L’indagine sul caso di presunta corruzione che coinvolge il presidente della Liguria Toti cresce di giorno in giorno. Gli inquirenti di Genova stanno mettendo in luce una rete complessa di finanziamenti politici che oscilla tra pratiche trasparenti e relazioni dubbie. Le accuse di corruzione coinvolgono altri 30 indagati tra cui l’ex presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini, ora in carcere.
Tra i nomi più rilevanti di coloro che sono indagati per corruzione, spiccano Francesco Moncada, membro del consiglio di amministrazione di Esselunga, e Maurizio Rossi, editore di Primocanale, entrambi coinvolti in ipotesi di finanziamento illecito ai partiti.
Il sistema di finanziamenti descrive due facce: da un lato, donazioni pubbliche e rendicontate, come quelle al Comitato del governatore Toti, dall’altro, un sottobosco di rapporti e lobbying in cui chi contribuisce sembra godere di un trattamento preferenziale. Questa pratica emerge chiaramente dalle cene esclusive a Villa dello Zerbino, con un costo minimo di 450 euro a persona, frequentate da sponsor influenti e potenti della città.
Toti si avvale della facoltà di non rispondere. L’avvocato: “Chiederemo la revoca dei domiciliari”
L’avvocato Stefano Savi, rappresentante legale di Giovanni Toti, ha annunciato che la prossima settimana chiederanno un nuovo interrogatorio per il loro assistito, attualmente agli arresti domiciliari. La difesa è attualmente impegnata nella revisione approfondita del materiale giudiziario: “Al momento stiamo leggendo tutte le carte,” ha dichiarato Savi dopo l’interrogatorio di Toti, aggiungendo che successivamente verrà richiesta la revoca dei domiciliari.
Nel frattempo, si è verificato un episodio controverso al Tribunale di Genova, dove ai giornalisti è stato impedito di accedere a certi piani dell’edificio durante l’interrogatorio, suscitando proteste. Le associazioni dei giornalisti battono sull’importanza del diritto di cronaca e della libertà di stampa, soprattutto in contesti di rilevanza significativa come questo.
Giovanni Toti, durante l’interrogatorio a cui è stato sottoposto al palazzo di giustizia, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio, che ha avuto una durata di poco meno di mezz’ora, si è svolto davanti al giudice per le indagini preliminari (Gip), con Toti assistito dal suo avvocato.
Sequestro preventivo di 120mila euro provenienti da Esselunga
Nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria, emerge un altro dettaglio significativo riguardante un sequestro preventivo di fondi. Tra i soldi oggetto del sequestro, figurano 120 mila euro versati da Esselunga per una campagna pubblicitaria sulla Terrazza Colombo di Genova.
Gli inquirenti sospettano che questi fondi rappresentino un “finanziamento illecito” alla Lista Toti, correlato allo sblocco di due pratiche amministrative ancora pendenti in regione. Oltre a Toti, sono coinvolti nelle indagini il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, e Francesco Moncada, consigliere di amministrazione della società.
Anche Saverio Cecchi è stato interrogato: 400mila euro sospetti
Saverio Cecchi, presidente (autosospeso) di Confindustria Nautica e legale rappresentante della società organizzatrice I Saloni Nautici, è stato interrogato in procura a La Spezia. Cecchi è indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge anche Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere e capo di gabinetto del governatore Giovanni Toti. Insieme a Cecchi, anche Alessandro Campagna, direttore commerciale del Salone Nautico, è stato colpito da una misura cautelare interdittiva che vieta loro di esercitare le rispettive attività professionali.
I magistrati spezzini, sotto la guida del procuratore Antonio Patrono, stanno indagando un significativo aumento di fondi pubblici destinati al Salone Nautico a partire dall’edizione del 2022. La manifestazione nautica aveva ricevuto 400mila euro dalla Regione negli anni precedenti, ma poco prima delle elezioni, una delibera della giunta ha incrementato il finanziamento a 730mila euro, attingendo anche a fondi europei.
