Volkswagen chiuderà almeno tre fabbriche in Germania, ma se il taglio dei costi non dovesse bastare a rovesciare la situazione, anche altri stabilimenti sarebbero a rischio chiusura. È un’italiana a guidare la protesta degli operai Volkswagen: Daniela Cavallo, classe 1975, nata a Wolfsburg, nella Bassa Sassonia, ma da genitori italiani, per la precisione calabresi. È considerata la sindacalista più potente del mondo con il suo ruolo di presidente del consiglio di fabbrica globale della Volkswagen ed è una delle ultime che ha scalato i ruoli dalla catena di montaggio ai vertici.
Sulla crisi attuale è chiara: “Il Volkswagen Group non appartiene solo agli azionisti. Volkswagen appartiene anche alla forza lavoro”. Si scontra così apertamente con il consiglio che vuole tagliare posti di lavoro, chiudere 3 fabbriche su 10 e abbassare del 10% gli stipendi. I lavoratori e le lavoratrici sono con lei in migliaia.
Chi è la sindacalista più potente al mondo
Daniela Cavallo è una figura di spicco nel panorama sindacale internazionale, grazie al suo ruolo di presidente del consiglio di fabbrica globale della Volkswagen. Nata nel 1975 a Wolfsburg, nella Bassa Sassonia, da una famiglia di origine calabrese, Cavallo porta con sé una storia di impegno e successo.
Suo padre, immigrato in Germania come “gastarbeiter” (termine per lavoratore ospite), lavorava per la Volkswagen e instillò in lei il valore di un’occupazione sicura e rispettabile. Cavallo, in un’intervista, racconterà un aneddoto sul padre e una delle frasi che le diceva spesso, ovvero che “Volkswagen è il miglior datore di lavoro della regione. Se ottieni un apprendistato lì, hai un futuro sicuro.”
La carriera di Cavallo in Volkswagen inizia proprio nei luoghi di lavoro che ha sempre considerato un’opportunità. Dopo aver completato il diploma di scuola superiore nel 1994, ha intrapreso un apprendistato come impiegata presso l’azienda, qualificandosi successivamente come amministratrice aziendale. Nonostante il settore automobilistico sia tradizionalmente dominato da figure maschili, Cavallo ha scalato le gerarchie sindacali.
Negli anni 2000, la sua dedizione viene notata da Bernd Osterloh, allora capo sindacale, che la incoraggia a ricoprire ruoli di responsabilità all’interno del sindacato. La sua ascesa culmina nel 2021, quando a soli 46 anni eredita la guida del consiglio di fabbrica da Osterloh, diventando una delle poche leader sindacali a provenire direttamente dalla catena di montaggio.
Cavallo è quindi un esempio di come le donne stiano iniziando (non senza fatica e ostacoli) a occupare posizioni di rilievo in settori considerati tradizionalmente “maschili”. Si unisce così a una ristretta cerchia di decision maker femminili, tra cui Cindy Estrada, vicepresidente della potente organizzazione statunitense Uaw e Mary Barra, CEO della General Motors, la prima donna a ricoprire un simile incarico in un gruppo automobilistico.
In Italia, Daniela Cavallo si distingue insieme ad altre donne che occupano ruoli di responsabilità, come Antonella Bruno e Roberta Zerbi nel gruppo Stellantis.
Il suo ruolo nella Volkswagen: “L’azienda è anche dei lavoratori”
Daniela Cavallo si trova ora a guidare la protesta degli operai Volkswagen in un momento di crisi. Volkswagen ha annunciato un piano di riduzione dei costi che prevede tagli per 4 miliardi di euro, con il rischio di chiudere almeno 3 fabbriche su 10 in Germania. I tagli sono destinati a impattare pesantemente sulla forza lavoro: 120mila posti di lavoro sono a rischio.
In questo contesto, Cavallo ha affermato in un post sui social: “Il gruppo Volkswagen non appartiene solo agli azionisti. Volkswagen appartiene anche alla forza lavoro“. Il messaggio è chiaro, ma soprattutto ribadisce la sua posizione sulla responsabilità dell’azienda che deve considerare il benessere dei lavoratori al pari degli interessi finanziari degli azionisti.
Nel suo intervento durante una manifestazione a Hannover, Cavallo aveva espresso il forte supporto ricevuto dai lavoratori: “Durante la manifestazione a Hannover ho potuto sperimentare tanto supporto ed energia.” Ha infatti voluto evidenziare il ruolo dei lavoratori nella costruzione e nel successo di Volkswagen. “Grazie alla disponibilità al compromesso da parte dei lavoratori, abbiamo sempre contribuito in modo decisivo alla resilienza dell’azienda”, ha commentato.
Cavallo ha anche fatto riferimento alla storia della Volkswagen, sottolineando come l’azienda sia stata costruita con il contributo dei lavoratori e con un forte impegno per la cooperazione e il benessere collettivo: “Perciò è chiaro: da Volkswagen non entrerà mai il turbo-capitalismo. Qui i lavoratori, le loro famiglie e le comunità locali hanno sempre un peso significativo”.
Le sue dichiarazioni riflettono una determinazione a garantire che le decisioni aziendali non siano prese a scapito dei lavoratori. E per questo ha avvertito: “Chi, come recentemente il consiglio di amministrazione, intende colpire le radici dell’azienda, raccoglierà una feroce opposizione“. Una fermezza rara nel panorama e che è diventata un faro per i lavoratori, soprattutto mentre stanno affrontano i rischi dell’instabilità dell’industria automobilistica sulla loro pelle.
Cavallo non ha infatti esitato a denunciare i piani dell’azienda per le chiusure e le riduzioni salariali. Con la seconda tornata di negoziati sul contratto di lavoro in arrivo, il suo ruolo è ancora più decisivo. Non manca quindi si sottolineare, in opposizione ai vertici, che “in questo modo (fa riferimento ai tagli da 4 miliardi, ndr) non si costruisce un futuro! Così non si esce dalla crisi”. E poi la domanda: “Perché il consiglio di amministrazione non ha ancora presentato un piano per il futuro?” ma solo tagli.