Inchiesta Liguria, ultime intercettazioni di Toti salve: il gip respinge la richiesta

La richiesta del legale di Toti avrebbe reso inutilizzabili alcune intercettazioni e altri atti: ecco la risposta del giudice

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Non una richiesta come le altre, quella di anticipare l’iscrizione nel registro degli indagati da parte di Toti. Il gip ha respinto quanto suggerito dai legali del presidente della Regione per un chiaro motivo.

Non si trattava di certo di un atto tecnico, bensì di una chiara strategia di difesa. Nel caso in cui il giudice avesse accordato il tutto, una serie di intercettazioni ottenute nel corso delle indagini sarebbero state inutilizzabili.

Le intercettazioni di Toti

Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è agli arresti domiciliari dallo scorso 7 maggio. Su di lui grava l’accusa di corruzione e voto di scambio. Il 22 maggio il suo avvocato Stefano Savi aveva presentato ufficiale richiesta di applicazione della riforma Cartabia.

Nello specifico il riferimento va all’anticipazione dell’iscrizione nel registro degli indagati, a partire dal 2020 o al massimo dal 2021, invece che nel 2023. In termini pratici, ciò avrebbe comportato una necessaria conclusione anticipata delle indagini. Un termine temporale oltre il quale tutti i nuovi atti, comprese delle importanti intercettazioni, sarebbero state inutilizzabili.

Basti pensare alla conversazione messa agli atti tra Giovanni Toti e il suo allora capo di gabinetto Matteo Cozzani, attualmente ai domiciliari. I due parlavano dei fratelli Angelo e Maurizio Testa, sotto indagine. “Mi squartano”, rispondeva Cozzani, con la ribattuta chiave di Toti: “Ma perché non gli abbiamo dato dei soldi?”.

Le motivazioni

L’istanza è stata respinta da parte del giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni. È stato spiegato come il procedimento sia stato iscritto prima che la riforma Cartabia venisse introdotta. Quanto richiesto dal legale di Toti, dunque, non è applicabile.

Il riferimento è poi al nuovo comma 1 bis dell’articolo 335 del codice di procedura penale, in cui si spiega come il pubblico ministero debba iscrivere il nome del soggetto cui è attribuito il reato soltanto quando risultino esserci degli indizi a suo carico e non meri sospetti.

Ecco le parole del giudice: “Non si può fare a meno di precisare che l’iscrizione del nominativo di una persona nel registro degli indagati, stante la delicatezza dell’atto e delle conseguenze che implica, va fatta sulla base di un attento scrutinio degli atti, che può necessitare anche valutazioni molto complesse che implicano una approfondita e articolata attività di studio e controllo della documentazione acquisita, da valutare in modo unitario”.

Inchiesta Liguria, ultimi aggiornamenti

Nel frattempo l’ex presidente dell’autorità portuale ed ex Ad di Iren, Paolo Emilio Signorini, ha presentato, tramite i suoi avvocati Mario ed Enrico Scopesi, un appello contro il no agli arresti domiciliari ricevuto.

Nel frattempo, sul fronte politico, il Consiglio regionale della Liguria ha respinto la mozione di sfiducia contro Giovanni Toti presentata dall’opposizione, ovvero da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Lista Sansa e Lista Linea. Erano state chieste le dimissioni del presidente della Regione ormai da settimane ma, come prevedibile, non è stata raggiunta la quota di voti necessaria, con la maggioranza di centrodestra che ha votato contro in maniera compatta.

Giovanni Toti ha scritto e fatto leggere una lettera aperta in cui ha redarguito le opposizioni, ree d’aver tentato una “spallata politica”, a suo dire, “sfruttando l’eco di una inchiesta che al momento è solo tale, senza rinvii a giudizio e tanto meno condanne”.