Durante lo stesso periodo, è stata approvata una legge regionale che riconosceva la “strategicità” dell’evento, permettendo un ulteriore ampliamento dello stanziamento attraverso i fondi Fesr. Questa legge, come emerge dalle intercettazioni di Cozzani, avrebbe beneficiato il fratello di Cozzani, imprenditore nel settore del packaging, che ha fornito tetrapack d’acqua al Salone Nautico per un valore di 10mila euro.
Dubbi sulla proroga di gestione del Terminal Rinfuse al porto di Genova: pressioni e clima pesante
Nelle intercettazioni emerse dall’inchiesta, come riporta l’Ansa, si evidenziano forti pressioni su coloro che hanno mostrato resistenza alla proroga della concessione trentennale per il Terminal Rinfuse al porto di Genova. Giorgio Carozzi, membro del Comitato portuale, emerge come una figura centrale in queste discussioni, poiché ha espresso ripetutamente la sua contrarietà e le pressioni subite.
Il 30 settembre 2021, Carozzi riportava un confronto teso con Paolo Signorini, all’epoca presidente dell’Autorità Portuale, il quale, irritato dalla resistenza di Carozzi, minacciava di coinvolgere i suoi superiori, incluso il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Carozzi, stando fermamente alla sua posizione, rispondeva di essere pronto a lasciare il suo incarico piuttosto che cedere alle pressioni.
Le tensioni si sono acuite ulteriormente nei giorni successivi. Il 7 ottobre, Carozzi esprimeva in modo esplicito la sua frustrazione e il disprezzo per la situazione in cui si trovava, considerando addirittura le dimissioni come un’opzione per evitare di essere coinvolto in decisioni che percepiva come corrotte e dannose per l’interesse pubblico.
Anche altri membri del comitato, come Rino Canavese, esprimevano preoccupazioni simili. Il 13 ottobre, Canavese confessava di sentirsi sotto pressione e di non essere disposto a supportare la delibera per la proroga, evidenziando la sua percezione della proposta come ingiusta e manipolata.
Infine, il 16 ottobre, Carozzi parlando con un giornalista, ha descritto la delibera come una “truffa”, insinuando che molti fossero stati corrotti per assicurarsi l’approvazione della proroga. Queste conversazioni dipingono un quadro di un ambiente amministrativo in cui le decisioni sembravano essere spinte non dall’interesse pubblico, ma da quello privato di pochi, a discapito della trasparenza e della legalità.
Il 30 novembre 2021, un episodio telefonico tra Giorgio Carozzi, rappresentante del Comune di Genova nel Comitato portuale, e un certo Antonio, il cui numero è registrato a nome della Presidenza del Consiglio dei ministri, rivela perplessità sulla legalità di una clausola di proroga proposta per 30 anni, contrariamente ai 10/15 anni suggeriti da Carozzi.
Dalle intercettazioni, Antonio esprime chiare riserve sulla clausola, indicandola come non conforme alla legge: “I presupposti non sono buoni, ti dico già, è tutto confermato quello che avevi detto tu e da una prima analisi c’è cattivo odore perché non è una clausola a norma di legge…per niente”. Consiglia quindi a Carozzi di votare negativamente. Emerge però che la clausola potrebbe essere stata formulata per favorire il concessionario corrente nel caso di una futura gara per la gestione dei nuovi traffici di container, descrivendo una strategia che avrebbe posto il concessionario in una posizione di vantaggio ingiusto rispetto ai potenziali concorrenti.
Nonostante le raccomandazioni di voto negativo di Antonio, Carozzi ha rivelato di aver sentito una forte pressione, che alla fine lo ha portato a votare a favore della proroga controversa.
Sospesi i lavori del Biodigestore di Saliceti
La sindaca di Santo Stefano Magra (La Spezia), Paola Sisti, ha richiesto una pausa nei lavori del Biodigestore di Saliceti, nonostante l’impianto non sia attualmente coinvolto nelle inchieste che hanno portato all’arresto di Giovanni Toti e Paolo Signorini.
