tambora crearono una cappa che fece diminuire significativamente la quantità di luce solare che raggiungeva la superficie terrestre. La conseguenza fu un il raffreddamento della Terra, con temperature estive molto al di sotto della media stagionale in gran parte dell’emisfero settentrionale. In Europa e Nord America si verificarono gelate e nevicate fuori stagione, con effetti devastanti sull’agricoltura.

Addirittura l’arte fu influenzata dall’Anno Senza Estate. Nel maggio del 1816, infatti, Percy e Mary Shelley si trasferirono a Ginevra, ospiti della sorellastra di lei e del suo amante George Byron. Fu in quell’occasione, osservando il cielo nuvoloso e la pioggia incessante cadere sul lago, che la madre del romanzo gotico partorì il suo Frankenstein.

Le ripercussioni economiche del 1816

Senza l’Anno Senza Estate, dunque, la storia della letteratura e quella del cinema sarebbero molto diverse da come le conosciamo oggi. Ma non è certo questa la conseguenza peggiore del clima del 1816. La carestia causata dalla distruzione dei raccolti portò a un aumento vertiginoso dei prezzi dei generi alimentari. In Europa il prezzo del grano raddoppiò e in alcune triplicò, causando enormi difficoltà per le classi meno agiate. Quell’estate non crebbe il mais, principale alimento per uomini e bestiame, nel Nord America.

Nel Vecchio Continente gli abitanti delle campagne iniziarono a spostarsi verso le città, che diventarono sovraffollate, meno sicure e potenziali focolai di epidemie, con scontri tra classi sociali che sfociavano spesso in rivolte. Oltreoceano, invece, molte famiglie si spostarono verso Ovest, alla ricerca di terre fertili, accelerando l’antropizzazione di grandi aree, con la fondazione di nuove città.

Ci furono anche importanti conseguenze sul lungo termine. Le difficoltà economiche, infatti, stimolarono l’innovazione agricola. In risposta alle crisi, furono sviluppate nuove tecniche di coltivazione e furono selezionate specie vegetali più resistenti. La crisi del 1816 evidenziò la vulnerabilità delle comunità che dipendevano dall’agricoltura e diventò un propellente significativo nei processi di industrializzazione, convertendo alla potenza delle macchine e alla società delle fabbriche i più scettici che già criticavano il modello capitalista della Rivoluzione industriale.

Le conseguenze di un anno senza estate oggi

L’Anno Senza Estate, insomma, contribuì a plasmare il mondo per come lo conosciamo oggi, modificando le politiche agricole ed economiche delle regioni più ricche. Ma cosa accadrebbe oggi a parità di condizioni? Se è vero che il pianeta gioverebbe di un abbassamento delle temperature per fare fronti agli effetti dei cambiamenti climatici, bisogna sottolineare che un tale obiettivo dovrebbe essere raggiunto gradualmente per evitare di stravolgere i delicati equilibri delle stagioni, già evidentemente compromessi dall’intervento umano.

La perdita dell’estate causerebbe la distruzione su larga scala dei raccolti di colture fondamentali, come frumento, mais, riso e soia, con gravi conseguenze sugli allevamenti e quindi non solo sulla disponibilità di cereali ma anche di carne. Anche frutta e verdura fresca potrebbero diventare meno reperibili e il loro prezzo aumenterebbe vertiginosamente. Industrie di tutta la filiera agricola fallirebbero e anche la grande distribuzione organizzata potrebbe entrare in crisi, con effetti a catena sull’occupazione e quindi sul potere di acquisto delle persone, come abbiamo visto anche con la recente crisi del grano dovuta alla guerra in Ucraina che ha fatto impennare l’inflazione in Europa.

La volatilità dei mercati finanziari globali destabilizzerebbe l’intero sistema economico. La scarsità di risorse e la povertà estrema potrebbero portare a migrazioni di massa dalle parti del mondo maggiormente dipendenti dalle importazioni di beni primari. Per evitare tensioni sociali, i governi potrebbero varare riforme e misure emergenziali che potrebbero indebolire le democrazie occidentali e la cooperazione tra popoli. Tutto questo senza considerare le alterazioni del clima e la perdita di biodiversità, con specie animali e vegetali destinate all’estinzione e fenomeni meteo estremi sempre più frequenti e pericolosi.