Il Biodigestore di Saliceti, un progetto da 70 milioni di euro di cui 40 milioni finanziati tramite i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), è in fase di costruzione nella provincia della Spezia. I lavori, avviati a marzo dello scorso anno dalla Recos, società compartecipata da Iren, hanno suscitato dubbi anche a causa delle osservazioni dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) sulla modifica del contratto di servizio.
La sindaca Sisti si è detta preoccupata per la situazione, suggerendo che, data la turbolenza politica e amministrativa attuale, sarebbe prudente sospendere il progetto. Questo appello è indirizzato in particolare alla Provincia della Spezia, che ha la responsabilità dell’autorizzazione. “Io ritengo che, anche alla luce di quanto sta succedendo, sarebbe conveniente fermarsi”, ha dichiarato la sindaca all’Ansa.
Inizialmente previsto per trattare 20mila tonnellate di rifiuti, il progetto è stato poi espanso a 90mila tonnellate, decisione presa dalla Regione in base a una valutazione strategica che include anche i rifiuti del vicino Golfo del Tigullio. L’Anac ha chiarito che, sebbene l’aumento di capacità sia permesso, qualsiasi modifica contrattuale richiederebbe una nuova gara d’appalto.
Appello per elezioni immediate in Liguria
Il vicepresidente del consiglio regionale ligure, Armando Sanna, ha chiesto chiarezza sulla vicenda giudiziaria. Sanna ha espresso preoccupazione per l’immobilismo che sta colpendo la regione: “Fare presto chiarezza sulla vicenda giudiziaria ma andiamo a votare subito. Non possiamo permetterci l’immobilismo della Liguria”.
Parlando dell’urgenza di affrontare i numerosi progetti importanti per lo sviluppo regionale, dalle infrastrutture come la Diga e il Terzo Valico, fino ai waterfront urbani e alle opere contro il dissesto idrogeologico, il vicepresidente ha lamentato un clima di caos. “Sembra che nessuno stia più lavorando. Anzi, ciò che traspare è che regni il caos più totale e che più dei dossier ci si occupi di chiudere uffici e di spartirsi le deleghe,” ha scritto Sanna, aggiungendo che è imperativo andare al voto per evitare la perdita di investimenti significativi e per garantire il continuo sviluppo della regione. Sanna ha poi assicurato l’impegno del Partito Democratico, pronto a governare la Liguria con responsabilità e onestà.
Compatto il centrodestra: Salvini difende Toti
Durante un evento alla Reggia di Venaria, vicino Torino, il vicepremier Matteo Salvini ha commentato la situazione giudiziaria in corso. Rispondendo alle domande dei giornalisti, Salvini ha sottolineato l’importanza di non lasciare che le indagini giudiziarie paralizzino il sistema politico italiano: “La magistratura faccia quello che deve fare, ma se ogni indagato si dimette l’Italia si ferma domani”.
Il leader leghista ha poi, in modo provocatorio, parlato con riguardo alla privacy e alla sorveglianza, chiedendosi retoricamente: “Vorrei sapere se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato, per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato”.
Parallelamente, a margine del G7 a Venezia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato la stessa vicenda, dicendo che c’è bisogno di cautela e rispetto nel processo giudiziario: “Mi sono già espresso sul caso Toti, non tanto come ministro ma come magistrato. Occorre avere sempre cautela e rispetto, attenderemo i risultati di un’eventuale impugnazione”.
Nordio ha criticato l’aspettativa che sia l’indagato a dover dimostrare la propria innocenza, descrivendola come una “Bestemmia in una civiltà democratica” e ha ribadito che “È l’accusatore che deve dimostrare la colpevolezza dell’indagato”.
Pd: “Toti si dimetta subito”
Il segretario del Partito Democratico ligure, Davide Natale, ha parlato all’Ansa dell’impossibilità di presentare una mozione di sfiducia contro Toti in Consiglio regionale a causa della sua sospensione, ma ha annunciato che il suo partito continuerà a esercitare pressioni politiche richiedendo chiarimenti sull’attuale situazione. “Già oggi però torniamo a chiedere che Toti si dimetta alla luce di quello che sta accadendo. Basta disastri che mettono a rischio la nostra Liguria,” ha dichiarato Natale.