Certo, rispetto al 1816 la tecnologia agricola ha fatto passi da gigante grazie a serre climatizzate, colture idroponiche e sistemi di irrigazione che potrebbero mitigare gli impatti di un anno senza estate sulla produzione alimentare. Le tecniche di ingegneria genetica hanno creato colture più resistenti a condizioni climatiche avverse e i sistemi di monitoraggio climatico e di previsione meteorologica permetterebbero di anticipare gli eventi avversi, consentendo alle comunità e ai governi di prepararsi meglio.

Le riserve alimentari strategiche e i mercati globali del cibo potrebbero essere mobilitati per affrontare carenze temporanee, riducendo l’impatto immediato sulle popolazioni più vulnerabili. A livello politico ed economico sarebbe cruciale il ruolo delle organizzazioni globali, come l’Onu e la Fao, che potrebbero coordinare gli sforzi per garantire la sicurezza alimentare, distribuendo risorse e assistenza alle aree più colpite. La gestione della pandemia di Covid e dell’attuale situazione geopolitica nell’Est Europa e in Medio Oriente non fanno però ben sperare in soluzioni rapide a problemi così grandi.

Che tempo farà questa estate

Una volta visti gli effetti di un anno senza estate, è bene chiedersi se il 2024, bisesto e proverbialmente funesto, vedrà luglio, agosto e settembre con temperature basse e condizioni meteo straordinarie. La risposta breve è no: non ci sono segnali in tal senso ed è infondata la preoccupazione di chi si riversa su Google per capire se vivremo tre mesi di freddo. Tanto per cominciare, non sono attese eruzioni di entità pari a quella del Tambora. Inoltre non stiamo vivendo in un periodo di bassa attività solare, mentre nel 1816 la Terra era nel pieno del minimo di Dalton, che potrebbe aver amplificato gli effetti del velo di cenere nell’atmosfera.

C’è invece un importante fenomeno climatico da tenere in considerazione per capire che tempo farà nel prossimo periodo: La Niña, che si abbatte ciclicamente sull’Oceano Pacifico e ne abbassa le temperature. Tale raffreddamento anomalo influenza i modelli meteorologici di tutto il mondo, compresa l’Italia. Sulla Penisola sono attese precipitazioni frequenti, con un innalzamento dell’umidità.

Le proiezioni dei più importanti istituti meteorologici confermano questa tendenza, pur parlando di temperature estreme che nel Sud Italia potrebbero raggiungere e superare i 45 °C, sulla falsariga di quanto già avvenuto gli scorsi anni, con il caldo anomalo che sembra essere diventato ormai la regolarità e che causerà condizioni di siccità prolungata in molti territori. L’arrivo di grandine e nubifragi, dovuti al clima estremo, non placherà il fenomeno: l’acqua non sarà assorbita dal terreno e si potrebbero verificare inondazioni e alluvioni.

Previsioni meteo del week-end

Prevedere il tempo che farà nei prossimi tre mesi è un lavoro difficile, dato che i modelli classici sono sempre meno affidabili a causa dei repentini cambiamenti climatici. Meglio controllare il meteo sul breve periodo. Ecco che tempo farà nell’ultimo week-end di giugno, quello di sabato 29 e domenica 30.

Nel fine settimana il caldo tornerà a farsi sentire soprattutto nelle regioni del Sud, mentre al Nord è atteso un nuovo peggioramento. Sabato inizierà con nubi sparse sulle Alpi occidentali, Liguria e alta Toscana, e rovesci mattutini sui monti. Nel pomeriggio i temporali colpiranno l’alta pianura piemontese, seguiti da precipitazioni intense notturne sulla pianura lombarda. Il resto del Paese vedrà cieli sereni o poco nuvolosi.

Domenica ci saranno cieli prevalentemente sereni o pochi coperti al Sud, al Centro, in Emilia-Romagna e nel basso Veneto, mentre al Nord è attesa nuvolosità diffusa con rovesci e temporali isolati sui monti. Il Maestrale soffierà su Puglia e Calabria ionica sabato, mentre venti con intensità in aumento arriveranno domenica sulle regioni tirreniche e le isole. Le temperature rimarranno elevate al Centro, al Sud e nelle isole, superando abbondantemente i 35 °C nell’entroterra. Il 30 giugno ci sarà un calo dei valori massimi al Nord, in Sardegna, in Toscana, in Umbria e nel Lazio.